AGI - Per convincere il comitato crediti di Banca Progetto a erogare fondi in favore delle società di cui erano amministratori di fatto, Alessandro Di Paolo e Antonio Scaramuzzino avrebbero fatto ricorso a un artifizio contabile . Sfruttando il prestigio e i contratti televisivi di una società cinematografica, il gruppo sarebbe riuscito a ottenere cinque milioni di euro con la garanzia dello Stato . È quanto emerge dalle indagini del Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza nell'ambito della maxi inchiesta della Procura di Roma sui finanziamenti al cinema che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati in parte dirottati per sostenere squadre di calcio delle serie minori come Triestina , Ternana e Ostiamare . Secondo i detective, la società Tunnel Produzioni rappresentava l’esca ideale: grazie ai rapporti vantati con alcuni dirigenti televisivi, rendeva credibile un’operazione che, sul piano economico, era priva di reali fondamenta. Il meccanismo era semplice: per ottenere il finanziamento, gli imprenditori dichiaravano come finalità l’acquisto di quote della società cinematografica. In realtà, spiegano i finanzieri, si trattava solo di un espediente per giustificare il flusso di denaro, che veniva poi “polverizzato attraverso bonifici verso altre società della rete per finalità extra-aziendali ”. Il meccanismo della sinergia industriale e i fondi dirottati Per indurre il comitato crediti ad approvare la delibera, il gruppo Di Paolo-Scaramuzzino, legato a doppio filo con Piergiorgio Crosti e Simone Giacomini, con la complicità di soggetti interni all’istituto di credito, avrebbe fatto leva sul concetto di sinergia industriale. L’operazione veniva presentata come l’unione tra la capacità produttiva di Ligea e il catalogo e il know-how di Tunnel Produzioni, soprattutto puntando sulla presunta solidità di quest’ultima, descritta come una società con contratti attivi e relazioni consolidate. Una volta erogati, però, i fondi non restavano sui conti di Ligea per essere investiti nell’acquisizione di Tunnel Produzioni, come dichiarato, ma venivano immediatamente trasferiti altrove tramite una serie di bonifici . Gli investigatori hanno documentato numerosi giroconti verso società riconducibili ai due imprenditori, tra cui 7 Colli Srl e AU79 , giustificati da fatture per servizi inesistenti . Parte della liquidità sarebbe inoltre servita a coprire rate scadute di altri finanziamenti del gruppo, “alimentando il meccanismo della catena di Sant'Antonio, per evitare segnalazioni di sofferenza che avrebbero bloccato le altre pratiche in corso”, si legge negli atti. Mediatori, flussi anomali e associazione a delinquere Non solo. I fondi distratti da diverse società sarebbero stati utilizzati anche per remunerare i mediatori : flussi rilevanti di denaro sono stati indirizzati verso conti o entità riconducibili ad Andrea Centofanti , per l’attività di intermediazione svolta insieme alla moglie Ida Ruggiero , agente monomandataria di Banca Progetto. Come già raccontato da AGI, i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, Mario Dovinola e Vincenzo Palumbo , coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini , indagano su un bonifico sospetto di quasi un milione di euro destinato alla Triestina, partito dalla AU79, società di produzione e servizi. Sotto la lente degli inquirenti anche altri assegni e bonifici per svariati milioni di euro, considerati la prova di flussi finanziari anomali provenienti da società legate ai due imprenditori. Ora emergerebbe con maggiore chiarezza l’insieme degli artifici tecnici che, secondo gli investigatori, avrebbero consentito a un’ associazione a delinquere di svuotare sistematicamente le casse delle società dopo l’ottenimento dei mutui. Si tratterebbe di “un’attività rapida e frazionata, tipica delle operazioni di distrazione e riciclaggio ”, che gli inquirenti definiscono fase di layering , cioè di svuotamento dei conti. La fatturazione a specchio e lo schema replicato Per giustificare l’uscita dei cinque milioni ottenuti da Ligea - solo una parte delle somme complessivamente ricevute dal gruppo da Banca Progetto -, sarebbe stata utilizzata la tecnica della cosiddetta “ fatturazione a specchio ”, un metodo classico nel riciclaggio . Venivano emesse fatture per operazioni inesistenti , con causali come “consulenza tecnica per produzioni televisive”, “acconto acquisto diritti” o “noleggio attrezzature cinematografiche”. Peccato che le società emittenti non avessero né dipendenti né mezzi per fornire tali servizi e, in molti casi, condividessero la stessa sede legale. Lo stesso schema, secondo gli atti, sarebbe stato replicato anche da altre società della galassia Di Paolo-Scaramuzzino-Crosti-Giacomini: una volta ottenuti fondi garantiti dallo Stato , il denaro veniva distratto e fatto circolare in un vortice di trasferimenti, per finanziare l’acquisto di quote di club calcistici , società di produzione televisiva e persino fabbriche di patatine. Un meccanismo collaudato che gli investigatori cercano ora di smontare, stringendo il cerchio grazie a nuove prove acquisite. L'inchiesta si estende a Milano Intanto anche a Milano, in un altro filone di inchiesta, qualcosa si muove. Da qualche settimana è arrivato il procuratore aggiunto Paolo Ielo a cui il procuratore Marcello Viola ha assegnato la delega ai reati contro la pubblica amministrazione , stesso ruolo che ha ricoperto negli 8 anni a Roma passando per tre diversi 'capi', Giuseppe Pignatone , Michele Prestipino e Francesco Lo Voi .