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E niente, ce la siamo giocata. Adesso possiamo dirlo ufficialmente, con tutti i crismi dell'affermazione definitiva. Francesca Albanese è persa per sempre, rapita dal vortice di espansione dell'ego, diretta conseguenza dell'ascensione a mito imperituro del popolo ProPal dentro e fuori i confini nazionali. Per averne contezza è sufficiente riproporre qui qualche passaggio dell'intervista di ieri al Corriere della Sera, in cui si raggiungono vette di hybris raramente riscontrabili sul pianeta terra. Citazione letterale: «Sono la prima funzionaria nella storia delle Nazioni Unite a subire un simile trattamento, che condivido con Putin, Khamenei e Maduro. E che mi viene riservato perché collaboro con la Corte penale internazionale. La verità è che ho denunciato le violazioni dei diritti umani compiute da Israele». Non so se mi spiego: siamo di fronte a un caso raramente riscontrabile in natura, un caso di palese dissociazione dalla realtà. Ma come le viene in mente, dott.ssa Albanese, di mettersi nel club con quei personaggi? Si rende conto che, con tutti i suoi difetti (ed anche pregi, perché ci sono), Vladmir Putin è il Presidente della Russia da venticinque anni ed avrà un posto di rilievo nei libri di storia di tutto il mondo? Comprende che la Guida Suprema Khamenei è il Capo assoluto di una nazione da novanta milioni di abitanti nonché vertice indiscusso dell'Islam sciita ed al centro di delicatissimi equilibri strategici militari (in tema nucleare) che impegnano analisti ed apparati di intelligence dei cinque continenti? Riesce a realizzare che il dittatore spietato del Venezuela Maduro governa con pugno di ferro la nazione con le più grandi riserve petrolifere del pianeta ed è oggi (spero con successo) oggetto di una offensiva militare americana senza precedenti per l'area dei Caraibi? Evidentemente tutto questo sfugge ad Albanese, giacché riesce a fondare a tutta pagina sul Corrierone l'inedito (ed improbabile) club Putin&Khamenei&Maduro&Albanese. Vabbè, direte voi, tutto qui? Neanche per sogno. C'è una seconda spaventosa "perla". Eccola qui, in tema di boicottaggio alle università israeliane: «Fino al 2024, sono sempre stata contraria. Invece poi ho capito perché è fondamentale. L'università israeliana è un pilastro della narrazione ed è un motore della macchina della guerra». Già, avete capito bene. Alla faccia di ogni minima considerazione del valore della ricerca e dell'indipendenza della medesima ecco arrivarci un pronunciamento (questo sì) che suona di brutale discriminazione. Qualcosa di irricevibile, peraltro lontano anni luce da quanto stanno facendo molte nazioni islamiche del Medio Oriente. Quindi? Abbiamo finito? Assolutamente no! C'è almeno una terza affermazione che va segnalata. Non solo per il suo contenuto, ma anche per l'arroganza implicita nella forma. Alla domanda su Papa Leone XIV che appena ricevuto Abu Mazen in Vaticano, Albanese risponde così: «Credo sia stato un errore clamoroso ricevere Herzog, uno che ricorre negli atti della Corte di giustizia internazionale per genocidio». La scelta di grande lungimiranza politica e spirituale del Papa (parlo con palestinesi e israeliani al massimo livello) viene criticata duramente, usando un'espressione senza senso alcuno come «errore clamoroso». Dice Albanese che le hanno offerto candidature in Parlamento e che lei ha rifiutato. Le crediamo sulla parola. Ma ci sentiamo di dare un consiglio a tutti quelli che l'hanno pensato: lasciate perdere, avreste ottime probabilità di pentirvene.
Dalla lista nera dell’Fbi alla Casa Bianca: il 10 novembre il presidente statunitense Donald Trump ha ricevuto Ahmed al Sharaa, il cui paese entrerà a far parte della coalizione internazionale contro il gruppo Stato islamico. Leggi
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