Zelensky, il piano di pace inviato a Mosca e l'ipotesi "zona demilitarizzata"

Zelensky, il piano di pace inviato a Mosca e l'ipotesi "zona demilitarizzata"

Sono 20 i punti del piano di pace per la guerra in Ucraina concordato con gli Usa e l'Europa con molti punti fermi e due questioni ancora aperte su cui non c'è ancora un consenso con Washington. Si tratta dei nodi relativi al controllo territoriale nella regione industriale orientale dell'Ucraina e alla gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia . Mosca conferma di aver ricevuto il piano e ha riferito che definirà la sua posizione sulla base delle informazioni trasmesse dall'inviato presidenziale russo Kirill Dmitriev , che nel fine settimana ha incontrato gli inviati di Donald Trump a Miami, in Florida. Al centro dei negoziati c'è la controversa disputa territoriale riguardante le regioni di Donetsk e Luhansk , note come Donbass. Questo è "il punto più difficile", ha affermato Zelensky, aggiungendo che queste questioni saranno discusse a livello di leader. La Russia continua però a rivendicare richieste massimaliste, insistendo affinché l'Ucraina rinunci al territorio rimanente del Donbass che non ha conquistato – un ultimatum che l'Ucraina ha respinto. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45555766]] Nel frattempo l'Ucraina chiede la smilitarizzazione dell'area e la presenza di una forza internazionale per garantire la stabilità. La bozza stabilisce che la linea di contatto, che attraversa cinque regioni ucraine, venga congelata una volta firmato l'accordo. La posizione dell'Ucraina è che qualsiasi tentativo di creare una zona economica libera debba essere ratificato da un referendum. Inutile dire che questo processo richiederà 60 giorni, durante i quali le ostilità dovrebbero cessare per consentire il completamento del processo.

Botti di Capodanno e fuochi d’artificio: norme da mal di testa

Botti di Capodanno e fuochi d’artificio: norme da mal di testa

Capodanno è vicino e la corsa all’acquisto di botti e petardi è già iniziata. Quello dei danni causati dai fuochi d’artificio è un problema cronico che si ripresenta ogni anno in molte città italiane. I Comuni cercano di prevenire gli episodi più spiacevoli attraverso divieti e ordinanze, ma a definire i confini di ciò che si può o non si può fare è spesso la giustizia italiana. Come riportato recentemente da Roma Today, anche quest’anno il Campidoglio aveva introdotto un provvedimento specifico per vietare l’uso di articoli pirotecnici durante il periodo natalizio, con particolare attenzione alla notte di Capodanno. L’amministrazione comunale aveva scelto di rendere questi divieti permanenti, modificando direttamente il regolamento di polizia locale. Le aziende del settore, però, non sono rimaste inattive. I produttori e commercianti di fuochi d’artificio di Roma, riuniti nell’ASS.P.I. (Associazione Pirotecnica Italiana) e assistiti dall’avvocato Marcello Giuseppe Feola , avevano presentato ricorso al TAR del Lazio contro le modifiche introdotte, chiedendo anche la sospensione delle nuove regole. I giudici amministrativi, tuttavia, avevano stabilito che la richiesta cautelare non fosse “degna di accoglimento”. Il ricorso al Consiglio di Stato è stato decisivo. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45555756]] Le imprese pirotecniche hanno quindi deciso di proseguire la battaglia legale, rivolgendosi al Consiglio di Stato per contestare l’ordinanza del TAR. A differenza di quanto avvenuto in primo grado, questa volta il ricorso ha avuto esito favorevole: i divieti sono stati temporaneamente bloccati. In attesa della decisione nel merito, per le festività natalizie del 2025 i “botti” restano consentiti, permettendo così la vendita e la detenzione di materiale pirotecnico sul territorio del Comune di Roma. «In attesa del merito – afferma Nobile Viviano presidente nazionale dell’Ass.P.I.- mi sento di dire che la pronuncia del Consiglio di Stato ristabilisce giustizia e ridona dignità al nostro lavoro minacciato e mortificato da un provvedimento fortemente repressivo e inaccettabile che non potevamo subire passivamente. Se non fosse stato bloccato, avrebbe determinato un danno irreparabile alle aziende di settore romane oltre, cosa ancor più grave, ad agevolare indirettamente il mercato di botti e petardi abusivi pregiudicando la sicurezza pubblica». «Spero che questa sentenza possa essere tenuta nella giusta considerazione dagli altri Comuni italiani scongiurando provvedimenti simili, rispetto ai quali, così come abbiamo fatto a Roma, saremo sempre pronti ad agire legalmente per difendere il nostro diritto al lavoro».

Mengoni versione Grinch, la confessione sui social: "Mi fa schifo il Natale"

Mengoni versione Grinch, la confessione sui social: "Mi fa schifo il Natale"

(Adnkronos) - "Mi fa schifo il Natale, non saprei che altro dire". Marco Mengoni lo confessa in un post su Instagram intitolato ironicamente 'Ghosting Santa'. Il cantante - che ha concluso nei giorni scorsi un tour trionfale con sei mesi di concerti in Italia e in Europa, oltre 45 date e più di 750.000 biglietti venduti - pubblica una serie di immagini, dove tra un risveglio in hotel e un allenamento, un impacco di ghiaccio sul ginocchio e un taglio di capelli, una citazione della scrittrice ceca Markéta Pilátová e una decorazione natalizia, una enorme tavolata e un pranzo fuori frugale, spunta un video dove appunto ammette: "Mi fa schifo il Natale". L'ironica carrellata si chiude con la foto di una classica palla di vetro souvenir che contiene un'immagine di Cristo con il volto del cantante.