“Caffè al fronte”. Il Natale di guerra (anche) per gli ucraini in Italia

“Caffè al fronte”. Il Natale di guerra (anche) per gli ucraini in Italia

AGI - Il caffè solubile , le barrette energetiche , il tonno in scatola , pezzi di Parmigiano Reggiano e due bottiglie di olio di oliva . Oles Horodetskyy , presidente dell’associazione cristiani ucraini in Italia , ha sistemato il kit di ‘sopravvivenza’ su una corriera già partita da Roma e diretta in Ucraina . Il cognato Konstiantyn lo riceverà (forse) a Natale . Il soldato Kostyk (per gli amici) combatte da mesi per difendere la striscia di terra attorno a Pokrovsk , snodo strategico di trasporto nell’oblast di Donec’k (nel sud est del Paese) al centro dell’ offensiva russa . Il quarto Natale di guerra “È il quarto Natale di guerra per noi. Non possiamo festeggiarlo in serenità ma continuiamo a sperare in una pace giusta ”, racconta all’AGI Horodetskyy, ‘voce’ di circa 500mila ucraini che vivono in Italia. Anche qui come in patria la cena della Vigilia è dominata dalla Kutia (bacche di grano bollite, con miele e semi di papavero) ma spesso c’è un posto vuoto a tavola. “Al fronte gli uomini continuano a resistere. Molti bambini sono rimasti orfani del padre ucciso dai russi. Oppure il loro papà è distante 2mila chilometri perché ogni giorno lavora nelle fabbriche militari ucraine ”. Sedie vuote per ricordare i soldati dispersi Migliaia di soldati dispersi , bambini deportati e prigionieri di guerra detenuti in Russia . Per ricordarli da Kiev a Odessa , il Natale è anche una tavola apparecchiata in strada e tante sedie vuote attorno. Come avvenuto, ad esempio, a Stryi , una città nella regione di Leopoli dove ogni piatto è abbinato al nome scritto in nero sopra a un cartoncino bianco. La raccolta 'porta a porta' per i militari È sempre più buio in Ucraina . Mosca bombarda le centrali elettriche . I black out sono la regola. Il riscaldamento un lusso . Ai militari servono coperte e generi di conforto . Così è un Natale di mobilitazione sull’asse Roma-Kiev . Ogni settimana la comunità raccoglie beni di ogni genere da mandare sulla linea dei combattimenti . Scarponi , giacche , cibo in scatola , farmaci e pure generatori di corrente . Una raccolta ‘porta a porta’ che si affianca alle tonnellate di aiuti partiti, dall’inizio dell’ invasione russa , dalla Basilica di Santa Sofia di Roma ‘centro nevralgico’ delle spedizioni. “In questo periodo gli aiuti sono raddoppiati . Oltre al cibo mandiamo antibiotici , antidolorifici e vestiti ”, spiega Oles. I grossi scatoloni, racconta, partono dalla Capitale e vengono riempiti durante il fine settimana. Gruppetti di persone radunano i pacchi in via Ostiense o vicino alla stazione Rebibbia della Metropolitana. Destinazione Ucraina . La cena della Vigilia in Italia Con il pensiero sempre ai connazionali al fronte , in Italia si festeggia la Vigilia con la tradizionale cena a base di 12 portate (come i dodici Apostoli) senza grassi né carne. Si inizia con il Kutya il dolce di grano bollito, semi di papavero, miele, noci e uvetta. Il Natale al fronte La candela illumina piatti a base di carpa fritta , ravioli con patate e cipolla , la zuppa di barbabietole . Un cero si accende anche dentro ai bunker dei militari . Muri grigi e piatti di plastica . Canti di patria e speranza Da Kiev a Roma si canta la patria e il Natale di guerra . Soldati al fronte e le loro famiglie in Italia intonano canzoni come " Shchedryk " (noto come “ Carol of the Bells ”), una melodia popolare ucraina poi adattata in America per il Natale. Così, nei giorni scorsi, hanno fatto anche i bambini ucraini del coro Zorynka di Ternopil , accolti da Ignazio La Russa nel cortile d'onore del Senato. Proprio nella città a 120 chilometri da Leopoli vive la famiglia di Oles. “Ho appena parlato con lo staff del sindaco di Ternopil per ringraziarlo. Per i bimbi del coro è stata un’esperienza bellissima”.

