I miei aforismi delle Feste: “a Natale siamo tutti più vuoti, per questo tendiamo a riempirci di regali”

I miei aforismi delle Feste: “a Natale siamo tutti più vuoti, per questo tendiamo a riempirci di regali”

A Natale siamo tutti più vuoti, per questo tendiamo a riempirci di regali. * Se Cristo è l’Unto, Maria è necessariamente extra-vergine. * Credi a tutto quello che ti dicono e il mondo ti sembrerà meraviglioso. * Aveva una disonestà limpida, sapevi perfettamente che di lui non potevi fidarti. * Ogni amnesia ti ricorda che […] L'articolo I miei aforismi delle Feste: “a Natale siamo tutti più vuoti, per questo tendiamo a riempirci di regali” proviene da Il Fatto Quotidiano .

Thierry Breton, visto negato per gli Usa: la mossa radicale di Donald Trump

Thierry Breton, visto negato per gli Usa: la mossa radicale di Donald Trump

Il pugno di ferro di Donald Trump torna a farsi sentire anche sul fronte europeo: gli Stati Uniti alzano il livello dello scontro sulla regolamentazione del digitale. Washington ha infatti annunciato sanzioni nei confronti di cinque figure europee di primo piano, accusate di aver promosso politiche restrittive nei confronti delle grandi piattaforme tecnologiche. Le misure prevedono il divieto di ingresso negli Usa e colpiscono anche l’ex commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton . Secondo il Dipartimento di Stato, le iniziative portate avanti dai soggetti sanzionati sarebbero assimilabili a pratiche di censura e, per questo, ritenute dannose per gli interessi americani. "Il dipartimento di Stato ha intrapreso azioni decisive contro cinque individui che hanno guidato iniziative organizzate per costringere le piattaforme Usa a censurare, demonetizzare e sopprimere opinioni americane a loro sgradite", si legge nella nota diffusa dall’agenzia guidata da Marco Rubio , che definisce i destinatari delle sanzioni "attivisti radicali che hanno promosso la repressione della libertà di espressione". La reazione di Thierry Breton non si è fatta attendere. " La caccia alle streghe di McCarthy è tornata?" , ha scritto su X l’ex commissario europeo, replicando direttamente all’iniziativa americana. "Ricordiamo che il 90% del Parlamento europeo, il nostro organo eletto democraticamente, e tutti i 27 Stati membri hanno votato all'unanimità il Digital Services Act - aggiunge Breton - Ai nostri amici americani: la censura non è dove pensate che sia". Anche la Francia è intervenuta con toni durissimi , esprimendo una netta condanna per le decisioni prese da Washington. Parigi ha denunciato "nei termini più forti possibili" le sanzioni adottate contro le cinque personalità europee. "La Francia condanna con la massima fermezza la restrizione sui visti imposta dagli Usa a Thierry Breton, ex ministro e commissario europeo, e ad altre quattro importanti personalità europee", ha dichiarato il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45547488]] Dal canto suo, l’amministrazione statunitense ribadisce la propria posizione. Il Dipartimento di Stato insiste nel sostenere che le azioni intraprese in Europa abbiano avuto l’effetto di limitare la libertà di espressione oltre confine. "Per troppo tempo, gli ideologi europei hanno condotto sforzi coordinati per costringere le piattaforme americane a sanzionare le opinioni americane a cui si oppongono ", ha affermato Marco Rubio su X. "L'amministrazione Trump non tollererà più questi palesi atti di censura extraterritoriale", ha aggiunto. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45528053]] Thierry Breton ha ricoperto l’incarico di Commissario europeo per il mercato interno tra il 2019 e il 2024, assumendo un ruolo centrale nella definizione delle politiche industriali e digitali dell’Unione. Oltre a lui, le sanzioni colpiscono anche esponenti di organizzazioni non governative impegnate nella lotta alla disinformazione e all’odio online: Imran Ahmed, Clare Melford, Anna-Lena von Hodenberg — fondatrice dell’Ong tedesca HateAid — e Josephine Ballon , anch’essa legata alla stessa associazione.

