Italy will have one extra public holiday from 2026

Italy will have one extra public holiday from 2026

Italy reinstates national holiday on 4 October with effect from 2026. Italy will have 12 national public holidays from 2026 after the Italian parliament voted to reinstate a day off in honour of one of the country's two patron saints, Francis of Assisi. The restored national holiday, which the Italian state abolished in 1977 for economic reasons, coincides with the feast day of San Francesco on 4 October. In addition to school and office closures, Italy will organise cultural initiatives dedicated to Francis and the values he embodied: peace, fraternity, inclusion and environmental protection. The date falls on a Sunday this year, meaning that workers and students won't see any tangible difference until 2027 when there will be a long weekend in honour of St Francis. The move, designed to mark the 800th anniversary of the death of St Francis, brings to 12 the number of national public holidays in Italy. Alongside the usual holidays for Christmas, New Year and Easter, Italy marks the Epiphany (La Befana) on 6 January; Festa della Liberazione on 25 April; Labour Day on 1 May; Festa della Repubblica on 2 June; Ferragosto on 15 August; All Saints' on 1 November; and the Immaculate Conception on 8 December. Photo credit: Diego Mariottini / Shutterstock.com.

Auto: Falla Ue su omologazioni individuali, boom import parallelo auto cinesi low-cost

Auto: Falla Ue su omologazioni individuali, boom import parallelo auto cinesi low-cost

Roma, 27 dic. - (Adnkronos) - Una crepa nel sistema normativo europeo permette l'ingresso massiccio di veicoli cinesi di marchi minori attraverso l'Individual Vehicle Approval (IVA), l'omologazione per esemplari unici originariamente riservata a prototipi o auto speciali, ma sfruttata da importatori per introdurre modelli di serie senza i severi controlli UE su sicurezza, emissioni e CO2. A fare luce sul fenomeno una inchiesta apparsa oggi su 'La Stampa' che ricorda come, a differenza dei grandi gruppi cinesi - come BYD, Geely, Chery e MG - che arrivano con omologazioni complete e investimenti in Europa, piccoli brand dai nomi poco noti entrano nel mercato tramite intermediari, soprattutto in Germania, Polonia e Repubblica Ceca. Qui le auto, spesso equipaggiate con lo stesso motore benzina 1.5 da 150 cv o configurazioni ibride minime, vengono immatricolate come "pezzi unici" per poi essere rivendute in Italia e altri Paesi Ue senza rete assistenza, garanzie ufficiali e disponibilità ricambi. Il fenomeno, segnalato da addetti ai lavori, genera concorrenza sleale ai costruttori europei, obbligati a costi elevati per rispettare le norme, e finisce per danneggiare anche i marchi cinesi regolari, accomunati in un clima di sospetto generale. Per i consumatori il rischio è alto: veicoli privi di supporto post-vendita e potenzialmente non pienamente conformi agli standard europei.I dazi Ue sulle auto elettriche cinesi (fino al 35,3% dal 2024) non toccano i modelli endotermici e ibridi, spingendo gli importatori verso queste motorizzazioni. Nel frattempo, la Commissione europea valuta di allentare la scadenza 2035 per lo stop ai motori termici, aprendo agli ibridi, ma la falla dell'omologazione individuale rimane aperta. Il settore automobilistico chiede interventi immediati: rafforzamento controlli, chiusura del buco normativo e sanzioni severe per proteggere consumatori e industria europea. Annunciati accertamenti rigorosi, ma i tempi restano incerti.