Giochi, Nasce DiaLogico: confronto aperto sul riordino gioco online

Giochi, Nasce DiaLogico: confronto aperto sul riordino gioco online

Roma, 10 nov. (Adnkronos) - Si è svolto a Roma il primo appuntamento del ciclo DiaLogico, promosso da Logico – Lega Operatori di Gioco su Canali Online, con il supporto di Cuiprodest, sul riordino del gioco a distanza. L'incontro ha riunito esponenti istituzionali, rappresentanti delle authority, associazioni di categoria e operatori del comparto, in un momento cruciale per il settore del gioco pubblico, impegnato nelle procedure di riordino e assegnazione delle nuove concessioni. A introdurre i lavori Moreno Marasco, Presidente Logico. La moderazione dell'incontro è stata affidata a Giuseppe Volpe, Managing Partner di Cuiprodest. Sul fronte politico, ha contribuito alla discussione l'Onorevole Andrea De Bertoldi (Lega, Commissione Finanze). Il dibattito ha coinvolto i principali attori della filiera e le associazioni di categoria, con Geronimo Cardia (Presidente Acadi), Valerie Peano (Avvocato ed esperta del settore) e i rappresentanti delle maggiori concessionarie di gioco online, come Marco De Cesare (Vicepresidente Logico e Betsson) e Carmine Giordano (LeoVegas Group). ( foto ) Nel corso della tavola rotonda, i relatori hanno condiviso la necessità di un approccio tecnico e costruttivo, capace di coniugare tutela sociale, libertà di impresa e sostenibilità economica. L'iniziativa segna l'avvio di un ciclo periodico di incontri che, sotto il format DiaLogico, offriranno un luogo di confronto stabile e qualificato tra operatori, istituzioni e regolatori.

Contro la violenza sulle donne nasce Protocollo Zeus. La psicologa: “Così rieduchiamo gli uomini violenti”

Contro la violenza sulle donne nasce Protocollo Zeus. La psicologa: “Così rieduchiamo gli uomini violenti”

Un percorso per educare gli uomini e renderli consapevoli della gravità di alcuni comportamenti culturalmente sessisti e violenti nei confronti delle compagne al fine di prevenire casi di violenza domestica. Questo lo scopo con cui è nato il Protocollo Zeus, che viene rinnovato per questo nuovo anno anche a Frosinone. Fanpage.it ha intervistato la coordinatrice del progetto, la dottoressa Antonella D'Ambrosi, Responsabile di Dipartimento e Psicopatologia nel Circuito Penitenziario. Continua a leggere

Filippine: 1,4 milioni di persone evacuate a causa secondo tifone

Filippine: 1,4 milioni di persone evacuate a causa secondo tifone

Manila, 10 nov. (Adnkronos) - Il tifone Fung-wong ha provocato inondazioni e frane, ha interrotto l'erogazione di energia elettrica in intere province e ha ucciso almeno quattro persone, tra cui due bambini, prima di allontanarsi dalle Filippine. Circa 1,4 milioni di persone sono state evacuate prima che toccasse terra la scorsa notte, secondo l'Ufficio della Protezione Civile. Il tifone si è abbattuto sulla municipalità costiera di Dinalungan, sull'isola principale di Luzon, con venti fino a 185 km/h e raffiche fino a 230 km/h. Fung-wong segue la scia del tifone Kalmaegi, che ha ucciso quasi 200 persone nella parte centrale dell'arcipelago e cinque in Vietnam. Secondo l'agenzia meteorologica filippina Pagasa, la tempesta, la cui estensione ha interessato quasi l'intero arcipelago, ha perso intensità attraversando le province montuose del nord e le pianure agricole durante la notte, prima di dirigersi verso Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale. L'isola si sta ora preparando per Fung-wong, chiudendo le scuole in alcune parti della contea orientale di Hualien e con l'emissione di ordini di evacuazione nelle aree soggette a inondazioni e frane, ha riferito la Central News Agency di Taiwan.

