Mattarella all’Onu: “Rafforzare il disarmo nucleare, inaccettabili allusioni all’uso di armi di distruzione di massa”

Mattarella all’Onu: “Rafforzare il disarmo nucleare, inaccettabili allusioni all’uso di armi di distruzione di massa”

Un monito contro il rischio di escalation nucleare, per il momento soltanto verbale. È quello lanciato oggi da Sergio Mattarella, che è intervenuto alle Nazioni Unite a Vienna. “Il quadro geopolitico che abbiamo di fronte, dalla perdurante guerra di aggressione russa all’Ucraina, alla crisi in Medio Oriente, all’instabilità in diverse aree del continente africano, spesso […] L'articolo Mattarella all’Onu: “Rafforzare il disarmo nucleare, inaccettabili allusioni all’uso di armi di distruzione di massa” proviene da Il Fatto Quotidiano .

Tutti i misteri dell'Ufo di Magenta e gli x-files di Mussolini

Tutti i misteri dell'Ufo di Magenta e gli x-files di Mussolini

Sono passati quasi cent’anni, ma ‘l’ufo di Mussolini’, o meglio gli x-files di quel periodo, continuano a suscitare curiosità non solo tra ufologi e appassionati del mistero. Perché si tratta di qualcosa che riscriverebbe tutta la storia della moderna ufologia ‘scalzando’ il celebre episodio di Roswell del 1947 dal trono di primo incidente ufo della storia moderna. E in parte lo ha già fatto. Non è un caso che proprio questo argomento sia stato uno dei pilastri dell’annuale simposio della Sol Foundation, un think tank internazionale, fondato e guidato da studiosi e professionisti con ruoli di alto livello in ambito scientifico e politico come Garry Nolan, professore di patologia alla Stanford University e l’antropologo Peter Skafish. Proprio come non è un caso che l’edizione di quest’anno si sia svolta pochi giorni fa in Italia, a Baveno, sulla sponda piemontese del lago Maggiore. Chi si aspettava tipi eccentrici con improvvisati cappelli d’alluminio sarà rimasto deluso perché il simposio ha radunato esperti da tutto il mondo, tra cui anche l’astrofisico parigino Jacques Vallée, che hanno analizzato i dati sugli oggetti volenti non identificato, l’impatto geopolitico e tecnologico del fenomeno hanno cercato di definire degli standard scientifici condivisi e hanno riflettuto proprio su quella che sarebbe accaduto a Magenta, alle porte di Milano, nel giugno 1933. Riavvolgiamo il nastro: quando si parla dell’UFO di Magenta, non ci si riferisce a un semplice avvistamento di quello che oggi sarebbe definito come UAP, cioè un Fenomeno aereo non identificato, ma al recupero di un velivolo sconosciuto. E non nel pieno del clima ufologico che ha caratterizzato la Guerra Fredda, ma quattordici anni prima del celebre caso di Roswell. La storia riemerge solo a metà degli anni ’90, quando Roberto Pinotti, presidente del Centro Ufologico Nazionale, presenta documenti che raccontano un episodio accaduto nel giugno 1933 a Magenta (nell’area tra Ponte Vecchio e Carpenzago), alle porte di Milano: un oggetto dalla forma insolita sarebbe precipitato nei campi, causando l’intervento immediato delle autorità fasciste. Materiale che arriva da un mittente anonimo e che per questo viene snobbato da molti, non da Pinotti che avvia una serie di indagini. Secondo quei documenti (confermati come autentici), Mussolini avrebbe firmato un ordine diretto per imporre silenzio assoluto sull’accaduto attraverso un telegramma classificato come “riservatissimo”. Pare che, inizialmente, questo misterioso velivolo fosse stato scambiato per tecnologia tedesca avanzata. Ad ogni modo, l’Italia voleva vederci chiaro: le carte parlano di un velivolo descritto come “a forma di campana” o “ghianda”. Insomma, né un aereo, né un dirigibile bensì qualcosa che non rientrava nei canoni della tecnologia nota dell’epoca. Il relitto sarebbe stato trasferito in un hangar della Siai-Marchetti, in provincia di Varese. Qui entra in scena uno dei dettagli più affascinanti: la creazione del Gabinetto RS/33 (Ricerche Speciali): una squadra riservata che aveva avuto il compito di studiare il reperto. A coordinarla Guglielmo Marconi, come confermato anni dopo dal nipote, il principe Guglielmo Giovanelli Marconi. Secondo Pinotti (unico relatore italiano al convegno), il velivolo non sarebbe rimasto in Italia. Con la resa del 1945 sarebbe passato agli Alleati. E da lì sarebbe arrivato negli Stati Uniti. Una teoria che, di recente, ha trovato una conferma importante: quella dell’ex funzionario dell’intelligence USA David Grusch, la cui testimonianza davanti al Congresso americano è chiara: gli Stati Uniti possiedono mezzi precipitati con tecnologia non umana, recuperati in diversi contesti internazionali. E cita esplicitamente un caso avvenuto in Italia negli anni ’30. Intendiamoci, il tema è delicato e bisogna sempre mantenere un equilibrio costante per non cedere alla tentazione e lasciarsi affascinare dalle ipotesi più suggestive, seducenti. Ma in questo caso le luci cominciano a superare le ombre a suon di conferme. E il fatto che nella sala che ha ospitato il simposio della fondazione, tra le quasi 500 persone in platea ci fossero anche un nipote e un pronipote di testimoni di quell’episodio del 1933 dimostra che il caso non è sepolto. Piaccia o no, qualcosa di strano si è effettivamente schiantato al suolo all'epoca. Gli Stati Uniti hanno sdoganato la questione Ufo almeno da quando, nel 2017, il New York Times ha rivelato l’esistenza di un programma segreto del Pentagono che dal 2007 al 2012 aveva studiato fenomeni aerei non identificati, il cosiddetto ‘Advanced Aerospace Threat Identification Program’. Dalle nostre parti le cose stanno diversamente, ma almeno una certezza l'abbiamo, come ha sottolineato lo stesso Pinotti: “Lo studio degli ufo così come lo concepiamo, vale a dire scientifico e istituzionale, non è nato negli Stati uniti degli anni ‘40 ma nell’Italia degli anni ‘30. Questa è storia”.

