Nicolò Zanon: "Non c'entrano destra e sinistra. Anche Matteotti era favorevole alle carriere separate"

«Qui andiamo oltre la destra e la sinistra. Così cambieremo in meglio la vita di ogni italiano e a guadagnarci sarà tutta la giustizia. Miracoli non ne possiamo fare, ma certamente effettueremo un balzo in avanti senza precedenti». A dirlo Nicolò Zanon, ex giudice costituzionale e presidente del comitato unico della maggioranza per il “Sì” al referendum. Come mai ha scelto di metterci la faccia su questa sfida? «Sono venticinque anni che sto dalla parte della separazione delle carriere. Mi è parso naturale impegnarmi in tal senso». La sua, dunque, non è stata una presa di posizione politico? «Assolutamente no! Non parliamo, come dice, in modo errato, qualcuno, di una riforma di una parte. Anzi, le ricordo che il primo a volerla è un tale Matteotti. Addirittura, prima del fascismo, si era espresso a favore di questo cambiamento». Qualcuno a sinistra le sta telefonando per dirle di “non mollare”, di “combattere” per quella che è stata denominata la riforma Nordio? «Ho molti amici riformisti, con un passato non a destra, che mi stanno incoraggiando per diffondere l'importanza di un qualcosa che non escluderà nessuno. Augusto Barbera, che è stato il mio presidente alla Corte costituzionale e ha un passato nel Pci, ad esempio, dall'alto del suo ruolo, si è speso, e non poco, per spiegare le ragioni di questa riforma. Adesso, però, la vera sfida è un'altra». Quale? «Bisogna approcciare con le persone. Questa battaglia deve uscire fuori dai salotti, dai palazzi e dai circoli degli intellettuali. Deve diventare una battaglia di ogni italiano. Parliamo di un'opportunità per chiunque». Non c'è, quindi, un vantaggio per il solo politico, che così si sente più libero di amministrare e meno oppresso dal modus operandi di qualche pm? «È sbagliato pensare che se vince il “sì” i colletti bianchi o i politici saranno meno soggetti alla legalità. È un'impostazione sbagliata. In questo modo, al contrario, sarà più chiaro il rapporto tra chi accusa e chi giudica. E questo è un vantaggio per ogni mio concittadino, a partire dagli stessi magistrati». Se passerà tale proposta, sarà uno schiaffo per le correnti? «L'organizzazione dei due Csm, con il sorteggio, è mirata proprio a diminuire il loro potere. Risolveremo un problema di efficienza della giustizia. Così ci saranno nomine più veloci, ma soprattutto saranno scelti i migliori. Si premierà finalmente il merito. Non basterà più essere affiliato a questa o quella corrente». Da quello che Palamara ha definito il “sistema”, intanto, i danni sono stati fatti. Vedi l'ultimo caso Salvini. Che idea ha su tale vicenda? «È un tentativo sbagliato di dare delle regole a ogni costo. L'obiettivo della riforma è proprio quello di avere una giustizia più giusta, trasparente e normale. Non pensiamo ovviamente di risolvere tutti i problemi. Per farlo ci vuole una bacchetta magica, che non possediamo. Ma certamente pensiamo che così potremmo evitare tante di quelle storture che leggiamo quotidianamente sui giornali». Si riferisce a Garlasco? «Non mi piace semplificare o generalizzare, ma certamente mi riferisco a una giustizia che sarà sempre più giusta».