Il quadro politico di fine anno restituisce l’immagine di un sistema politico italiano sorprendentemente stabile, quasi immobile. Il governo Meloni, oggi tra i più longevi della storia repubblicana, si colloca al terzo posto per durata nell’Italia repubblicana e mantiene la fiducia nonostante tensioni interne evidenti, soprattutto nella Lega di Matteo Salvini . Le prese di distanza sulla Manovra e i contrasti pubblici dentro la maggioranza non sembrano però intaccare in modo decisivo la solidità dell’esecutivo, che continua a beneficiare di una percezione di affidabilità complessiva. A sottolinearlo è Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, in apertura del sondaggio che fotografa lo scenario politico di fine 2025. Un elemento chiave di questa tenuta va ricercato nel contesto internazionale . Il ruolo assunto dall’Italia nei recenti passaggi europei, in particolare sul sostegno all’Ucraina e sull’uso dei bond Ue, ha rafforzato l’immagine della presidente del Consiglio come leader credibile e pienamente integrata nei meccanismi decisionali dell’Unione. Questo riconoscimento esterno compensa, almeno in parte, una politica interna più complessa, segnata da una manovra considerata da molti deludente sul piano redistributivo ma apprezzata per il rigore dei conti e per l’uscita anticipata dalla procedura d’infrazione. I dati sul consenso mostrano un andamento coerente con questa lettura. L’apprezzamento per il governo e per Giorgia Meloni rimane relativamente elevato, pur registrando un calo significativo rispetto all’insediamento. Un calo che, tuttavia, appare inferiore a quello sperimentato da altri governi duraturi del passato. Le perdite più marcate si concentrano nei ceti popolari, tra chi vive condizioni di difficoltà economica, nel Mezzogiorno e tra i lavoratori autonomi: segmenti che avevano riposto aspettative forti in un cambiamento più netto, poi frenato dai vincoli di bilancio e dalla realpolitik. Sul piano elettorale, il quadro è dominato dalla stabilità. Le intenzioni di voto oscillano di poco: Fratelli d’Italia cresce leggermente e consolida il primato, il Partito democratico arretra di misura, il Movimento 5 Stelle resta sotto i livelli del 2022 , mentre forze minori come Avs e Azione mostrano una dinamica più vivace. Anche nel centrodestra il duello tra Forza Italia e Lega prosegue senza scosse decisive, con una sostanziale tenuta della prima e una lenta erosione della seconda. Il vero nodo resta però l’opposizione . Pd e M5S rappresentano mondi sociali diversi e complementari: ceti medi e istruiti del centro-nord per i dem, elettorato popolare e meridionale per i pentastellati. Questa complementarità, però, non si traduce facilmente in un progetto politico comune. Le distanze valoriali, soprattutto sulla politica internazionale, e la natura ancora fortemente critica verso le istituzioni di una parte dell’elettorato M5S rendono complessa la costruzione di un’alternativa credibile. Non a caso, gli elettori del M5s risultano i meno disponibili a considerare “seconde scelte” di voto. Insomma, lo scenario appare bloccato, tra fedeltà elettorale elevata, astensionismo persistente e opposizioni frammentate. Il governo regge nonostante le contraddizioni interne, mentre l’alternativa fatica a prendere forma. Almeno per ora, non sembrano profilarsi cambiamenti significativi all’orizzonte.