Sanremo Giovani. L'esibizione de La Messa con il brano "Maria"
Una interessante fusione di stili dalla melodia classica, a un suono molto più contemporaneo e ballabile
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Il drammatico racconto del ventenne ferito: “Mi dispace che si parli di gang. In serata il provvedimento di chiusura del locale e un’azione sui 2 responsabili
La colonna sonora di un "delirio emotivo lucido e fragile"
Illumineranno piazza Grande e il Comune. Sabato il taglio del nastro, attesi tanti visitatori dal primo weekend
Il comandante provinciale dei carabinieri, Fabio De Rosa, fa il punto sulla situazione: “Una provincia tranquilla che è un mosaico di situazioni ed esigenze differenti. I furti in abitazione creano allarme sociale. Attenzione ai reati legati alla droga”
Cosa farà da grande Maurizio Landini? Domanda sbagliata. Probabilmente, il segretario della Cgil grande non lo diventerà mai, se non altro politicamente. E non solo per i toni aggressivi ma vuoti di contenuto da eterno studente fuori corso. Più facile che riesca a fare piccolo il sindacato rosso che dirige senza cavare un ragno dal buco dal gennaio 2019, piuttosto che cresca lui. Di certo, è riuscito nell’impresa di renderlo marginale. A livello di rappresentanza, senza dubbio, visto che non firma i contratti che Cisl e Uil sottoscrivono e ha scelto la via dell’Aventino. A livello di piazza pure, giacché i Cobas che lo hanno sorpassato da sinistra, quando scendono in manifestazione fanno più rumore e notizia di lui. La prova si è avuta il 6 ottobre scorso, un lunedì, quando il sindacato di base ha convocato la protesta pro-Pal, solo tre giorni dopo il consueto sciopero del venerdì della Cgil, e l’agitazione ha oscurato quella di Landini. Da allora l’ex leader della Fiom si è ricordato che forse è lì per risolvere i problemi economici dei lavoratori e non quelli di politica internazionale, e ha iniziato a occuparsi della manovra. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44936530]] Contro la finanziaria, Landini ha indetto lo sciopero generale per il 12 dicembre, e chissà se anche stavolta perderà il derby con i Cobas, che l’hanno fissato per il 28 novembre. Il ringhiante Maurizio non può proprio permetterselo. Esattamente un anno fa, Landini aveva inneggiato alla rivolta sociale, per caricare gli scioperanti. Il sonnolento popolo di cui si sente il tribuno per fortuna non lo ha ascoltato. E lui ieri ci ha riprovato, cogliendo l’occasione del forum in Assolombarda sulle relazioni industriali. Francamente, non il contesto più opportuno. «È il momento che la gente si rivolti, deve scendere in piazza e dire basta» ha incitato nel vuoto, facendo la parte più del disco rotto che di un novello Emiliano Zapata. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44937129]] Ma dove porteranno questa energia e questa rabbia che il segretario Cgil sfoga in settimana nei salotti televisivi dove parla senza contraddittorio e nel weekend in manifestazione? Il finale è già scritto, ed è la ragione del suo livore: lo aspetta una candidatura, come è capitato a quasi tutti i suoi predecessori. Il punto debole è che, della sua segreteria, non resterà nulla: non un atto memorabile, non una battaglia vinta. Landini strilla come chi sta per morire. Più probabile che la candidatura lo aspetti in Parlamento, dove anche se non sai fare nulla hai modo di nasconderti, piuttosto che altrove, dove devi vincere con le tue forze e poi, nel caso, lavorare e bene. In fondo, il leader Cgil lo confessa candidamente, lui vuole «cambiare le leggi sbagliate», non firmare i contratti, attività che dovrebbe competergli. Anche perché il rinnovo degli accordi tra lavoratori e industriali non sono il suo forte: per diventare capo della Cgil ha dovuto chiudere la vertenza dei metalmeccanici, dei quali era segretario, e ancora la sua controparte ride: strappò per le tute blu aumenti di due euro. E dove si candiderà, il prode Maurizio? La suggestione di ricoprire un ruolo di leadership politica è tramontata. Se il Pd cambierà Elly Schlein, non lo farà certo per andare più a sinistra.Tra i dem Landini deve rassegnarsi al ruolo di peone, Susanna Camusso insegna. Ci sarebbe Nicola Fratoianni, che presidiala zona estremista del campo largo, ma potrebbe ingaggiarlo al più come figurina, e anche quello sarebbe un brutto ridimensionamento. Qualche tempo fa il leader Cgil sembrava in corrispondenza di amorosi sensi con Giuseppe Conte, che però non si sa neppure se tra un anno sarà ancora con il campo largo; e comunque sui temi della sicurezza sta prendendo strade incompatibili con il sindacato rosso, mentre sugli altri è ambiguo e inaffidabile. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44938894]] Maurizio nega di pensare al seggio e giura che convocherà il congresso per la sua successione dopo il voto delle Politiche, ma nessuno ci crede. Di certo, lo sciopero del mese prossimo e il suo rabbioso isolazionismo all’interno della ex Triplice hanno spiegazioni politiche e non sindacali. Landini ha paura che, se firma l’accordo con il governo di centrodestra, per esempio sulla Pubblica Amministrazione, come hanno fatto Cisl e Uil, poi gli tocca davvero portare il cibo agli uccellini ai giardinetti. Ma la pensione non fa per lui; d’altronde, non ha mai lavorato. Fosse più simpatico, un po’ come Pier Luigi Bersani, o più moderno, come Alessandro Di Battista, o un pizzico più erudito, alla Corrado Augias, o almeno credibile come lo era Sergio Cofferati, a mandato scaduto potrebbe riciclarsi da caratterista da salotto televisivo, o quantomeno da influencer. Continuerà invece a fare l’ininfluenter, ma almeno gli italiani non saranno più costretti ad ascoltarlo; e non avranno più i venerdì rovinati dal suo sterile agitarsi.