Schlein e M5s, assalto al Garante per la Privacy: "Dimissioni in blocco"

Schlein e M5s, assalto al Garante per la Privacy: "Dimissioni in blocco"

Le opposizioni all'assalto del Garante della Privacy , usato come una clava per colpire il governo di Giorgia Meloni . Tutto questo nel quadro di una lotta ormai senza quartiere con Report e Sigfrido Ranucci . A chiedere espressamente le dimissioni in blocco dei consiglieri è Elly Schlein , segretaria del Partito democratico, secondo cui "sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell'Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità". "Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell'intero consiglio - sottolinea Schlein -. Le inchieste giornalistiche di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica. Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell'istituzione che deve tutelarne i diritti e assicurare la necessaria terzietà del collegio, anche rispetto alla politica". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44909662]] Le fa eco Francesco Boccia , presidente dei senatori dem: "Da due settimane assistiamo a una serie di rivelazioni, attraverso Report , che riguardano l'attività del Garante della privacy. Evidenti conflitti politici e d'interesse dei membri del collegio, spese pazze, decisioni assunte e poi modificate. Di fronte alla realtà che emerge è assolutamente necessario l' azzeramento dell'authority. E saremmo curiosi di sapere l'opinione del governo su quanto emerso visto che Report ha documentato che, in più di una occasione, un membro del collegio ha avuto interlocuzioni dirette con il partito della Presidente del Consiglio prima che l'Authority assumesse importanti decisioni. Fatti che se dovessero essere confermati renderebbero l'Autorità non più credibile e debole di fronte a cittadini e imprese. E' urgente che il governo venga immediatamente in aula a chiarire quali sono i rapporti intercorsi tra un membro del collegio e Fratelli d'Italia e tra i singoli membri del collegio e aziende e studi legali che anziché essere controparte dell'autorità sono diventati parte integrante di un sistema a dir poco discutibile se non opaco. Il Pd presenterà una interrogazione urgente al governo". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44924468]] Stessa musica dal Movimento 5 Stelle : "Dopo l'ulteriore ondata di rivelazioni di Report non ci sono più alibi: il Garante della Privacy va azzerato subito. Un’autorità che dovrebbe difendere i cittadini è diventata un covo di conflitti d’interesse, favoritismi, spese folli e legami politici imbarazzanti. Com'è possibile che Giorgia Meloni non dica nulla su questo vero e proprio scandalo? Forse perché i legami suoi e di sua sorella con Ghiglia la mettono in estremo imbarazzo? Forse il governo tace perché è complice? Fuori subito Ghiglia e tutto il collegio. Serve una nuova autorità, indipendente, trasparente, e che risponda ai cittadini e non a via della scrofa". Dal Garante, intanto, mette in conto le dimissioni anche Guido Scorza . Ma non deve sorprendere, essendo l'avvocato stato eletto come consigliere in quota 5 Stelle. "Viviamo nella società dei dati, il diritto alla privacy non è mai stato così importante nella vita delle persone. Non so immaginare il presente e il futuro senza un'Autorità di protezione dei dati forte, indipendente e autorevole. Specie in una stagione nella quale l'intelligenza artificiale e, con essa, una concentrazione inedita di potere tecnologico, economico e politico, proprio grazie ai dati personali, minaccia di governare l'intera società. Però si è innescato qualcosa che sta minando alla radice l'indipendenza e l'autorevolezza percepite dell'Autorità". Scorza è uno dei quattro componenti del collegio del Garante della Privacy nominato dal Parlamento e dalle pagine di Repubblica annuncia la possibilità di dimissioni a seguito delle inchieste della trasmissione di Ranucci su Rai 3. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44930805]] "Vediamo cosa succederà nelle prossime ore. Quella di un mio passo indietro è stata una riflessione che ha preceduto qualsiasi altra. La scelta, per ora, è stata quella di restare. Gettare la spugna mi dispiacerebbe e la vivrei come una sconfitta ma, naturalmente, è un'opzione che lascio sul tavolo e che farei mia se mi rendessi conto che è utile al bene dell'Autorità e di un diritto tanto fragile quanto importante come la Privacy". Scorsa fu il solo a votare contro la multa a Report per la pubblicazione dei contenuti di conversazioni sullo scandalo Boccia fra l'ex ministro Gennaro Sangiuliano e sua moglie: "Non ho ancora trovato grandi responsabilità o scelte che non rifarei. Poi bisognerà scrivere, come si fa nel privato, un post mortem . Analizzare cosa non ha funzionato: come si è arrivati dove non si sarebbe dovuti arrivare. Capire come ripartire, facendo in modo che non accada più". In ogni caso, sottolinea, "non c'è un conflitto di interessi: nel mio ex studio legale oggi lavora solo mia moglie: è lì da 15 anni, da quando è nato. E non è socia: non partecipa in alcun modo agli utili, non si è mai occupata di privacy". "Sono stato eletto dal Parlamento come i miei colleghi - conclude Scorza - secondo quanto previsto dalla legge. Dubitare dell'indipendenza di componenti di un'autorità amministrativa per questo, francamente, mi sembra azzardato. Quello che posso dire con assoluta serenità è che in cinque anni e mezzo non ho mai ricevuto una sola telefonata , un solo messaggio, una sola sollecitazione o richiesta di qualsiasi genere da rappresentanti o esponenti politici in relazione a procedimenti pendenti davanti all'Autorità".