Atp Finals, Bolelli e Vavassori volano in semifinale nel doppio

Atp Finals, Bolelli e Vavassori volano in semifinale nel doppio

TORINO (ITALPRESS) – Simone Bolelli e Andrea Vavassori si qualificano aritmeticamente per le semifinali del doppio delle Atp Finals di Torino, in scena all'Inalpi Arena, grazie alla vittoria in due set su Marcel Granollers e Horacio Zeballos. La coppia azzurra si è imposta col punteggio di 7-6 (4) 6-4, ottenendo la seconda vittoria in due partite, dopo quella dell'esordio (sempre in due set) contro Julian Cash e Lloyd Glasspool. Bolelli e Vavassori non sfruttano due chance per il break nel quarto game del primo set, poi sono costretti a cancellarne cinque tra il nono e l'undicesimo gioco. Si va al tie break e qui la coppia azzurra alza il livello, andando a chiudere sul 7-4. Un'iniezione di fiducia che prende forma a inizio secondo set col break in apertura che spiana la strada verso la vittoria: Bolelli e Vavassori concedono le briciole al servizio, senza mai ricorrere ai vantaggi. Granollers e Zeballos cancellano un match point nel nono gioco, ma è tutto rinviato al game successivo: 40-0 e chiusura in bello stile con lo smash in salto degli azzurri. Arriva il primo verdetto, a prescindere dal risultato del match tra Cash e Glasspool contro Krawietz e Puetz. Il bolognese e il torinese sono in semifinale. E' un traguardo storico quello centrato da Bolelli e Vavassori, che diventano la prima coppia italiana a ottenere il pass per le semifinali nel “Master” di doppio di fine anno. “Siamo felicissimi. Abbiamo centrato l'obiettivo della settimana, che era giocare con tanta energia, trascinati anche da questo grande pubblico di Torino. L'atmosfera qui è incredibile. Ce la stiamo godendo: siamo orgogliosi di quanto stiamo facendo. I risultati vengono di conseguenza”. Così, ai microfoni di Sky Sport, Andrea Vavassori, che alla Inalpi Arena gioca in casa, dopo aver conquistato il pass per le semifinali. A fargli eco il compagno bolognese: “Sappiamo che il livello qui è altissimo. La differenza la fanno i minimi particolari. Finora siamo stati molto freddi e abbiamo giocato al meglio i punti importanti. Abbiamo servito sempre bene. Siamo fiduciosi”. – foto Ipa Agency – (ITALPRESS).

Sistema Pavia, indagato imprenditore. Auto sottocosto ai pm per i contratti

Sistema Pavia, indagato imprenditore. Auto sottocosto ai pm per i contratti

È Cristiano D’Arena l’ultimo nome finito nell’inchiesta di Brescia: avrebbe venduto a Venditti e Mazza vetture a prezzi bassi in cambio di accordi per favorire un’altra sua società monopolista nel settore delle intercettazioni. Il supporto tecnico per le intercettazioni, le auto in leasing per la Procura e il ristorante che era diventato il punto di ritrovo della «Squadretta» di investigatori che lavoravano a stretto contatto con l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti , e con il sostituto Paolo Pietro Mazza (ora in servizio a Milano). Nell’inchiesta bresciana sulla presunta corruzione dei due magistrati ricorrono i nomi delle società del gruppo imprenditoriale riconducibile a Cristiano D’Arena , titolare della Esitel, monopolista, per molti anni, delle intercettazioni per la Procura di Pavia (comprese quelle del fascicolo del 2017 su Andrea Sempio per il delitto di Garlasco), alla guida della Cr Service che aveva fornito le vetture per le indagini e ospitale gestore del ristorante. Continua a leggere

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