JT Foot Mercato : Serge Aurier encore poussé vers la sortie
Au programme de ce JT Foot Mercato : Serge Aurier poussé vers la sortie par son club iranien, l’OM fait le ménage dans son effectif et Divock Origi quitte l’AC Milan.
Au programme de ce JT Foot Mercato : Serge Aurier poussé vers la sortie par son club iranien, l’OM fait le ménage dans son effectif et Divock Origi quitte l’AC Milan.
Caro direttore, da nonno, questa storia del «Sì» tolto dall'Inno d'Italia mi sembra il solito, insopportabile eccesso di zelo. E non posso davvero credere, come si sussurra, che arrivi da chi oggi rappresenta lo Stato e la famiglia nel senso più alto: un super nonno come Sergio Mattarella e una super mamma come Giorgia Meloni. Con i miei figli e i miei nipotini l'ho visto succedere tante volte. Alla fine dell'inno i bambini si guardano, aspettano un attimo e poi gridano forti e felici tutti insieme. Quel «Sì», urlato dopo «L'Italia chiamò», era il loro modo di dire che a quella chiamata loro c'erano. Oggi quel «Sì» è stato tolto: la musica copre la risposta e la voce resta fuori. Qualcuno ha deciso che quella sillaba è di troppo. Che va cancellata per rispetto della filologia, per eleganza musicale, per disciplina istituzionale. L'Italia continua a chiamare, ma la risposta deve restare educata, silenziosa, invisibile. Eppure quel «Sì» non era folclore né tifo. Era l'unico punto dell'inno in cui non si ascolta soltanto, ma si risponde. Una sillaba sola, ma definitiva. Una risposta secca a una chiamata secca. Tutto il resto è memoria, solennità, retorica. Lì invece c'era l'adesione. Toglierlo significa insegnare ai più piccoli che si può appartenere senza esporsi, che alle chiamate importanti non è necessario rispondere, che il silenzio è sempre più sicuro della voce. È una pedagogia sottile, ma chiarissima. Fa sorridere amaramente che questa scelta arrivi proprio da chi parla di identità, di patria, di radici. Perché i bambini, come gli sportivi, quando gridano quel «Sì», non pensano alla guerra né alla morte. Pensano all'Italia. Pensano di esserci. Pensano di rispondere. Mameli è morto a ventun anni, il Sì, è vero, non l'aveva messo nel testo, fu pare Michele Novaro, quando lo musicò, ad aggiungerlo come rafforzativo in quel periodo di lotte. Nessuno dei due avrebbe immaginato che, quasi due secoli dopo, qualcuno avrebbe deciso di spegnere quella "forza" coinvolgente, urlata a squarciagola per eccesso di correttezza. Da nonno, quello che fa più male è che togliere quel «Sì» significa togliere ai bambini il primo, istintivo gesto di appartenenza. E un Paese che insegna ai suoi figli a non rispondere quando viene chiamato, prima o poi smette di chiamare davvero. Ma stiamone certi: se lo Stato lo spegne, saranno gli atleti italiani alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina a perpetuare quel «Sì».
Cosa minaccia l’ordine pubblico in Italia? L’uso della violenza a fini politici da parte di gruppi variamente colorati e strutturati è certamente una minaccia. Tanto evidente nella mia città, Torino, dove i fascisti del terzo millennio cioè i militanti di Casapound pestano un giornalista de La Stampa, Andrea Joly, perché fa il suo lavoro e […] L'articolo Non gli scontri in piazza: ecco cosa minaccia davvero l’ordine pubblico in Italia proviene da Il Fatto Quotidiano .
“Una querela non è una sentenza”. Anna Vagli sceglie parole nette per replicare ad Alberto Stasi e alla riemersione della denuncia per diffamazione che la vedrà imputata davanti al tribunale di Lucca. La criminologa forense e giornalista, 36 anni, affida al Corriere della Sera una presa di posizione articolata e puntuale, dopo che la notizia […] L'articolo Delitto di Garlasco, la criminologa Anna Vagli replica alla denuncia di Stasi: “Una querela non è una sentenza, contro di me una gogna mediatica e social. proviene da Il Fatto Quotidiano .
Glicemia alta e alimentazione, ecco i 13 cibi da mangiare perfetti per abbassare i livelli di glicemia nel sangue e benefici per la salute personale
Dalla berlina di Mao alla sfida globale dei Suv elettrici: Hongqi, il marchio di Stato cinese, rinasce con design europeo, tecnologia avanzata e ambizioni da leader premium
A 15-metre Christmas tree lights up Manger Square in front of the Church of the Nativity in Bethlehem this year after a two-year pause from all festivities in solidarity with the city’s fellow Palestinians in Gaza. Read all
Benedetto XVI ricordava nell’Enciclica Caritas in veritate che: “L’economia come ogni altro ambito umano, ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento, non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona”. Ma non sembra affatto che tale sia l’orientamento degli oligarchi della finanza e della stessa politica che ad essi soggiace, come già presagiva […]
Per la sua prima volta da regista con Goodbye June (su Netflix da oggi 24 dicembre), Kate Winslet ha scelto come soggetto un gruppo di famiglia in un interno. Uno sguardo domestico anche nel senso della sceneggiatura, affidata al figlio […] L'articolo Kate Winslet ha diretto un film: si chiama “Goodbye June” ed è in streaming su Netflix sembra essere il primo su iO Donna .