L'attore e regista rivela la sua abitudine più curiosa: andare ogni mattina in farmacia. «È uno dei miei luoghi preferiti, ci ascolto la vita vera degli italiani»

L'attore e regista rivela la sua abitudine più curiosa: andare ogni mattina in farmacia. «È uno dei miei luoghi preferiti, ci ascolto la vita vera degli italiani»

Ospite di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, sul Nove, per presentare Vita da Carlo 4 su Paramount+, Carlo Verdone ha regalato un momento di irresistibile ironia e quotidianità. Con la spontaneità che lo contraddistingue, l’attore romano ha raccontato […] L'articolo Carlo Verdone: «Io vado sempre in farmacia, è uno dei miei luoghi preferiti» sembra essere il primo su iO Donna .

Manovra, Casasco (FI): “Con Fi patrimoniale non passerà mai. Contrari a doppia tassazione in ogni ambito”

Manovra, Casasco (FI): “Con Fi patrimoniale non passerà mai. Contrari a doppia tassazione in ogni ambito”

“La patrimoniale, per Forza Italia, non passerà mai: è nel nostro Dna, dal presidente Berlusconi fino a oggi con il nostro segretario Antonio Tajani . Per noi la patrimoniale non esiste, perché il risparmio degli italiani è frutto di redditi già tassati. Introdurre una patrimoniale significherebbe tassare due volte lo stesso reddito, ed è quindi un concetto per noi assolutamente inconcepibile.” Lo ha dichiarato Maurizio Casasco , deputato di Forza Italia e Responsabile del Dipartimento Economia del partito, ospite a Tgcom24. “In Italia, attualmente, esistono più di nove tassazioni patrimoniali – come l’Imu, l’imposta di bollo, quella di registro e ipotecaria, quella sulle attivita immobiliari e transazioni finanziarie,quella sulle donazioni e quella sulle attività immobiliari, solo per citarne alcune – che derivano da una lunga storia di governi della sinistra.  Grazie a Berlusconi le successioni hanno oggi una  soglia di esenzione e saranno un nuovo obiettivo di tassazione della sinistra.  Noi vogliamo l’esatto opposto: vogliamo abbattere le tasse e siamo assolutamente contrari alla doppia imposizione in ogni ambito. Anche nella manovra in discussione stiamo affrontando il tema della doppia tassazione prevista dall’articolo 18 sui dividendi, rispetto alla quale ribadiamo la nostra ferma contrarietà. La nostra linea economica è liberale, non statalista né comunista come quella che la sinistra oggi sta mostrando.” “Dobbiamo puntare sugli investimenti a favore delle imprese, perché è solo attraverso la crescita che si creano posti di lavoro e si aumentano i salari. La nostra ricetta è assolutamente liberale e va in questa direzione: è fondata sulla competitività delle imprese, per dare valore aggiunto al nostro Paese. La ricetta della sinistra, fatta solo di più tasse, è sbagliata non solo per Forza Italia ma per l’economia intera, perché genera ulteriore debito e danni ai lavoratori, alle imprese, alle famiglie e a tutto il sistema Paese”, ha concluso Casasco.

