AGI - Nell’inchiesta sul delitto di Garlasco , secondo le ricostruzioni degli inquirenti ci sarebbe una nuova impronta : quella di una scarpa insanguinata in cima alle scale dove fu ritrovato il corpo di Chiara Poggi e sarebbe compatibile con la traccia 33 lasciata sul muro dall’assassino. A riferirlo è il Tg1 nell’edizione delle 20. Stasi silenzioso ma mattatore all'udienza del 18 dicembre L'ultima tappa giudiziaria del caso è del 18 dicembre scorso quando Alberto Stasi si è presentato a sorpresa in Tribunale a Pavia per partecipare all'ultima udienza dell'incidente probatorio . Quella mattina Stasi ha rubato la scena a tutti nel giorno dedicato all’epilogo dell’ incidente probatorio lasciando sullo sfondo, come un rumore lontano, le diatribe sul dna , la spazzatura e tutta la vasta gamma dei test scientifici che hanno costellato l’ultima parte dell’ inchiesta più discussa dell’anno . “Manco una star del rock ” ha detto per l'occasione un avventore al tavolo del bar vicino al tribunale Stasi ai giornalisti: "Lasciatemi in pace" Una massa famelica di obiettivi e telefonini si era precipitata giovedì scorso attorno all’ex studente della Bocconi , poi laureato in legge nel carcere di Bollate . A ‘difenderlo’ c'erano i suoi legali , Antonio De Rensis e Giada Bocellari , che hanno precisano subito che lui non può parlare ma ha voluto esserci, presenza silenziosa ma catalizzatrice di ogni sguardo, perché "è un giorno per lui importante, atteso da 11 anni , da quando si parla di questo dna ”. Da primo sospettato a condannato ingiustamente? Qualcosa Stasi ha detto con tono pacato, per farsi largo tra la folla: “ Per favore lasciatemi andare, abbiate pazienza ”. Viene in mente a chi c’era quel 23 agosto 2007 quando sussurrò le parole “Non mi schiacciate” al drappello dei giornalisti , all’epoca ancora coi taccuini e le penne, all’uscita di un interrogatorio di nove ore davanti alla pm Rosa Muscio . Ma se all’epoca era il sospettato numero uno di avere ucciso la sua fidanzata , oggi l’aura che sembra emanare è quella dell’ innocente condannato a una pena ingiusta .