Il virus West Nile, portato dalle zanzare, che può colpire con febbre alta ma anche con forme neuro-invasive che in rari casi possono portare al decesso, non ha fatto la sua comparsa quest'anno in Italia. Da almeno 15 anni è attenzionato, insieme alle altre malattie tropicali, per il rischio di aumento di diffusione legato al cambiamento climatico, e i numeri di quest'anno, che stanno seminando preoccupazione, non sono per ora molto lontani da quelli degli anni scorsi, anche se cambia, come vedremo, la distribuzione geografica dei casi. Prendendo gli ultimi tre anni (ma l'Istituto Superiore di Sanità emette un bollettino periodico durante tutto il periodo estivo e oltre dal 2012) scopriamo che tutti gli anni vengono registrati mediamente 400 casi di West Nile nel nostro Paese, con 20-30 decessi. Nel dettaglio, nel 2022 erano stati segnalati a fine stagione 588 casi, di cui 295 in forma neuro-invasiva, con 37 morti. Quasi tutti i casi erano concentrati nell'area padana, dove tutti gli anni, ad eccezione di questo, si sono registrati la stragrande maggioranza dei malati: tra i casi più gravi, ben 142 erano in Veneto, 69 in Emilia-Romagna. Nel 2023 i casi totali furono 332, con 27 morti, e anche qui le situazioni più gravi si erano registrate in quell'area: 38 in Piemonte, 58 in Lombardia, 22 in Veneto, 55 in Emilia-Romagna. Infine, l'anno scorso i casi furono 460, con 20 decessi. L'anomalia di quest'anno, insomma, più che nei numeri sembra essere nelle zone più colpite: il virus si è spostato decisamente verso sud, con la provincia di Latina a farla da padrone e la zona nord del Casertano. Secondo l'ultimo bollettino dell'ISS, risalente al 23 luglio, si registrano 23 pazienti colpiti con forma neuro-invasiva, e di questi ben 15 sono nel Lazio, tutti proprio nella zona pontina, 3 in Campania, 2 in Piemonte, 2 in Veneto, 2 in Emilia-Romagna. Al momento sono 6 le vittime di quest'anno, una in Piemonte, tre nel Lazio e due in Campania.