Quanto può pesare il voto degli immigrati sulla politica italiana

Quanto può pesare il voto degli immigrati sulla politica italiana

La strategia della sinistra d’inizio millennio è strettamente brechtiana, nel senso che consiste nell’applicazione letterale di un notissimo aforisma paradossale di Bertolt Brecht. «Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo». Il Comitato Centrale è nel frattempo trascolorato nel Soviet arcobaleno della Ztl, lungo la linea evolutiva Lenin-Mamdani, ma lo schema d’azione dei progressisti 5.0 pare analogo a quello della nomenklatura della Germania Est che il grande commediografo irrideva: se le classi popolari non condividono/votano la linea del Partito, si provvede a cambiare popolo, come blocco sociale di riferimento e anche proprio come popolo votante. È la nuova, magnifica opportunità dischiusa dalla globalizzazione, o meglio da quella sua degenerazione dogmatica detta globalismo, invariabilmente accompagnato dal suo fratello siamese, l’immigrazionismo acritico di massa. Questo micidiale cocktail ideologico, servito quotidianamente all’aperitivo radical, ha partorito la nuova linea programmatica: cambiare popolo, mutare la geografia, l’antropologia, la provenienza fisica e culturale del corpo elettorale. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44908866]] Non è un’ipotesi complottista, è un’agenda politica fattualmente sostenuta e rivendicata alla luce del sole, è la cronaca del nuovo vocabolario progressista. Lo disse chiaro e tondo nella campagna per il referendum Maurizio Landini, voce assai più performante della neosinistra estremista rispetto alla tardo-adolescenziale Elly: «Se noi vinciamo, tu avrai immediatamente il giorno dopo 2,5 milioni di persone che avranno il diritto alla cittadinanza che altrimenti non avrebbero avuto» (diritti elettorali in primis, ça va sans dire). Quel quesito fu poi bocciato dal popolo (ancora) italiano, ma la ratio landiniana è ad esempio la stessa all’origine della reiterata politica dei “porti aperti” durante tutti gli anni in cui ha governato il Pd, peraltro raramente per indicazione democratica del medesimo popolo. Unica eccezione: Marco Minniti, non a caso un esponente della vecchia scuola comunista non intrappolato nell’astratto lirismo inclusivista. La nuova scuola l’aveva già fondata Laura Boldrini, primo comandamento: «I migranti sono l'avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi». Su questa “avanguardia” valoriale ed elettorale oggi si costruiscono candidature mamdaniane in vitro (come sviscera diffusamente l’articolo di Alessandro Gonzato), si ritagliano ossessivamente programmi tutti imperniati sulla tutela aprioristica delle “minoranze” (che è il contrario dell’integrazione, è la targetizzazione fintamente buonista dell’offerta politica), si riscrive incessantemente la narrazione marxista di una società senza classi in quella multiculti di una società senza confini. È una battaglia di prospettiva chiaramente, ma è in corso, e oltre le Alpi possiamo già verificare dove conduce. Quello che il filosofo Pierre-Andre Taguieff chiamò per primo “islamo-gauchismo” è lì già la piattaforma onnicomprensiva della nouvelle gauche incarnata da Jean-Luc Mélenchon, una forma antagonista e ultraimmigrazionista di populismo che ha ormai rottamato il vetusto socialismo francese. E che è espressamente il modello di riferimento del “campo largo” sinistrorso e dei suoi aspiranti leader (da Landini giù fino a Elly e Giuseppi), i quali non a caso negli ultimi mesi si sono dedicati a rincorrere sistematicamente l’antagonismo terzomondista delle piazze ProPal. Sono i primi a sapere di non poter articolare credibilmente parole sul lavoro e la quotidianità degli italiani, e allora meditano di riciclarsi a cartello politico delle istanze in kefiah, sperando nel frattempo di moltiplicare le kefiah. È una distopia che il sociologo conservatore canadese Mathieu Bock-Côté ha battezzato “utopia diversitaria”, in luogo della novecentesca utopia egualitaria, e che si traduce in un culto dell’Altro purchessia, basta non il barbaro lavoratore italiano, europeo e occidentale, irrimediabilmente volgare e reazionario. Un deliro in poche parole, da cui potrebbero salvarci anzitutto gli immigrati attualmente regolari e soprattutto più prossimi culturalmente (a partire da quelli provenienti dall’Est europeo), che non sono giunti qui per trasferirsi in Eurabia e che non a caso nei flussi elettorali spesso non votano a sinistra. Sempre che non rimpiazzino anche loro, chiaramente. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44908854]]

