Paita (Iv): "Combattere l'antisemitismo senza ambiguità. Mai dalla parte di Albanese"

Signor Presidente, colleghe e colleghi, intervengo oggi per affrontare un tema che non appartiene solo al passato. Dopo il terribile attentato a Sydney, torna a interrogare con forza il nostro presente: il ritorno dell’antisemitismo. Non si tratta di un problema che riguarda una sola comunità. Ogni volta che riemerge l’odio antiebraico, è l’intera struttura della democrazia ad essere messa in discussione. La storia ci insegna che l’antisemitismo non è mai un fatto isolato: è sempre il sintomo di una società che smette di riconoscere la dignità dell’altro. Quando parliamo di questo ritorno, non possiamo prescindere dall’Olocausto. Sei milioni di ebrei furono sterminati non solo dalla violenza di un regime, ma anche dall’indifferenza, dal silenzio, dalla normalizzazione dell’odio. La Shoah non fu una follia improvvisa, ma il risultato di parole, leggi e crudeli discriminazioni che, giorno dopo giorno, vennero accettate come normali. In questo contesto risuonano con potenza le parole di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese uccisa ad Auschwitz. Nei suoi diari scriveva: “Non è Dio responsabile di ciò che accade, ma noi.” E ancora: “Vorrei essere il cuore pensante della baracca.” Parole che ci affidano una responsabilità precisa: non rinunciare al pensiero critico, non rinunciare all’umanità, anche quando la storia diventa buia. L’attualità dimostra quanto questo insegnamento sia urgente. In molte parti del mondo, anche in paesi democratici, le comunità ebraiche tornano a vivere sotto minaccia. Attacchi, intimidazioni, slogan d’odio, violenze simboliche e reali colpiscono persone, scuole, luoghi di culto. Anche in italia , colleghi con l’aggressione alla Sinagoga di Roma e l’attacco alla Stampa di Torino. Colpire chi celebra una festa come Hanukkah, simbolo di luce e speranza, significa voler spegnere non solo una fede, ma l’idea stessa di una società pluralista. 15 persone tra le quali Matilda una bambina di 10 anni uccisa davanti alla sorellina. Una famiglia Ucraina emigrata in Australia dagli anni 90. Orrore puro, odio cieco, terrorismo. È in questo contesto che dobbiamo avere il coraggio di una riflessione critica sul dibattito pubblico contemporaneo. La legittima difesa dei diritti del popolo palestinese e la critica alle politiche di Netanyahu non possono mai trasformarsi in una delegittimazione collettiva, né tantomeno in una retorica che alimenta ostilità verso gli ebrei in quanto tali. Per questo va sostenuto il complicato sforzo di pacificazione in atto, per questo va perseguito l’obiettivo di due popoli. Per questo, voglio dirlo con tutta la chiarezza che merita questa nostra riflessione, Italia Viva è e sarà al fianco delle equilibrate parole di Liliana Segre, e mai dalla parte del linguaggio di Francesca Albanese, perché sostenere che l’attacco a La Stampa sia un monito è una vergogna, perché chiedere che si scusi un sindaco che cita i fatti del 7 ottobre mi indigna, e non ho alcuna paura a dirlo. Perché occorre equilibrio e responsabilità nelle parole, perché le parole hanno delle conseguenze reali. È qui che tornano le parole di Liliana Segre, che ci ha ricordato che “la memoria è un vaccino contro l’indifferenza”. Ma la memoria non è un esercizio automatico: va coltivata ogni giorno. Quando si indebolisce, l’odio trova spazio per tornare, spesso mascherato da linguaggio politico o morale. Perché la violenza colpisce, ma l’indifferenza permette che accada. Oggi l’antisemitismo cresce anche attraverso il silenzio, la minimizzazione, l’ambiguità del linguaggio pubblico. L’antisemitismo contemporaneo cambia volto, ma non natura. Resta la costruzione del nemico, la negazione dell’altro, la riduzione della persona a bersaglio. Per questo deve essere contrastato senza ambiguità, ovunque si manifesti. Come Parlamento abbiamo un dovere chiaro: trasformare la memoria in responsabilità politica. Rafforzare l’educazione, vigilare sul linguaggio pubblico, proteggere chi è colpito dalla discriminazione, affermare che l’odio non è un’opinione. Ho presentato in Legge di bilancio emendamento per sostenere iniziative in tutta Italia, nei comuni, contro l’antisemitismo. Vi prego, firmate quell’emendamento, votiamolo e diamo un segnale unitario in Legge di bilancio. È una piccola cosa ma dal grande valore simbolico. Difendere i cittadini ebrei significa difendere la nostra Costituzione e la qualità della nostra democrazia. Hanukkah è la festa della luce che resiste al buio. Sta a noi fare in modo che quella luce non venga oscurata dall’odio, dall’indifferenza o dal silenzio.