Arriva il “Kindness Act”: la prima proposta di legge sulla gentilezza in Italia

AGI - Arriva in Italia la prima proposta di legge in materia di gentilezza. Ad annunciarla alla vigilia della Giornata dedicata che si celebra in tutto il mondo il 13 novembre, il Movimento Italiano della Gentilezza. Nato nel 2001, più di vent’anni fa, con lo scopo di diffondere e promuovere l’uso della gentilezza nella società favorendo il multiculturalismo e la coesione sociale, il MIG è diretto dalla presidente Natalia Re. “Abbiamo presentato in audizione al Parlamento la proposta di legge che mira al riconoscimento della gentilezza come nuovo indicatore di benessere sociale che andrebbe ad aggiungersi ai dodici Bes" così si chiamano le metriche identificate dall’Istat che includono valutazioni sociali, culturali e ambientali e non solo economiche nel definire il progresso di un Paese "già esistenti” spiega la presidente Re. Quale messaggio volete lanciare con questa proposta? “Innanzitutto vogliamo sottolineare che la gentilezza è un atto politico. Non appartiene alla sfera del privato, ma al campo della responsabilità pubblica e collettiva. Significa scegliere ogni giorno di orientare le relazioni, le decisioni e i linguaggi verso il rispetto, l’ascolto e la costruzione di comunità più giuste. È un dovere civico, prima ancora che un valore morale. Ognuno di noi è chiamato a farne pratica quotidiana e principio guida perché solo riconoscendo la gentilezza come atto politico possiamo trasformare la società in uno spazio di rispetto reciproco e progresso condiviso”. Come è nata l’idea di provare a normare un sentimento così astratto come la gentilezza? “Tutto è cominciato un anno fa, durante l’Assemblea Mondiale della Gentilezza che per la prima volta è stata ospitata dal nostro Paese. E oggi con l’affidamento alla Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere la proposta entra finalmente nel vivo”. Ci sono esperienze di altri Paesi che hanno legiferato intorno alla gentilezza? “Moltissime, l’Italia in questo senso non sarebbe sola. Un esempio è il Giappone che ha leggi che promuovono il rispetto reciproco e l’inclusione culturale; il Canada, che già nel 1988 aveva varato il Multiculturalism Act, una legge federale che promuove la multiculturalità come un valore fondamentale per la società canadese. In Bhutan, invece, è stata introdotta la Felicità Interna Lorda (Gnh), una misura di benessere adottata per guidare le politiche pubbliche, un'alternativa al prodotto interno lordo tradizionale. Poi ricordiamo l’Australia che si è concentrata sul combattere il bullismo e la violenza, in particolare nelle scuole e, infine, i Paesi Scandinavi che promuovono la gentilezza, il rispetto e l'inclusione sociale come parte integrante delle loro politiche pubbliche”. Nel concreto cosa prevederebbe il nostro “Kindness Act”? “Oltre alla proposta di far rientrare la gentilezza nel novero dei Bes, la proposta di legge si compone di due testi collegati, uno rivolto al mondo dell’istruzione, per promuovere la gentilezza come metodo educativo e di prevenzione del bullismo anche online e uno rivolto al mondo del lavoro e alla pubblica amministrazione in particolare, volto a favorire ambienti professionali inclusivi e rispettosi, liberi da molestie e discriminazioni. Inoltre, come parte integrante della proposta, è stata sviluppata anche una "Carta dei Sei Valori della Gentilezza" composta da sei principi fondamentali - rispetto, ascolto, solidarietà, equità, pazienza e generosità - pensata per essere usata per orientare le politiche pubbliche, dalla gestione dei servizi sociali alla promozione della cultura, fino alla definizione delle politiche economiche. Il nostro obiettivo è quello di costruire una società che, attraverso la gentilezza, promuova una crescita economica più inclusiva e sostenibile”. Ma la gentilezza, quindi, può avere un “valore” quantificabile? “Sebbene venga comunemente percepita come un concetto legato principalmente all’ambito sociale e psicologico  ha in realtà ripercussioni di vasta portata anche nell’economia. Questa connessione, pur non essendo immediatamente visibile o quantificabile tramite strumenti economici tradizionali, è stata oggetto di diversi studi che esplorano la sua influenza sulla produttività, sul benessere individuale e, in ultima analisi, sull’andamento dell’economia di un paese, con un impatto tangibile sul Prodotto Interno Lordo”.