AGI - “Sono ateo, per cui non gli faccio gli auguri di Natale; lo accarezzo come faccio tutti i giorni: una volta la mattina quando mi alzo e un’altra la sera prima di andare a letto”. Gilberto De Santis, 68 anni, romano, detto “er Secco”, è un rappresentante di commercio in pensione appassionato di poesia romanesca : ha fatto rilegare una raccolta di componimenti dal titolo “Piagni e ridi”, l’agrodolce della vita. Paradossalmente, però, è conosciuto pure per un dolore che non lo lascia mai. Gli è morto l’unico affetto col quale era disposto a condividere la sua vita: il gatto Alfio , un tigrato di colore grigio. E in un certo modo continua a viverci: l’ha fatto imbalsamare sistemandolo sul ripiano basso di un armadio in camera da letto, dove il gatto se ne sta rannicchiato con una zampetta sollevata a coprirgli gli occhi come se dormisse. L'imbalsamazione di Alfio: un capolavoro per ridurre il dolore “Nel 2012 – racconta – non mangiava più, sbandava, non riusciva a stare in piedi. Così, dopo 16 anni insieme l’ho dovuto far sopprimere. Era come un figlio per me ”. L’idea di imbalsamarlo era nata un anno prima: “Immaginavo che un giorno sarebbe successo il peggio. Allora mi sono detto: quando accadrà lo terrò con me”. Trovato un imbalsamatore in zona Anagnina , Gilberto e suo fratello hanno proceduto. “Il tizio me lo ha ridato dopo un mese. Ha fatto un capolavoro ”. La posizione rannicchiata è stata scelta da Gilberto stesso. L’operazione è costata 370 euro . “Vederlo lì mi ha ridotto il dolore del 30 per cento . Lascio l’anta semiaperta per fargli prendere un po’ d’aria”. L'amore per Alfio e le relazioni finite Il primo incontro con Alfio avvenne sotto casa, nell’ estate del ’96 , di ritorno dall’ippodromo di Tor di Valle. Quando la compagna di Gilberto si scoprì allergica ai gatti, lui non ebbe dubbi: “Dovevo scegliere se abbandonare lei o Alfio: non ho avuto dubbi ”. Riguardo alle relazioni umane, Gilberto ammette: “Ho avuto tante donne, importanti nove. E tutte mi hanno lasciato”. La sua filosofia è semplice: “Perché tutto finisce ”. Poesia, scommesse e le radici romane Nonostante l’età, Gilberto mantiene diverse passioni: “Gioco poco ma non rinuncio: ai cavalli , al calcio , al biliardo e ogni tanto vado in canoa”. La poesia romanesca è centrale, e il titolo della sua raccolta, “Piagni e ridi”, riassume la sua visione: “È la vita”. La sua sensibilità verso gli animali si riflette anche nelle abitudini alimentari: “Davanti a una coda alla vaccinara è impossibile [essere vegetariano]. Però gli animali giovani – vitello e agnello - non li mangio più”. La sua giornata è scandita da routine semplici: si alza alle 9, rientra alle 19, cucina e beve un caffè col mistrà, prima di “riveder[e] il film della mia vita” dalla finestra. Gilberto vive nel quartiere Prati dal 1951 , e le sue radici romane sono profonde, con antenati che lavoravano vicino al Vaticano, inclusa la storia dello zio che faceva fuggire gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. La giornata si conclude come inizia: accarezzando Alfio prima di andare a letto.