Manovra, Casasco (FI): “Con Fi patrimoniale non passerà mai. Contrari a doppia tassazione in ogni ambito”

Manovra, Casasco (FI): “Con Fi patrimoniale non passerà mai. Contrari a doppia tassazione in ogni ambito”

“La patrimoniale, per Forza Italia, non passerà mai: è nel nostro Dna, dal presidente Berlusconi fino a oggi con il nostro segretario Antonio Tajani . Per noi la patrimoniale non esiste, perché il risparmio degli italiani è frutto di redditi già tassati. Introdurre una patrimoniale significherebbe tassare due volte lo stesso reddito, ed è quindi un concetto per noi assolutamente inconcepibile.” Lo ha dichiarato Maurizio Casasco , deputato di Forza Italia e Responsabile del Dipartimento Economia del partito, ospite a Tgcom24. “In Italia, attualmente, esistono più di nove tassazioni patrimoniali – come l’Imu, l’imposta di bollo, quella di registro e ipotecaria, quella sulle attivita immobiliari e transazioni finanziarie,quella sulle donazioni e quella sulle attività immobiliari, solo per citarne alcune – che derivano da una lunga storia di governi della sinistra.  Grazie a Berlusconi le successioni hanno oggi una  soglia di esenzione e saranno un nuovo obiettivo di tassazione della sinistra.  Noi vogliamo l’esatto opposto: vogliamo abbattere le tasse e siamo assolutamente contrari alla doppia imposizione in ogni ambito. Anche nella manovra in discussione stiamo affrontando il tema della doppia tassazione prevista dall’articolo 18 sui dividendi, rispetto alla quale ribadiamo la nostra ferma contrarietà. La nostra linea economica è liberale, non statalista né comunista come quella che la sinistra oggi sta mostrando.” “Dobbiamo puntare sugli investimenti a favore delle imprese, perché è solo attraverso la crescita che si creano posti di lavoro e si aumentano i salari. La nostra ricetta è assolutamente liberale e va in questa direzione: è fondata sulla competitività delle imprese, per dare valore aggiunto al nostro Paese. La ricetta della sinistra, fatta solo di più tasse, è sbagliata non solo per Forza Italia ma per l’economia intera, perché genera ulteriore debito e danni ai lavoratori, alle imprese, alle famiglie e a tutto il sistema Paese”, ha concluso Casasco.

