Mentre è in corso il vertice tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a Mar-a-Lago e in attesa dell'esito che può cambiare il corso della guerra in Ucraina, il giornalista e analista geopolitico Federico Rampini interviene a Zona Bianca su Rete4 per offrire una lettura approfondita dell'evoluzione dei rapporti tra Washington e Kiev, sottolineando come la postura dell'ex presidente americano sia cambiata in modo significativo nel corso degli ultimi mesi. «Non c'è dubbio che la posizione di Trump è cambiata molto, visto che avete fatto una ricostruzione degli eventi dell'anno. Partiamo da febbraio, la famosa imboscata Zelensky nello studio Ovale. Ne è passata tanta di acqua sotto i ponti», afferma l'editorialista del Corriere della sera, richiamando uno dei momenti più delicati nei rapporti tra i due leader. Secondo Rampini, Zelensky ha progressivamente affinato la propria strategia diplomatica nei confronti di Trump: «Ha imparato a trattare con Trump, ha imparato modo per accattivarselo, diciamo pure. Ha anche saputo sfruttare l'appoggio degli europei, c'è stato un gioco di squadra abbastanza efficace tra gli europei e Zelensky». Rampini individua nel vertice in corso uno snodo cruciale, evidenziando l'attuale clima di fiducia espresso dallo stesso Trump: «Adesso arriviamo a questo snodo in cui Trump si dice molto fiducioso che l'accordo possa essere raggiunto». Un elemento centrale dell'analisi riguarda il nuovo piano di pace in 20 punti, verso il quale la posizione americana appare oggi più aperta: «La posizione americana si è spostata decisamente più a favore del nuovo piano, quello di 20 punti, che è un piano che piace a Zelensky, che contiene delle cose molto diverse dal primo piano di pace». Rampini entra quindi nel merito dei contenuti, sottolineando quelli più rilevanti per Kiev: «Ricordo per esempio che nel nuovo piano c'è la garanzia che l'Ucraina possa mantenere il più grande esercito d'Europa dopo quello russo, con 800.000 soldati, che abbia delle vere garanzie di sicurezza da parte dell'Occidente, Europa e Stati Uniti». Altro punto chiave è la questione territoriale e la sicurezza nel Donbass: «E che le concessioni territoriali siano simmetriche, cioè si crei una zona smilitarizzata nel Donbass, previa ritirata di truppe sia ucraine sia russe, e che questa diventi una zona cuscinetto, a garanzia della pace, con anche possibilità di investimenti per la ricostruzione». Tuttavia, secondo Rampini, il quadro che emerge è favorevole all'Ucraina, al punto da ribaltare le preoccupazioni iniziali: «Sono successe tante cose positive per l'Ucraina, tant'è che il rischio maggiore è che sia Putin a dire di no, nonostante il giudizio positivo di Trump sull'ultimissima telefonata».