Una festa, questo sono le Olimpiadi. Con una particolarità: anziché costare, rendono. È stato calcolato che i Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026 possono generare 5,3 miliardi di valore aggiunto per l’economia italiana, con benefici durevoli per il turismo, l’occupazione, le infrastrutture. Il calcolo è presto fatto: un miliardo e spiccioli saranno spesi direttamente sul posto dai turisti durante le gare, un altro miliardo abbondante è dato dall’effetto cascata, ovverosia dagli arrivi di lungo periodo, gli altri tre miliardi sono le rendite portate dal miglioramento dei trasporti e delle strutture sportive e ricettive. Ci aspetta una gioiosa e lucrosa vetrina e ci presentiamo con buone possibilità di raccogliere soddisfazioni nelle gare, grazie ad atleti di primo livello. Tutto andrebbe bene, se fossimo un Paese normale. Purtroppo non è così. Prima di essere maestri nello sci infatti siamo campioni del mondo in antagonisti del cervello, nel senso che abbiamo una schiera di fessacchiotti più numerosa dell’esercito di Serse. Piccoli figli di Askatasuna crescono. Gli scemi del villaggio (olimpico) hanno deciso di lanciare la loro contro-manifestazione, le Utopiadi, tre giorni di demenza collettiva annunciati come periodo di «lotta, convergenza, mobilitazione e sport popolare». Tradotto, faranno casino per protestare contro le Olimpiadi. Gli antichi greci, che hanno inventato i Giochi, sospendevano le battaglie quando ardeva la fiaccola sul braciere. I guerrieri incappucciati di oggi invece, un curioso esperimento umano di smidollati ma violenti, coccolati dalla sinistra, non solo da quella estrema, dissotterrano l’ascia di guerra quando vedono profilarsi all’orizzonte i cinque cerchi. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45543672]] «Vogliamo riappropriarci di ogni metro sottratto alla collettività dalla speculazione e dalla privatizzazione della città pubblica e dalla devastazione che questo evento sta portando ai territori coinvolti», minacciano gli invasati, inneggiando alla «diserzione». Sfortunatamente però questi individui non diserteranno. La protesta passiva non è nel loro dna. La parola magica che evocano è “resistenza”. Ma a cosa? Allo sport, al progresso, agli investimenti, alle infrastrutture? Non conta. Resistenza ormai è diventato un grido di malessere esistenziale che legittima lo sfogo violento delle proprie frustrazioni o, peggio, consente un richiamo identitario a nullità che hanno come unico valore il dire “No” a chi vuol vivere normalmente e provare a fare qualcosa. La speranza è che non finisca come il primo maggio del 2015, quando gli antagonisti del cervello provarono a sabotare un altro evento che diede lustro all’Italia, l’Expo. La manifestazione internazionale, capolavoro dell’amministrazione di centrodestra di Letizia Moratti, che sfruttò al massimo le potenzialità della città trasformata dal suo predecessore, Gabriele Albertini, rilanciò Milano nel mondo, ma non piaceva a no global, antagonisti e teppisti vari, che misero a ferro e fuoco il capoluogo lombardo. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45546586]] Fortunatamente il successo della manifestazione cancellò anche il ricordo delle loro violenze e così sarà per le Olimpiadi Invernali con le Utopiadi. La realtà è sempre più forte delle ideologie bislacche. Certo è sconfortante assistere alle iniziative folli di questi ragazzi invecchiati senza crescere che non perdono occasione per cercare la ribalta. Rientra in questa strategia la via crucis che la fiaccola olimpica sta attraversando. Scritte oltraggiose e iniziative pro-Pal ne seguono il percorso da che è stata accesa. Il pretesto delle proteste è boicottare la partecipazione degli atleti israeliani, che peraltro non eccellono nelle specialità invernali. Lo scopo è disturbare l’ordine pubblico. È giunto il momento di prendere sul serio questa gente. Il che non significa starli ad ascoltare e compiacerli, come suggerisce e da sempre fa la sinistra, con i risultati sotto gli occhi di tutti, esemplificati dalle gesta e dallo sgombero di Askatasuna, bensì mettere la cittadinanza nelle condizioni di non dovere più subire i soprusi e le angherie che questa gente le infligge.
L'unico sopravvissuto è stato salvato da un pescatore tunisino
Dans un entretien accordé au podcast The Elevate House, Samuel Umtiti a revisité ses meilleurs souvenirs de son passage à Barcelone (2016-2023). C’est là-bas que le champion du monde 2018 estime avoir (…)
Olavinlinna è un famoso castello finlandese circondato dall'acqua, conosciuto per le sue leggende di fantasmi e spiriti, oltre che per pagare i suoi soldati in boccali di birra. Continua a leggere