Maria Concetta Riina e il marito Antonino Ciavarello, rispettivamente figlia e genero del defunto boss mafioso Totò Riina, andranno in carcere. La Cassazione ha, infatti, confermato la misura della custodia cautelare in carcere per i due, indagati per estorsione aggravata dal metodo mafioso e tentata estorsione. Reati, questi, commessi in concorso ai danni di due imprenditori toscani. Nella serata di ieri, giovedì 16 ottobre 2025, i supremi giudici della seconda sezione penale hanno rigettato il ricorso presentato dal loro difensore, confermando così la decisione del Tribunale del Riesame di Firenze che aveva accolto il ricorso della Procura sulla detenzione in carcere. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotte dal Ros dei Carabinieri di Firenze, erano iniziate nell'agosto del 2024, quando gli indagati cominciarono ad avanzare le prime richieste estorsive. Secondo quanto emerso nel corso dell'attività investigativa, i coniugi avrebbero rivolto reiterate richieste di denaro, accompagnate da toni minacciosi e intimidatori tali da indurre almeno una delle vittime a cedere e a consegnare una somma di denaro. Nel periodo oggetto dell'inchiesta, Ciavarello si trovava già in un penitenziario. La detenzione in carcere, però, per lui non sarebbe stato un ostacolo. L'uomo, infatti, sarebbe riuscito a inviare messaggi alla moglie e a una delle persone offese. Il tutto utilizzando un cellulare non autorizzato. La procura aveva appellato la precedente decisione del gip che aveva respinto la richiesta di misura cautelare. Il Tribunale del Riesame ha invece accolto l'appello riconoscendo la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, oltre alla configurabilità dell'aggravante mafiosa. A seguito della decisione della Cassazione, la misura delle detenzioni in carcere diventa ora esecutiva per la Riina e per il marito, attualmente detenuto per altra causa.