Il tariffario della morte: quanto costa commissionare un omicidio

C’è chi apre una partita Iva e chi, più pragmaticamente, apre le scatole craniche altrui. A Roma funziona così: violenza su ordinazione, prezzi chiari, consegna rapida, massima discrezione (o quasi). L’inchiesta della Procura di Velletri, firmata dai carabinieri della compagnia di Frascati, racconta una criminalità comune che non improvvisa più. Si organizza. Si struttura. E soprattutto fattura. Il catalogo è essenziale, appena due voci, ma ugualmente attraente per alcuni clienti. Mario I. fa il commerciale. Spiega, rassicura, incassa. Il listino è breve ma definitivo: 15mila euro per un pestaggio, 30mila per chiudere la pratica in modo irreversibile con una bella croce al camposanto. Nessuna clausola, nessun ripensamento, cash sull’unghia. Un padre disperato, convinto di vendicare la figlia molestata da un cittadino albanese che ne conosceva le debolezze dovute ad alcol e droga, sceglie l’opzione base. Meglio evitare l’ergastolo, caso mai le cose precipitassero. Anticipo da 4mila euro, saldo a lavoro finito. L’aggressione viene eseguita a Pavona, dopo aver attirato la vittima in una trappola. Colpi secchi, nessuna lama, nessuna pistola. Il servizio è concluso. L’offesa è stata lavata col sangue. O almeno così sembra. Perché è qui che l’agenzia cambia missione. I picchiatori si improvvisano psicologi e scoprono che il cliente, volendo, potrebbe rendere più della vittima. E decidono di monetizzare di nuovo le debolezze dell’uomo. Parte la seconda fase, quella dell’estorsione. Il bersaglio non è più l’albanese, ma chi ha pagato per colpirlo e restituire l’onore alla sua “bambina”. Il teatro è un ristorante di Valle Martella, sempre in zona Castelli. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45459410]] Qui lavora la ragazza, ignara di quel che le sta accadendo alle spalle. Qui entra in scena Leonardo B., 40 anni, ex pugile professionista, soprannominato “Er Meraviglia”, già noto come “Bruno lo zingaro”. Uno che sul ring alzava le braccia al cielo per esultare e che, nella vita reale, le usa per fare male. Aveva annunciato il suo riscatto, era tornato ad allenarsi a Tor Bella Monaca, sognava il titolo italiano. Intanto però arrotondava con spedizioni punitive. Nel locale, Leonardo appoggia una mano sulla spalla della ragazza. Un gesto minimo, calibrato. Malizioso. Basta quello. Il padre osserva e reagisce, il fidanzato pure. Scatta la colluttazione col pugile. Ed è l’occasione perfetta. L’offesa è servita, la provocazione ha funzionato. Ora si può presentare il nuovo conto. La cifra lievita: 37mila euro per chiudere “bonariamente” la questione. Dentro c’è tutto. L’affronto subito, i danni morali, quelli materiali. Perfino l’incidente stradale di Mario I., che, dopo la scazzottata tra padre e boxeur, corre a casa per recuperare una pistola, detenuta illegalmente, e nel tragitto si schianta. Anche il sinistro diventa una voce di spesa. Cominciano le consegne di contanti. Diecimila euro passano di mano tra gli autogrill del Raccordo anulare, quello di Vermicino, e le stazioni della metro C, soprattutto Pantano. Luoghi anonimi, rapidi, senza testimoni fissi. Le telefonate si moltiplicano. Le minacce pure. Al fidanzato promettono la gambizzazione se non la smette di fare resistenza. In un’occasione gli puntano una pistola in faccia. A quel punto il padre capisce di essere entrato in un gioco senza uscita. E fa l’unica cosa che può rompere il meccanismo: va in Procura. Racconta tutto ai magistrati. I pagamenti, i luoghi, i nomi, le frasi in codice usate al telefono per scambiarsi le informazioni. I carabinieri incrociano le sue parole con intercettazioni, celle telefoniche, tracciati. Il quadro si chiude, il papà della ragazza tira un sospiro di sollievo. Scattano gli arresti. In carcere finiscono Leonardo B., Mario I. e Rocco A. Ai domiciliari Ivan S. Sequestrati cellulari, contanti, armi. L’«agenzia dei mazzieri» chiude. Il tariffario sparisce dal mercato. Ora gli investigatori cercano altri clienti, altre vittime, altri contratti non scritti. Perché il sospetto è che questo non fosse un episodio isolato, ma un modello offerto sul mercato. Violenza a chiamata, pagamento anticipato, estorsione finale. Un ciclo perfetto. Il problema è che, come sempre, quando compri illegalità, il reso non è mai previsto. E il conto arriva sempre dopo. Ed è pure salato. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45469623]]