Una polemica feroce, innescata da Vincenzo De Luca contro la dirigente del Ministero della Salute Maria Rosaria Campitiello, ha acceso i riflettori su una figura fino a oggi nota soprattutto negli ambienti tecnici. Tutto è partito da un attacco pubblico del presidente della Regione Campania durante un evento universitario a Caserta, in cui ha accusato la professoressa – senza mezzi termini – di essere «inadeguata e impreparata», insinuando che il suo incarico sia frutto di «clientelismo politico» per via del legame con Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e possibile candidato del centrodestra alla guida della Regione. L'episodio ha spinto Cirielli ad annunciare querela, definendo le parole di De Luca una «menzogna gravissima». Ma dietro le polemiche politiche del politico salernitano si cela una storia ben diversa: quella di una rivoluzione organizzativa nella sanità pubblica, guidata da Campitiello con rigore e visione. Primo medico a capo del Dipartimento Prevenzione del Ministero, Campitiello ha costruito una cabina di regia che unisce tre direzioni cruciali – Prevenzione, Ricerca, Emergenze sanitarie – promuovendo un modello collaborativo che ha rimesso in moto ingranaggi burocratici spesso bloccati. Secondo esperti come Massimo Andreoni, Ruggero De Maria, Raffaele Lodi e Paolo Marchetti, la dirigente ha saputo trasformare un incarico complesso in un'occasione di rilancio per il Servizio sanitario nazionale. Non a caso, sotto la sua guida sono stati sbloccati progetti attesi da anni. Tra questi, “Health Big Data”, l'infrastruttura che riunirà i dati clinici prodotti dagli Irccs in un unico ecosistema digitale, capace di potenziare la diagnosi e la personalizzazione delle terapie grazie all'intelligenza artificiale. Nel campo della prevenzione, la sua impronta è netta: dal rafforzamento della sorveglianza per i virus trasmessi da vettori – come West Nile, Dengue e Chikungunya – alla creazione di piani di emergenza flessibili, passando per una strategia comunicativa sobria ma efficace. «La salute pubblica necessita di dati puntuali e di reazioni misurate», ha ribadito più volte Campitiello, sintetizzando un approccio basato su evidenze scientifiche e gestione operativa. Significativo anche il rilancio del finanziamento alla prevenzione, salito a 6,7 miliardi di euro, pari al 5% del Fondo sanitario nazionale, e l'attivazione del “Prevention Hub” con fondi PNRR per un monitoraggio predittivo dei rischi sanitari. Parallelamente, la dirigente ha guidato l'organizzazione degli Stati Generali della Prevenzione a Napoli: due giornate di lavoro reale, con oltre 2.400 partecipanti e 178 relatori, da cui sono emerse linee d'azione concrete su screening oncologici e cronicità. In oncologia, poi, il suo impatto è stato trasformativo. Oltre a rimettere in moto progetti digitali fermi, ha favorito il dialogo tra clinici, farmacisti e istituzioni per costruire percorsi integrati che includano anche riabilitazione cognitiva e supporto sociale. Una visione sistemica che ha saputo coniugare innovazione, equità di accesso e sostenibilità. Infine, con il nuovo bando di ricerca finalizzata da 150 milioni di euro, per la prima volta viene dedicata una quota significativa ai giovani ricercatori. Una scelta che, secondo Marchetti, «riflette la convinzione che sostenere il talento emergente sia la via maestra per rinnovare il capitale umano del Servizio sanitario». Oggi, il nome di Maria Rosaria Campitiello è sulla bocca della politica per ragioni che poco hanno a che fare con il merito. Ma proprio il suo lavoro – riconosciuto da esperti e operatori del settore – racconta l'opposto dell'immagine dipinta nei comizi di De Luca.