Gran concerto di viole, violini e violoncelli (e in questi casi non manca mai qualche trombone di accompagnamento) per il sindaco Gualtieri in gita presso le nuove stazioni (Porta Metronia e Colosseo-Fori Imperiali) della metro C. «Tutto molto bello», avrebbe chiosato il grande Bruno Pizzul. E in effetti le stazioni sono bellissime, dopo vent'anni di attesa. Dopo di che, la sceneggiatura la conosciamo a memoria: c'è un enorme sforzo economico nazionale (non a caso ieri erano presenti i ministri Salvini e Giuli), e però il Sindaco comunica, canta e suona, come se avesse fatto tutto lui. Anche per il Giubileo, nei mesi scorsi, è incredibilmente andata così. Diciamolo: Roberto Gualtieri ha mostrato di possedere un tocco magico, ai limiti del colpo di genio, nel reinventarsi «cicerone social 2.0»: un paio di volte al giorno, prima o dopo i pasti principali, fa la guida turistica, ci mostra le cose belle di Roma (quelle antiche e quelle nuove), mentre preferisce svanire e andare in dissolvenza nelle giornate difficili oppure in presenza di guai e disservizi. Compare e scompare come l'illusionista David Copperfield. Ma poi accade che il diavolo facciale pentole e non i coperchi. E cosa viene fuori? Succede che, giù giù, quando sei sui binari della metro C, il telefonino non prenda. Avete capito bene: non c'è campo. Non c'è linea. Non c'è connessione Internet. Mettiamola così: se sei di buonumore, non puoi nemmeno vedere i video di Gualtieri su Instagram e Tiktok. Se sei di malumore e devi lavorare, sei isolato dal mondo e da Dio. E se per caso ti stanno aggredendo, non puoi neanche chiamare la polizia o i carabinieri. Non mi pare esattamente un dettaglio. Ora: avevamo capito che a sinistra (tra Elly Schlein e Giuseppe Conte, con il buon Gualtieri che potrebbe scavalcarli entrambi nelle vesti di federatore: altro che il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi...) c'erano problemi con il campo largo. Ma quelli sono affari loro. Il guaio è che non c'è campo neanche per noi cittadini chiusi nel bunker della metro C.