Solo al termine dei quattro appuntamenti, ogni martedì in seconda serata fino al 2 dicembre, si conosceranno i 12 protagonisti della semifinale del 9 dicembre
Al vertice della Regione Toscana la consigliera livornese schleiniana di ferro. Il padre di origine senegalese: “Ispirerà tanti giovani”. Ma la destra polemizza
Inquietante episodio fuori dalla Da Vinci a San Concordio: vittima un 12enne che ha riportato 6 fratture al volto. Pochi giorni prima un altro episodio analogo, nell’aprile del 2024 un pestaggio sempre poco fuori dall’istituto
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«Io ce l’ho con Allah , io ce l’ho con il profeta che mi ha tolto i diritti, che mi ha stuprata mentalmente». Ci vuole coraggio per attaccare così l’Islam, frontalmente. Per questo l’intervista a Fuori dal coro di Fatima Zahra , nata in Marocco ma ormai italiana d’adozione essendosi trasferita nel nostro Paese a 20 anni, è un pugno nello stomaco e risulterà indigesta a chi, soprattutto a sinistra, continua ad affrontare il tema integrazione con tanta leggerezza. «Non potevo parlare con nessuno, non potevo dire guarda che io non la penso come voi. Quando sono uscita dall’Islam, da lì, io sono coraggiosa, non mi zittite», rivendica con orgoglio la donna ai microfoni di Rete 4, a volto scoperto. «Da piccolina sono stata indottrinata all’Islam, vivo in una società islamica, famiglia musulmana, cresco con questa mentalità di sottomettersi alla società islamica, all’uomo in generale. Cerco diritti dalle donne, diritti dalle donne, niente, non c'è niente nel Corano di diritti di donne zero. Trovo il versetto che dice che “le donne che disobbediscono all’uomo, bisogna picchiarle”. Cioè nel Corano in italiano c’è scritto battetele. Quindi io pensavo che a mio marito devo insegnare di picchiarmi!». «Sono rimasta per ben quattro anni a pensare che io non posso più accettare l’Islam e non posso più seguire l’Islam nascosta. Io non potevo dirlo, non potevo parlare con nessuno - ricorda ancora -. Io dovevo sempre tenermi anche quando mi incontravo con i miei familiari. Non potevo dire guarda che io non la penso come voi. Iniziano a parlare dei miscredenti, perché comunque tu quando sei musulmano c'hai sempre quell’idea di vedere il nemico di Allah come il tuo nemico. Non mi zittite! Io sono coraggiosa. Io sono andata contro Allah e contro il profeta. Figuriamoci contro di voi. Voi dovete rispettare gli ex musulmani». «Nella mia vita - conclude - non voglio più l’invasione islamica. L’Islam fa il lavaggio del cervello. È una religione che vuole solo violenza. Infatti l’ho vissuto. Non vuole una persona integrata. È una religione espansiva. La mia paura è che come è entrato l’Islam nella nostra società nord-africana, lo sta facendo qui in Occidente».
Le forze russe guadagnano terreno su vari punti del fronte, situazione sempre più difficile per Kiev nel bastione di Pokrovsk dove i russi sfruttano la nebbia per entrare in città e accerchiare i difensori
Quasi 200 Paesi in Amazzonia per discutere i grandi costi della crisi climatica a partire dalla finanza, dubbi sul reale impegno delle nazioni ricche
Alla conferenza dell'ONU sul clima irrompe la protesta delle popolazioni amazzoniche contro miniere e deforestazione, scontri con le guardie di sicurezza