Mi chiedo se la famosa tregua di Natale fu un gesto di pace o l’esaltazione della guerra

Mi chiedo se la famosa tregua di Natale fu un gesto di pace o l’esaltazione della guerra

di Rosamaria Fumarola Una storia diversa sarebbe possibile? Sebbene per molti la risposta non possa che essere negativa, sarebbe ingiusto non tener conto che vi sono aspetti vissuti oggi in maniera diversa, rispetto ad esempio ad una civiltà quale fu quella greca antica. Pericle dava infatti per scontato che gli ateniesi dovessero mettere quanti più […] L'articolo Mi chiedo se la famosa tregua di Natale fu un gesto di pace o l’esaltazione della guerra proviene da Il Fatto Quotidiano .

Il senso religioso (e pure laico, dunque occidentale) di questo Natale

Il senso religioso (e pure laico, dunque occidentale) di questo Natale

Per i cristiani, il Natale segna l'arrivo di un Bambino speciale, l'unico Figlio di Dio. Forse, però, non sono pochi tra gli stessi credenti (c'è da temere: anche qualche alto prelato) ad averlo dimenticato. Prima della rivoluzione cristiana, tutto era diverso. Per la filosofia greca (pensate a Platone) c'era una superiorità schiacciante del mondo ideale rispetto a quello reale. Gli uomini? Dei poveri esseri rinchiusi in una caverna e persi dietro le ombre proiettate sulla parete, senza poter accedere alla realtà vera. Nella concezione romana, poi, lo status era tutto, e le classi un fondamento sociale imprescindibile. Ecco, l'improvviso irrompere di una filosofia - il cristianesimo- che presume l'incarnarsi umanissimo del Figlio di Dio, è un colossale riscatto della condizione umana. Figurarsi: l'unico Figlio di Dio che condivide la carne, le ossa, il sangue dei poveracci rinchiusi nella caverna platonica. Sta qui, anche per i laici, il senso profondo del Natale. Vorrei dire di un Natale insieme religioso e umanistico. E (sia consentito scriverlo) anche di un Natale occidentale. Il terrore islamista si diffonde. Troppi rispondono con la paura, arretrando, rinunciando a pezzi e connotati della civiltà occidentale. La nostra cultura nasce dal dialogo tra Atene, Roma, Gerusalemme, e in epoca meno lontana Londra e Washington. In una cavalcata di secoli, è quello il perimetro che ci ha formato. Guai se, in nome del politicamente corretto o di un multi culturalismo fallimentare, dimentichiamo ciò che ha reso il nostro Occidente un mondo libero. C'è da lavorare per far conoscere questi nostri valori a chi potrebbe sceglierli. Non per portare qui oscurantismi e integralismi. Buon Natale a noi.

Barbara Berlusconi, il dramma della depressione: "Non era colpa mia"

Barbara Berlusconi, il dramma della depressione: "Non era colpa mia"

Barbara Berlusconi si racconta in un’intervista al Corriere della Sera , parlando apertamente della depressione che ha segnato una fase importante della sua vita e del percorso di ricostruzione personale che oggi la vede impegnata lontano dalla politica e concentrata su un nuovo progetto filantropico. Un'intervista intima, profonda, quella pubblicata sul Corsera di mercoledì 24 dicembre. “Ho attraversato momenti difficili. Dieci anni fa è cominciata una depressione impegnativa, durata a lungo ”. Un malessere profondo, che l’ha accompagnata mentre cercava di tenere insieme responsabilità familiari, aspettative esterne e un’identità personale ancora in trasformazione. “Poi ho iniziato a osservare le mie abitudini, il mio modo di essere, e ho deciso di approfondire per comprendere da dove venisse questa fatica profonda”. La svolta arriva con una diagnosi che cambia lo sguardo su se stessa. “ Non era dunque una mia colpa , non era mancanza di volontà… Ho solo una struttura mentale diversa dove tempo, organizzazione e concentrazione funzionano in un altro modo”. La scoperta dell’ADHD , la patologia che la affligge, diventa così una chiave di lettura per rileggere il passato e alleggerire il peso del giudizio. Nel presente, Barbara Berlusconi chiarisce anche il suo futuro pubblico: “Io in politica? Non lo farò.” Nessuna eredità da raccogliere in quel campo, ma una ripartenza attraverso l’impegno sociale. “ Riparto con la fondazione ”, spiega, riferendosi al progetto che porta il suo nome e che si concentra su educazione, cultura e sostegno a ragazzi con difficoltà di apprendimento.

