C’è a chi non piace l’estate. A me piace. Però bisogna riconoscerne i contrasti. Le solitudini si fanno asfissianti, i pensieri opprimenti , le nostalgie (ex-post) tormentose, il sudore impiccia e impuzza. L’estate è fatta di attese e privazioni : avrei voluto farlo ma non posso. Poi certo c’è tutto il bellissimo, che però devo sacrificare in virtù dei caratteri a mia disposizione. Ma che c’entra la cucina? Ecco, il punto è che la “cucina d’estate” è la quintessenza dei contrasti stagionali . Il “piatto estivo” è una rinuncia, una diminutio : per dirne una, il caldo è nemico del brasato. Potreste obiettare: e le grigliate? Obiezione respinta: le grigliate sono una meraviglia finalizzata all’oblio , a un appiccicoso collasso sul divano, a una sostanziale incoscienza in cui far amorevolmente volteggiare pensieri reconditi. Ora, per dare un poco di struttura alla dissertazione si passeranno in rassegna alcuni grandi classici estivi. In primis la caprese : mozzarella, pomodorini, basilico e olio. Per carità, edibile con gusto, elementi che nella loro singolarità hanno parecchio da dire. Ma l’assemblaggio, oggettivamente, cosa offre in più? Nulla, eccezion fatta per freschezza e leggerezza. Ci sono infiniti utilizzi che rendono questi ingredienti più intriganti e appetibili. Poi la panzanella : sarò impopolare, però, suvvia, la panzanella vi eccita? Pane raffermo, pomodori, cetrioli, cipolla rossa, basilico: la presunta freschezza di un coito interrotto. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43499656]] L’emblema dell’equivoco estivo, in ogni caso, resta prosciutto & melone . Il prosciutto può essere eccezionale, il melone altrettanto. Ma abbinare le due eccezionalità non genera neppure un’anticchia di miglioramento. Terra di mezzo , un ibrido pur gustoso che non ha una reale ragion d’essere, tanto che sovente si accompagna con un pezzetto di pane, un po’ a casaccio, alla ricerca di un decantato equilibrio nei fatti irrilevante o meglio inesistente. Prendiamola da un’altra prospettiva. Si può obiettare: allora pasta a vongole, scoglio, aragoste, branzini, orate e insalata di polpo? Obiezione parimenti respinta : li mangiamo sempre e con sommo gaudio (vedi il Natale). Non sono “estate” ma una via edonistica per amplificare i piaceri dell’estate stessa, perché ovvio, una polenta concia a 40 gradi è un suicido (ma nel gelo di un rifugio è sublime). In conclusione, il parallelismo tra cibo e sesso è arcinoto e indiscutibile. L’ars amatoria invernale è pura essenza, non ha costrizioni, al massimo un piumone. D’estate il sesso può pur essere più esaltante (qui ritorna l’edonismo), ma altri fattori potrebbero rendere l’esperienza faticosa se non deprimente . Tutto torna: avete mai mangiato prosciutto e melone a febbraio? [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43253550]]