«Il buco da 590mila euro nei conti dell'Anm e i 50mila euro impiegati per un comizio contro il governo rappresentano un ulteriore colpo alla credibilità dell'Associazione Nazionale Magistrati. Sebbene le numerose polemiche e gli scandali sul "correntismo", non mi sembra che qualcuno sia corso ai ripari». A dirlo Antonio Ingroia, ex procuratore, noto per aver lavorato a stretto contatto con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non sarebbe stato opportuno avvertire gli iscritti dell'associazione su come vengono impiegati i loro soldi? «Bisognerebbe certamente informarli. Ogni base sindacale dovrebbe chiedere a chi rappresenta come impiegare le risorse messe da parte. Questa, d'altronde, è una delle ragioni della famosa crisi della rappresentanza, che non risparmia neanche questa categoria». L'Anm, intanto, continua a fare politica con i risparmi accumulati. Condivide la decisione di schierarsi contro il governo? «In senso sindacale, l'Anm deve adoperarsi in difesa dei propri iscritti. È una funzione che le appartiene. Se, però, questa si trasforma nel solito intervento lobbistico a tutela delle nomine si commette un errore». Che idea si è fatto rispetto alla riforma della giustizia voluta dal ministro Nordio? «Sono critico rispetto a questo cambiamento per lo stesso motivo per cui lo sono stato con tutte quelle riforme effettuate nell'ultimo ventennio. Non si interviene sul vero problema, ovvero i tempi della giustizia. Questa doveva essere la priorità delle priorità». C'è qualcosa che salvaguarderebbe del lavoro del Guardasigilli? «La selezione, tramite sorteggio, dei componenti del Csm mi sembra una cosa buona o meglio l'unica strada possibile, seppur drastica, per risolvere il problema delle correnti. Così si ferma la loro eccessiva influenza. Non c'è altro sistema. Sono contrario ad altre operazioni o all'ipotesi assurda del doppio Csm». Più di qualcuno sostiene che i progressisti vogliano utilizzare il referendum sulla separazione delle carriere per rilanciarsi. Crede in questa operazione elettorale? «Parliamo di una battaglia che non riguarda una sola parte politica, ma tutti. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di imporre il cosiddetto primato della politica. Un potere agisce, nei fatti, con prepotenza. È inevitabile che il referendum alimenti un dibattito. Se non si fosse modificata la Costituzione, a mio parere, sarebbe stato meglio. La maggioranza del centrodestra, però, è orientata in questo modo e, pertanto, sono sicuro che questo sarà il percorso intrapreso». Franceschini, intanto, sostiene che i giudici fanno le inchieste ai dem perché non si impegnano abbastanza sulla riforma. Esiste davvero quest'intromissione? «È un'assurdità priva di ogni fondamento. Mi risulta che la magistratura agisca in modo equo. Il problema, piuttosto, è un altro, ovvero che la politica, da destra a sinistra, intende ricompattarsi per indebolire chi deve giudicare. Attaccando la magistratura, in ogni caso, si commette un torto verso i cittadini e la stessa Costituzione».