Sul capo degli islamici italiani c'è l'ombra dei Fratelli Musulmani

Sul capo degli islamici italiani c'è l'ombra dei Fratelli Musulmani

È Yassine Baradai il neo presidente dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche prima guidata da Yassine Lafram. Classe '86, ha ricoperto per due mandati precedenti la carica di Segretario nazionale dell'Ucoii, è un italiano di origine marocchine cresciuto in Brianza per poi trasferirsi a Milano, dove ha frequentato la Facoltà di Scienze Politiche. Ma è anche il presidente, come si legge sulla loro stessa pagina, della Comunità Islamica di Piacenza. La stessa che sabato primo novembre ha organizzato un evento intitolato "Tour per gli orfani di Gaza" con la specifica, nella locandina, che «durante l'evento sarà possibile sostenere i progetti di Islamic Relief per gli orfani di Gaza». Ma Islamic Relief è una Ong quantomeno controversa, ritenuta da molti vicinissima ai Fratelli Musulmani. Tanto che nel gennaio del 2021 il Dipartimento di Stato Usa ha interrotto i rapporti con Islamic Relief Worldwide (Irw) accusata di diffondere antisemitismo. Nel novembre 2020, infatti, il direttore della rete e dello sviluppo delle risorse dell'Irw Tayed Abdoun, è stato costretto a dimettersi dopo la divulgazione di commenti antisemiti da lui rilasciati. Tra questi, come ricorda Ngo monitor (Ong che vigila sull'operato delle sue omologhe), nel 2015 Abdoun aveva pubblicato su Facebook la foto di un «coltello con il pollice alzato», con la scritta «Adagia i corpi degli ebrei sulla cima delle montagne, così che nessun cane in Palestina debba soffrire la fame». Poi, nel novembre 2020, il Ministero degli Interni tedesco ha citato i «significativi legami» dell'Irw con i Fratelli Musulmani e ha annunciato che i progetti con loro erano terminati. E nel giugno 2014, il Ministro della Difesa israeliano ha dichiarato illegale l'Irw, sulla base del suo presunto ruolo nel trasferimento di denaro ad Hamas, e ne ha vietato l'attività in Israele e in Cisgiordania. Inserita nelle entità terroristiche dagli Emirati Arabi nel 2014, il loro raggio d'azione è anche in Euoropa: Irw e Islamic Relief Germany (Irg), infatti, hanno legami con la Turkish Humanitarian Relief Foundation (Ihh), un'organizzazione a cui è vietato operare in Germania a causa del suo ruolo nel trasferimento di denaro a gruppi terroristici. La lista di sanzioni, divieti o segnalazioni è molto lunga, eppure quello della comunità piacentina viene presentato come un progetto necessario affinché ogni bambino abbia «speranza e futuro». Quel denaro raccolto è davvero finalizzato a dare una possibilità a chi non ne ha? A intervenire è l'europarlamentare della Lega Anna Maria Cisint che denuncia come l'Ucoii sia «il braccio operativo della Fratellanza Musulmana in Italia. Cambia il presidente, ma non la natura. Per questo siamo andati a vedere chi è davvero il nuovo leader. Un profilo perfettamente integrato nell'ambiente dell'estrema sinistra emiliano-romagnola, alla guida della moschea di Piacenza, luogo in cui si organizzano eventi con (e per) Ong islamiste vicine alla Fratellanza Musulmana e ad Hamas. Le stesse organizzazioni citate nei report dell'intelligence francese, capaci di attrarre milioni di euro da un'Europa colpevolmente ignara, fino a ieri, della reale portata del pericolo. Oggi l'Ucoii è una rete strutturata, una galassia interconnessa in tutta Italia composta da imam radicali e centri islamici a essa collegati e finanziati, anche fondi provenienti dal Qatar». Prima la discussa partecipazione di Lafram alla missione della Global Sumud Flotilla, i cui legami con Hamas sono stati resi noti dall'inchiesta de Il Tempo, ora l'incontro con una Ong altamente attenzionata a livello internazionale del nuovo rappresentante dell'Ucoii. Chissà se Baradai darà spiegazioni in merito all'iniziativa svoltasi di recente.