Lanterne cinesi di carta rossa al posto di Babbo Natale, degli abeti e delle luminarie della tradizione cristiana. Questa mattina in viale IV Novembre, a Reggio Emilia, nel quartiere della stazione, il più multietnico della città gli addobbi per le festività natalizie non avevano nulla a che a fare con la Natività nè con Santa Claus. Da quanto trapela, installazioni di laterne giganti, con tanto di autorizzazione del Comune, sarebbero stati finanziati dalla comunità cinese reggiana (che nella zona gestisce diverse attività commerciali) per essere già al loro posto in occasione dei festeggiamenti per il capodanno che a Pechino e Shanghai si festeggerà dal 17 febbraio al 3 marzo 2026. Le lanterne hanno scatenato il putiferio tra i residenti del quartiere della stazione che hanno subito reso roventi telefoni ed email di assessori e dirigenti di piazza Prampolini. Il motivo lo spiega una cittadina che preferisce restare anonima: "Vogliamo che qui i simboli del Natale siano uguali a quelli del resto della città". Così, invece, "ci stanno ghettizzando". Gli abitanti del quartiere, invaso dagli immigrati, non ritengono poi una giustificazione il fatto che le lanterne siano state sponsorizzate dalla comunità cinese, senza esborsi di denaro pubblico, e aggiungono provocatoriamente: "A questo punto mettiamole anche in piazza Prampolini (dove c'è il municipio, ndr)". Sui social network si fanno intanto sentire anche i comitati di quartiere. Per quello dei residenti di viale IV Novembre, "è un modo di ghettizzazione di una parte della città". Un'azione, commenta Giovanni Felici, "certamente non fatta per includere ma portatrice di un messaggio divisivo e molto razzista. Adesso basta". Come Comitato 4 Novembre "siamo intervenuti, però è difficile interloquire con l'architetto che coordina le attività", aggiunge Felici. "Errare è umano", ironizzano da ReRe, la rete dei residenti eredi dello storico comitato "Cres-città sicura".