Quanto può pesare il voto degli immigrati sulla politica italiana

Quanto può pesare il voto degli immigrati sulla politica italiana

La strategia della sinistra d’inizio millennio è strettamente brechtiana, nel senso che consiste nell’applicazione letterale di un notissimo aforisma paradossale di Bertolt Brecht. «Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo». Il Comitato Centrale è nel frattempo trascolorato nel Soviet arcobaleno della Ztl, lungo la linea evolutiva Lenin-Mamdani, ma lo schema d’azione dei progressisti 5.0 pare analogo a quello della nomenklatura della Germania Est che il grande commediografo irrideva: se le classi popolari non condividono/votano la linea del Partito, si provvede a cambiare popolo, come blocco sociale di riferimento e anche proprio come popolo votante. È la nuova, magnifica opportunità dischiusa dalla globalizzazione, o meglio da quella sua degenerazione dogmatica detta globalismo, invariabilmente accompagnato dal suo fratello siamese, l’immigrazionismo acritico di massa. Questo micidiale cocktail ideologico, servito quotidianamente all’aperitivo radical, ha partorito la nuova linea programmatica: cambiare popolo, mutare la geografia, l’antropologia, la provenienza fisica e culturale del corpo elettorale. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44908866]] Non è un’ipotesi complottista, è un’agenda politica fattualmente sostenuta e rivendicata alla luce del sole, è la cronaca del nuovo vocabolario progressista. Lo disse chiaro e tondo nella campagna per il referendum Maurizio Landini, voce assai più performante della neosinistra estremista rispetto alla tardo-adolescenziale Elly: «Se noi vinciamo, tu avrai immediatamente il giorno dopo 2,5 milioni di persone che avranno il diritto alla cittadinanza che altrimenti non avrebbero avuto» (diritti elettorali in primis, ça va sans dire). Quel quesito fu poi bocciato dal popolo (ancora) italiano, ma la ratio landiniana è ad esempio la stessa all’origine della reiterata politica dei “porti aperti” durante tutti gli anni in cui ha governato il Pd, peraltro raramente per indicazione democratica del medesimo popolo. Unica eccezione: Marco Minniti, non a caso un esponente della vecchia scuola comunista non intrappolato nell’astratto lirismo inclusivista. La nuova scuola l’aveva già fondata Laura Boldrini, primo comandamento: «I migranti sono l'avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi». Su questa “avanguardia” valoriale ed elettorale oggi si costruiscono candidature mamdaniane in vitro (come sviscera diffusamente l’articolo di Alessandro Gonzato), si ritagliano ossessivamente programmi tutti imperniati sulla tutela aprioristica delle “minoranze” (che è il contrario dell’integrazione, è la targetizzazione fintamente buonista dell’offerta politica), si riscrive incessantemente la narrazione marxista di una società senza classi in quella multiculti di una società senza confini. È una battaglia di prospettiva chiaramente, ma è in corso, e oltre le Alpi possiamo già verificare dove conduce. Quello che il filosofo Pierre-Andre Taguieff chiamò per primo “islamo-gauchismo” è lì già la piattaforma onnicomprensiva della nouvelle gauche incarnata da Jean-Luc Mélenchon, una forma antagonista e ultraimmigrazionista di populismo che ha ormai rottamato il vetusto socialismo francese. E che è espressamente il modello di riferimento del “campo largo” sinistrorso e dei suoi aspiranti leader (da Landini giù fino a Elly e Giuseppi), i quali non a caso negli ultimi mesi si sono dedicati a rincorrere sistematicamente l’antagonismo terzomondista delle piazze ProPal. Sono i primi a sapere di non poter articolare credibilmente parole sul lavoro e la quotidianità degli italiani, e allora meditano di riciclarsi a cartello politico delle istanze in kefiah, sperando nel frattempo di moltiplicare le kefiah. È una distopia che il sociologo conservatore canadese Mathieu Bock-Côté ha battezzato “utopia diversitaria”, in luogo della novecentesca utopia egualitaria, e che si traduce in un culto dell’Altro purchessia, basta non il barbaro lavoratore italiano, europeo e occidentale, irrimediabilmente volgare e reazionario. Un deliro in poche parole, da cui potrebbero salvarci anzitutto gli immigrati attualmente regolari e soprattutto più prossimi culturalmente (a partire da quelli provenienti dall’Est europeo), che non sono giunti qui per trasferirsi in Eurabia e che non a caso nei flussi elettorali spesso non votano a sinistra. Sempre che non rimpiazzino anche loro, chiaramente. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44908854]]

Dacia Bigster, la prova de Il Fatto.it – Con il mild hybrid-G 140 punta più in alto – FOTO

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La sorellona della Duster fa un altro passettino verso in su sulla scala della “mobilità sociale” automobilistica della Dacia. Lo fa con la nuova versione Bigster mild hybrid-G 140, dove per la prima volta aggiunge il sistema mild-hybrid da 48 V al pezzo forte della casa, la motorizzazione bifuel benzina-GPL. Il sistema ibrido assiste il […] L'articolo Dacia Bigster, la prova de Il Fatto.it – Con il mild hybrid-G 140 punta più in alto – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano .