Raffaele Palladino a Zingonia per la firma con l'Atalanta

Raffaele Palladino a Zingonia per la firma con l'Atalanta

Raffaele Palladino è arrivato al centro sportivo dell'Atalanta a Zingonia per diventare il nuovo tecnico della squadra nerazzurra. L'ex allenatore di Monza e Fiorentina è in compagnia del suo vice Federico Peluso. Ad accogliere i due l'amministratore delegato Luca Percassi e il direttore sportivo Tony D'Amico. Nelle prossime ore è prevista la firma sul contratto fino al 2027 e l'annuncio ufficiale del suo ingaggio. Palladino prenderà il posto dell'esonerato Ivan Juric e farà il suo esordio in panchina sabato 22 novembre in casa del Napoli.

Roma, incendio in un edificio abbandonato a Tor Sapienza

Roma, incendio in un edificio abbandonato a Tor Sapienza

Un uomo è rimasto ferito in un incendio in un edificio abbandonato, alla periferia di Roma, mentre stava cercando di sfuggire alle fiamme, ed è stato portato in codice rosso all'ospedale Pertini. All'interno della struttura in cui si è sviluppato il rogo, in zona Tor Sapienza, c'erano circa 200 senzatetto che nello stabile avevano trovato rifugio per la notte. Il ferito, in pericolo di vita, si è lanciato da uno dei piani alti dello stabile. Sono intervenuti, oltre ai carabinieri e alla polizia, anche i vigili del fuoco con due autobotti e un'autoscala, con cui stanno evacuando le persone rimaste all'interno.

Onu: Mattarella, 'Nazioni unite protagoniste di progressi decisivi e riferimento fondamentale'

Onu: Mattarella, 'Nazioni unite protagoniste di progressi decisivi e riferimento fondamentale'

Vienna, 11 nov. (Adnkronos) - "In un percorso durato ottan'anni le Nazioni Unite sono state protagoniste di progressi decisivi: dalla decolonizzazione al sostegno allo sviluppo sociale ed economico di miliardi di persone; dagli interventi per il mantenimento della pace alla difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Oggi l'Onu continua ad essere la cornice di riferimento fondamentale per affrontare sfide che travalicano i confini nazionali". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Vienna, insieme all'omologo d'Austria, Alexander Van der Bellen, alle celebrazioni per il 25esimo anniversario della Convenzione delle Nazioni unite contro la criminalità organizzata transnazionale, adottata a Palermo nel dicembre 2000 e ratificata oggi da 190 Paesi. "La promozione di un'agenda condivisa per la preservazione del nostro pianeta, le sfide poste dalla intelligenza artificiale, la tutela della salute globale, solo per citarne alcune -ha aggiunto il Capo dello Stato- Il crimine organizzato rientra in questa categoria di sfide che richiedono una risposta internazionale costante e coordinata".

Mattarella all'Onu: "inaccettabili allusioni all'impiego di armi di distruzione di massa"

Mattarella all'Onu: "inaccettabili allusioni all'impiego di armi di distruzione di massa"

"Oggi, qui, a Vienna, rinnoviamo solennemente il nostro impegno contro la criminalità organizzata. Si tratta di una comune responsabilità morale che appartiene e deve unire la comunità internazionale nel suo insieme", lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo al Polo delle Nazioni Unite di Vienna. "Oggi l'Onu continua a essere la cornice di riferimento fondamentale per affrontare sfide che travalicano i confini nazionali: la promozione di una agenda condivisa per la preservazione del nostro pianeta, le sfide poste dall'intelligenza artificiale, la tutela della salute globale, solo per citarne alcune: il crimine organizzato rientra in questa categoria di sfide che richiedono una risposta internazionale costante e coordinata". Le sfide geopolitiche, "dalla perdurante guerra di aggressione russa all'Ucraina, fino all'instabilità in diverse aree del continente africano", associate spesso a crisi umanitarie, richiedono "con tutta evidenza un sostegno attivo alle Nazioni Unite, non certamente il suo smantellamento - spiega il presidente della Repubblica. "In un percorso durato 80 anni, le Nazioni Unite sono state protagoniste di progressi decisivi, dalla decolonizzazione al sostegno allo sviluppo sociale ed economico di miliardi di persone, dagli interventi per il mantenimento della pace alla difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali", sottolineando come in questo lungo percorso "non sono mancati ostacoli, errori e lacune, in parte riconducibili a carenze strutturali dell'Organizzazione, in parte all'altalenante volontà politica degli stessi stati membri a sostenerne pienamente l'azione".  L'Italia, continua Mattarella, "con convinzione, si è fatta protagonista di campagne per la promozione di valori universali, ospitando sul suo territorio importanti strutture dell'Onu. Una strada che Vienna e Roma hanno percorso assieme" Nel corso del suo intervento, c'è spazio anche per denunciare le recenti esercitazioni nucleari portate avanti da Vladimir Putin che hanno visto l'impiego di missili intercontinentali supersonici: "C'è l'esigenza di rafforzare - e non demolire - l'architettura relativa al disarmo e alla non proliferazione delle armi nucleari, in una fase storica in cui, invece, assistiamo a inaccettabili allusioni all'impiego di armi di distruzione di massa", Infine, sulla recente riforma portata avanti dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, nota come "iniziativa UN80", secondo Mattarella si sta andando "nella giusta direzione" e sollecita a una "riflessione più ampia sugli stessi meccanismi decisionali dell'Onu, a cominciare del Consiglio di sicurezza, la cui composizione - e i cui poteri in capo ai membri permanenti - riflettono il mondo del 1945".

Fissato il nuovo round al Riesame sui sequestri all'ex pm Venditti: ecco la data clou

Fissato il nuovo round al Riesame sui sequestri all'ex pm Venditti: ecco la data clou

È fissata per venerdì la nuova discussione davanti al Tribunale del Riesame di Brescia per l'ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti accusato di corruzione in atti giudiziari nella vicenda Garlasco perché sospettato di aver favorito nel 2017 l'archiviazione di Andrea Sempio ora nuovamente indagato per l'omicidio in concorso di Chiara Poggi. Si tratta di un nuovo round dopo che gli stessi giudici del Riesame hanno già annullato il primo decreto di sequestro - di cellulare, computer e hard disk scattato lo scorso 26 settembre - per la genericità della richiesta firmata dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete e dalla pm Cluadio Moregola. Questo è il secondo tentativo, nel caso Garlasco, di mettere le mani su quanto contenuto nei dispositivi elettronici dell'ex magistrato; tentativo che arriva prima delle motivazioni del primo Riesame e quando è pendente un'ulteriore richiesta di incidente probatorio per acquisire il contenuto informatico. Nella richiesta di sequestro, la Procura di Brescia sostiene che all'interno di cellulare "sono sicuramente contenuti elementi utile alla prova del reato" ma non è in grado di indicare la ricerca di parole chiave sostenendo la necessità di indagare a tutto tondo "sui rapporti tra gli inquirenti (pm e polizia giudiziaria) con la famiglia Sempio o i loro avvocati e consulenti tecnici, sul versamento di denaro agli inquirenti - anche attraverso terzi soggetti". Nella richiesta di aver accesso liberamente a 11 anni di ricerche sui dispositivi informatici, si evidenzia anche come "di estrema utilità" potrebbe rivelarsi l'individuazione e l'acquisizione di chat il cui contenuto potrebbe essere stato cancellato visto l'eco mediatico dell'indagine.

Lo Stato vaticano è nato a tavola

Lo Stato vaticano è nato a tavola

AGI - “In compagnia prese moglie un frate”, dice il proverbio. E nell’anno 728 a Sutri, nel Viterbese, con un banchetto organizzato dal papa in onore del re dei Longobardi la Chiesa ottenne un “regalo” addirittura memorabile: la nascita dello Stato pontificio . La grande Storia era passata per il cibo. Il fatto cui si fa riferimento è noto agli storici come la Donazione di Sutri, la restituzione del castello nell’antico centro sulla via Cassia, a poco più di 50 chilometri da Roma, in favore del pontefice Gregorio II (o meglio dei santi Pietro e Paolo) da parte del “generoso” Liutprando, sovrano dei Longobardi i quali “per 140 giorni – come riporta il ‘Liber Pontificalis’, libro che raccoglie le biografie dei pontefici e considerato dagli accademici fonte ‘semiufficiale’ – ne furono i padroni”. Finalmente la capitale universale del cattolicesimo poteva (metaforicamente) sventolare la sua bandiera in cima al Cupolone di San Pietro e mostrare di possedere un’entità politica e non solo dogmatica. Inoltre, sembra che questa volta sia stato addirittura possibile “fotocopiare” il menù che fu offerto dal santo padre al monarca. Piatto principale il pesce “sacro” , e non a caso. Infatti, l’accordo tra i due potenti fu “mandato giù” attraverso un “convivium” in cui ogni pasto aveva un suo preciso significato. A spiegarlo è la professoressa Francesca Pandimiglio, docente di Storia dell'arte nella Scuola secondaria di secondo grado e dottoranda di ricerca all'Università della Tuscia, concentrando i suoi studi nell’arco di tempo che va dall’archeologia cristiana ai popoli barbarici. “Atti ufficiali su come venivano fatte le imbanditure dei pranzi e delle cene tra i Longobardi – puntualizza la prof – ovviamente non esistono. Però ci sono elementi riguardanti i prodotti e le ricette: le fonti sono le cronache e le citazioni di Paolo Diacono”. Paolo - nato in una famiglia aristocratica di Cividale del Friuli e (dice la tradizione) morto monaco benedettino a Montecassino, nel Frusinate (720 circa-799) – ha dedicato buona parte della sua vita a scrivere la biografia dei barbari d’oltralpe, prima federati dei Romani e poi, con lo sgretolarsi dell’impero, con re Alboino arrivati attraverso il Friuli e dilagati da Nord a Sud dell’Italia regnando per oltre duecento anni, dal 568 al 774. In pratica, Diacono - come scrive nel suo libro “Voci dai secoli bui” lo storico Stefano Gasparri – è stato “autore di una delle cronache più famose dell’intero medioevo europeo, la ‘Storia dei Longobardi’”. È basandosi su questi documenti che la docente ha riproposto il menù di quel celebre giorno . La lista è stata pubblicata per la prima volta tre anni fa sulle pagine del settimanale della Tuscia “La Loggetta”. E da allora la ricercatrice ne parla alle giornate organizzate dal Gruppo archeologico “Noukria”, antico nome del comune di Nocera umbra che ospita gli incontri e dove nell’estate del 2022, al primo convegno europeo su “I cibi dei Longobardi”, una sezione è stata dedicata proprio al “Convivium con re Liutprando e papa Gregorio II in occasione della redazione e consegna della Donazione di Sutri”, (ri)servendo perfino la carrellata di piatti ai partecipanti. “Il re Liutprando si definiva ‘catholicus’, in quanto istituito come sovrano per volere divino – scrive Pandimiglio – e questo fa supporre che a tavola ambedue (papa e re, ndr) prediligessero degustare prevalentemente il pesce, decisamente più salutare, raffinato e considerato sacro rispetto alla carne”. Quindi l’esperta ipotizza tre carte di pietanze per il ‘convivium’ di Sutri. “Una prima lista di imbandigione – continua la prof – è con una vivanda tipica, la ‘puls’, ovvero polenta di farro e miglio , ma anche di ‘roveja’, legume simile al pisello tipico della vallata di Civita di Bagnoregio e di Cascia, in Umbria; oppure – prosegue - di farina di castagne prevalentemente dei boschi della zona, nei pressi di Sutri e dei Cimini, condita con lardo e tartufo e accompagnata da una zuppetta di erbe di campo o dalla vellutata di ortica e guanciale detto ancora oggi ‘del Duca’”. Poi segue la seconda lista, con “ cinghiale alla melangola, o arancio amaro ” – suggerisce la ricercatrice - che poteva essere accompagnato da altra cacciagione, come il fagiano alla mostarda, oppure il coniglio farcito, detto alla longobarda, con ripieno di carne tritata, uova, pinoli, formaggio morbido e mele. I Longobardi – aggiunge Pandimiglio - gustavano anche il pesce di fiume e di lago condito con l’ossimello, una salsa liquida ottenuta mescolando due parti di miele e una di aceto. Il pesce che maggiormente veniva degustato era il merluzzo e le aringhe, oltre a un’ampia varietà di pesci d’acqua dolce e salata”. Dunque i dolci, per esempio il “ nucato ”: “Un vino speziato e aromatico – spiega la prof - utilizzato fino al XVII secolo”. E infine la colomba: “La storia – racconta Pandimiglio - narra di una fanciulla prigioniera la quale, per suscitare la clemenza di re Alboino preparò e donò un dolce a forma di colomba. La pietanza risultò essere davvero eccezionale, tanto che il re graziò la giovane e la lasciò libera”. L’ultimo incontro che si è svolto a Nocera Umbra ha riguardato l’artigianato orafo dei Longobardi, mentre i precedenti, rispettivamente, hanno trattato i tessuti, i corredi e il cibo del popolo del Nord Europa. Il prossimo? “Non si sa – dice l’instancabile fondatore del Gruppo archeologico “Noukria”, Angelo Brancaleone, 70 anni, ex ispettore del lavoro appassionato di storia - forse sarà sulla superstizione longobarda”.

“Ho una testa da 18enne in un corpo non proprio adolescenziale. La fedeltà? Le donne sono la cosa più bella e io ho frequentato tanti porti. La prima volta è stata a Buckingham Palace”: parla Corrado Tedeschi

“Ho una testa da 18enne in un corpo non proprio adolescenziale. La fedeltà? Le donne sono la cosa più bella e io ho frequentato tanti porti. La prima volta è stata a Buckingham Palace”: parla Corrado Tedeschi

“Ogni tanto chiamavo Voglino (Bruno, ndr) a Roma e gli chiedevo: scusi, ma perché pur avendo vinto il concorso non lavoro? E lui mi rispondeva: certi meccanismi della Rai sono misteriosissimi pure per me. Alla fine mi consigliò di chiamare Ludovico Peregrini, il notaio di Mike, che faceva i casting per Canale 5″: il racconto […] L'articolo “Ho una testa da 18enne in un corpo non proprio adolescenziale. La fedeltà? Le donne sono la cosa più bella e io ho frequentato tanti porti. La prima volta è stata a Buckingham Palace”: parla Corrado Tedeschi proviene da Il Fatto Quotidiano .

Prodi a caccia dell'oro nei forzieri di Fort Knox

Prodi a caccia dell'oro nei forzieri di Fort Knox

Se non ci fosse, con i suoi 86 anni ben portati, con le sue sorprese, i suoi spiazzamenti, le sue contraddizioni, i suoi buonumori e malumori, che possono portarlo a gesti anche sgradevoli come quelle mani finite tra i capelli di una cronista troppo curiosa o irreverente, Romano Prodi dovremmo inventarcelo per non rendere monotone le nostre cronache politiche. E persino le analisi, quando ci avventuriamo a farne per capire, per esempio, come possa essere capitato proprio a Prodi di vincere due volte le elezioni contro Silvio Berlusconi, come ricordano nei salotti televisivi che lo ospitano, ma di non essere mai durato all’incirca più di un anno mezzo, sui cinque di una legislatura, quando gli è toccato di governare da Palazzo Chigi, una volta trascinandosi appresso nella caduta le Camere. Peggio di una seduta spiritica, di cui pure egli fu partecipe ai tempi del sequestro di Aldo Moro scampando all’arresto, cui chiunque sarebbe incorso al suo posto raccontando di avere appreso dallo spirito di La Pira il nome di una località chiave - Gradoli - di quella drammatica vicenda cominciata con il sequestro dell’allora presidente della Dc, fra il sangue della sua scorta, e conclusa dopo 55 giorni col suo assassinio. L’ultima, o penultima, dell’ex premier fondatore prima dell’Ulivo e poi dell’Unione, è una specie di sfida lanciata a Gorgia Meloni a riscattarsi dalla figura da lui stesso assegnatagli di obbediente al presidente americano Donald Trump con la decisione di chiedere, quanto meno, la restituzione all’Italia di quelle mille tonnellate e più d’oro custodite da troppo tempo nel forziere statunitense di Fort Knox. Quella di riprendersi l’oro italiano custodito in America non è neppure un’idea originale, a dire il vero, essendo stata sostenuta dalle opposizioni di turno, anche dalla Meloni prima di arrivare alla guida del governo, come ha tenuto a ricordare il Corriere della Sera in una cronaca della sortita di Prodi. Ma è un inedito, nel caso dell’ex premier di centrosinistra, con la motivazione un po’ sovranista, o nazionalista, di una prova di autonomia, di affrancamento da un alleato diventato troppo oneroso o inaffidabile. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44946269]] Anche a costo di non avere nei forzieri della Banca d’Italia lo spazio per sistemare i lingotti soprapponendoli o accostandoli alle mille tonnellate e cento già presenti. Per farne poi cosa?, verrebbe da chiedere a Prodi nella sua veste di economista. O di ex contrariato anche dal silenzio in cui cadono i suoi consigli e lamenti, pur giustificati, nel partito di cui la segretaria attuale voleva occupare sedi e sezioni per vendicare proprio lui, trafitto in una corsa al Quirinale dai soliti, immancabili “franchi tiratori” nominalmente amici. Consigli o lamenti, o moniti, per la mancanza, per esempio, di un minimo di programma che renda visibile e realistico un progetto di alternativa al centrodestra. Prodi “esagera”, si è lasciato scappare di recente il più paziente o sornione Pier Luigi Bersani , che peraltro da segretario del Pd fu il regista e gestore della sua improvvisa e sfortunata candidatura alla Presidenza della Repubblica nel 2013, alla scadenza del primo mandato di Giorgio Napolitano, e dopo il fallimento della prima candidatura del Pd alla successione: quella del presidente dello stesso Pd Franco Marini, condivisa anche da buona parte, se non tutto il centrodestra. Che ne ricordava e apprezzava la passata militanza democristiana, fra le correnti di Carlo Donat-Cattin e di Giulio Andreotti, dopo la morte del leader della sinistra sociale dello scudo crociato. Non vorrei che a fare la guardia all’oro ricomposto della Banca d’Italia finisse, tra scherzo e realtà, uno come il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, impegnato con i suoi scioperi generali di venerdì a preparare una “festosa” rivoluzione sociale, direbbe forse Achille Occhetto con l’esperienza fallita della sua “gioiosa macchina da guerra” allestita nel 1994 contro quell’imprevisto guastafeste di Silvio Berlusconi.