La commozione, il silenzio e poi gli applausi. Nella basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri uccisi nell'esplosione di Castel d'Azzano, in provincia di Verona, partecipano le più alte cariche dello Stato. All'interno dell'abbazia ci sono 1.200 persone circa, oltre duemila all'esterno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbraccia commosso il figlio di Valerio Daprà, Christian, e si sofferma davanti anche alle bare di Davide Bernardello e Marco Piffari. Al termine delle esequie, il capo dello Stato rende onore ai feretri, avvolti dal tricolore, si raccoglie in preghiera e poi si sofferma a salutare i familiari delle vittime. Li saluta a uno a uno prima di lasciare la piazza tra gli applausi. Prima alcuni di momenti silenzio, poi un lungo battimani accoglie e saluta le bare dei tre militari dell'Arma deceduti martedì scorso, poco prima dell'alba, impegnati in un'operazione di sfratto e travolti dallo scoppio del casolare in cui abitavano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ora accusati di strage. Sono 25 i feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, molti dei quali partecipano alle esequie di Stato. A Padova, nella stessa abbazia dove il 5 dicembre 2023 c'è stato l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, sono presenti, tra gli altri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, oltre ad altri ministri, tra cui Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Orazio Schillaci, Andrea Abodi e Guido Crosetto. Lo Stato è vicino, è il messaggio che arriva dopo la tragedia nel Veronese. "L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore per tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato. Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia siano qua vicino a voi. A nome loro, voglio abbracciarvi e dirvi grazie", le parole del ministro della Difesa al termine delle esequie. "So che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla - aggiunge - che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valeria o Davide. Posso farvi una promessa solenne: i nostri nomi, quello del Presidente, quello di ognuno di noi, sono scritti sulla sabbia delle memorie di alcune persone che ci vogliono bene, il nome dei giusti no. Il nome dei giusti di chi è morto per la Patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica e le forze armate sono custodi della memoria". Prima di Crosetto, prendono la parola i familiari dei militari morti. I loro pensieri sono stati accolti da applausi dentro e fuori la basilica dalla gente, assiepata dietro le transenne. "Presenti", urla qualcuno. "Marco, Valerio e Davide. Tre carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia. Per senso del dovere e di appartenenza. Quello che voglio dire oggi con forza è che il loro sacrificio non sia reso vano. Faccio appello affinché episodi simili non debbano più accadere", dice Christian, il fratello del 56enne Marco Piffari. E Freddie Bernardello, padre di Davide, 36 anni, con un filo di voce prosegue idealmente rivolto al giovane: "Sei diventato quello che più desideravi, un carabiniere d'Italia. Per noi, anche per la mamma, un figlio meraviglioso. Eri sincero, generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto, Davide, sarai sempre nei nostri cuori". Quindi, Christian Daprà, figlio di Valerio, confessa: "Questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all'affetto di tutti coloro che lo hanno amato, io voglio credere che questa eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio". E non solo. Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l'Italia, nell'omelia parla di "duro, doloroso e umanamente incomprensibile drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune". Per Salvatore Luongo, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, la tragedia di Castel d'Azzano "ha toccato il cuore di tutti gli italiani". "La cosa più importante ora - osserva - è stare vicini alle famiglie, perché è importante che il loro dolore diventi anche per noi una motivazione ad andare avanti e continuare ad assicurare quella necessaria sicurezza ai cittadini e alle comunità che ci vengono affidate".