Triste, solitario y Fico. Nella prima seduta del nuovo Consiglio campano, il governatore siede da solo

Triste, solitario y Fico . Nella prima seduta del nuovo Consiglio regionale della Campania , il presidente eletto Roberto Fico siede da solo , mentre intorno a lui il Parlamentino prendeva forma, tra votazioni, sospensioni e qualche mugugno di rito. L’immagine è plastica e un po’ crudele: il Consiglio si muove, la maggioranza si conta e si scompone, l’opposizione commenta mentre il presidente resta solo, a compulsare il telefono, in attesa dell'unica cosa che conta davvero e che ancora non c’è: la Giunta. La giornata, a dire il vero, non era iniziata male. Massimiliano Manfredi, Pd, è stato eletto presidente del Consiglio regionale con 41 voti , pescando consensi ben oltre la maggioranza e incassando soltanto l’astensione dei deluchiani, ormai categoria politica a sé. Poi, come spesso accade quando bisogna distribuire poltrone, è arrivato il primo intoppo : due ore di sospensione perché sulle nomine di vicepresidenti, segretari e questori non c’era accordo . Alla fine la quadra è stata trovata, con una spartizione trasversale che ha coinvolto un po’ tutti, dal Movimento 5 stelle a Fratelli d’Italia, passando per Lega, Forza Italia e liste civiche. Un esercizio di concretezza riuscito, anche se non senza strappi: Casa Riformista e mastelliani hanno disertato la seconda tranche di votazioni, segnalando che la maggioranza, più che un blocco, assomiglia a un arcipelago . A oltre un mese dalla vittoria elettorale, la Giunta regionale è ancora un cantiere aperto, e la prima seduta del Consiglio non ha portato soluzioni. Dal centrodestra sono arrivate critiche prevedibili ma puntuali. Gennaro Sangiuliano ha parlato di una maggioranza che “si gira i pollici”, Edmondo Cirielli ha preso atto del ritardo, promettendo di non specularci troppo, ma senza nascondere che non è un buon segnale . Il paradosso è che Fico, nelle settimane precedenti, aveva provato a giocare d’anticipo. Come scrivevamo qui , aveva chiesto ai partiti di evitare “candidature a tempo”, assessori con la valigia pronta per Roma. Ma al tavolo delle trattative le vecchie abitudini sono riemerse rapidamente. Mario Casillo guarda ai Trasporti senza chiarire del tutto il suo orizzonte, Marco Sarracino valuta la vicepresidenza con un occhio alle politiche future, e intanto restano aperti dossier delicati come quello di Fulvio Bonavitacola, eredità dell’era De Luca. Così il debutto consiliare di Fico si è consumato in una postura più simbolica che operativa. Il Consiglio ha votato, discusso, litigato e ripreso. Il presidente ha osservato. Seduto da solo, appunto, in attesa che la politica faccia il suo corso e che la solitudine si trasformi, finalmente, in una squadra. Per ora resta l’immagine: eloquente, un po’ ironica e fin troppo italiana.