“Caffè al fronte”. Il Natale di guerra (anche) per gli ucraini in Italia

“Caffè al fronte”. Il Natale di guerra (anche) per gli ucraini in Italia

AGI - Il caffè solubile , le barrette energetiche , il tonno in scatola , pezzi di Parmigiano Reggiano e due bottiglie di olio di oliva . Oles Horodetskyy , presidente dell’associazione cristiani ucraini in Italia , ha sistemato il kit di ‘sopravvivenza’ su una corriera già partita da Roma e diretta in Ucraina . Il cognato Konstiantyn lo riceverà (forse) a Natale . Il soldato Kostyk (per gli amici) combatte da mesi per difendere la striscia di terra attorno a Pokrovsk , snodo strategico di trasporto nell’oblast di Donec’k (nel sud est del Paese) al centro dell’ offensiva russa . Il quarto Natale di guerra “È il quarto Natale di guerra per noi. Non possiamo festeggiarlo in serenità ma continuiamo a sperare in una pace giusta ”, racconta all’AGI Horodetskyy, ‘voce’ di circa 500mila ucraini che vivono in Italia. Anche qui come in patria la cena della Vigilia è dominata dalla Kutia (bacche di grano bollite, con miele e semi di papavero) ma spesso c’è un posto vuoto a tavola. “Al fronte gli uomini continuano a resistere. Molti bambini sono rimasti orfani del padre ucciso dai russi. Oppure il loro papà è distante 2mila chilometri perché ogni giorno lavora nelle fabbriche militari ucraine ”. Sedie vuote per ricordare i soldati dispersi Migliaia di soldati dispersi , bambini deportati e prigionieri di guerra detenuti in Russia . Per ricordarli da Kiev a Odessa , il Natale è anche una tavola apparecchiata in strada e tante sedie vuote attorno. Come avvenuto, ad esempio, a Stryi , una città nella regione di Leopoli dove ogni piatto è abbinato al nome scritto in nero sopra a un cartoncino bianco. La raccolta 'porta a porta' per i militari È sempre più buio in Ucraina . Mosca bombarda le centrali elettriche . I black out sono la regola. Il riscaldamento un lusso . Ai militari servono coperte e generi di conforto . Così è un Natale di mobilitazione sull’asse Roma-Kiev . Ogni settimana la comunità raccoglie beni di ogni genere da mandare sulla linea dei combattimenti . Scarponi , giacche , cibo in scatola , farmaci e pure generatori di corrente . Una raccolta ‘porta a porta’ che si affianca alle tonnellate di aiuti partiti, dall’inizio dell’ invasione russa , dalla Basilica di Santa Sofia di Roma ‘centro nevralgico’ delle spedizioni. “In questo periodo gli aiuti sono raddoppiati . Oltre al cibo mandiamo antibiotici , antidolorifici e vestiti ”, spiega Oles. I grossi scatoloni, racconta, partono dalla Capitale e vengono riempiti durante il fine settimana. Gruppetti di persone radunano i pacchi in via Ostiense o vicino alla stazione Rebibbia della Metropolitana. Destinazione Ucraina . La cena della Vigilia in Italia Con il pensiero sempre ai connazionali al fronte , in Italia si festeggia la Vigilia con la tradizionale cena a base di 12 portate (come i dodici Apostoli) senza grassi né carne. Si inizia con il Kutya il dolce di grano bollito, semi di papavero, miele, noci e uvetta. Il Natale al fronte La candela illumina piatti a base di carpa fritta , ravioli con patate e cipolla , la zuppa di barbabietole . Un cero si accende anche dentro ai bunker dei militari . Muri grigi e piatti di plastica . Canti di patria e speranza Da Kiev a Roma si canta la patria e il Natale di guerra . Soldati al fronte e le loro famiglie in Italia intonano canzoni come " Shchedryk " (noto come “ Carol of the Bells ”), una melodia popolare ucraina poi adattata in America per il Natale. Così, nei giorni scorsi, hanno fatto anche i bambini ucraini del coro Zorynka di Ternopil , accolti da Ignazio La Russa nel cortile d'onore del Senato. Proprio nella città a 120 chilometri da Leopoli vive la famiglia di Oles. “Ho appena parlato con lo staff del sindaco di Ternopil per ringraziarlo. Per i bimbi del coro è stata un’esperienza bellissima”.

Oro e IT, ma la Ue dove sta? L'ultimo controsenso continentale

Oro e IT, ma la Ue dove sta? L'ultimo controsenso continentale

Dal dopo Covid , re dei metalli, l’oro, ha iniziato una cavalcata inimmaginabile, tanto da moltiplicare per quasi tre volte il suo valore e scatenare una parabola ascendente delle principali imprese minerarie di settore. Da bene rifugio per eccellenza è diventato bene speculativo, come solo le tecnologie quotate al Nasdaq han saputo fare, con la differenza che l’oro è un bene reale e commercializzabile in funzione di molteplici attività che lo utilizzano, oltre che primo status symbol in ogni dove, mentre le seconde, pur essendo espressione di beni materiali realizzati dalle aziende, restano immateriali. Ogni nazione del globo, attraverso le singole banche centrali, possiede oro come riserva e ultimamente ad accapparrarselo con ingordigia sono i cinesi, seguiti dagli Usa . Meno attratti sono i Paesi arabi, tenuto conto che possiedono, con nessun sforzo, l’oro nero e il gas, prodotti che sono all’origine delle speculazioni finanziarie, essendo indispensabili per l’intera umanità. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45541601]] Resta da domandarsi quali possono diventare le sorti dell’intero globo in presenza sempre meno di realizzazione dipendenti dal genio umano e sempre più da prodotti naturali, la cui estrazione è essenzialmente confinata in alcune aree geografiche o Paesi, ovvero chi ne ha le sfrutta appieno, e può diventare arbitro delle sorti di chi non la che, per averlo, paga prezzi incredibili. Parimenti la prima componente essenziale del nostro tempo è diventato il possesso e controllo dei dati di ogni persona, delle sue abitudini, stili di vita e disponibilità alla spesa. Non a caso i primi possessori dei dati sono le regine tecnologiche del Nasdaq , che pur svolgendo attività sostanzialmente diversificate, si interconnettono tra loro sui dati e chiudono il cerchio di un potere che appare effimero e invece è superiore a qualunque bene materiale, perché dai e con i dati si alimenta l’economia mondiale e gli indirizzi di spesa, consumi e forniture. Incredibilmente l’Europa , o meglio l’agglomerato europeo costituitosi per mantenere una leadership mondiale, ereditata da secoli e secoli, non ha saputo dar seguito alla nascita di imprese tecnologiche che proprio dai dati ottenevano la linfa vitale per poter governare i destini del globo. Prima gli statunitensi, poi i cinesi, in compagnia seppur dissociata di altri paesi Asia-Pacifico e poi gli Indù, hanno agito e investito come non mai prima nell’evoluzione tecnologica mirata a somme di componenti che all’origine e termine avevano sempre di dati. Contestualmente la Comunità europea è rimasta al palo. Le prime 500 aziende quotate al Nasdaq hanno capitalizzazioni di Borsa superiori ai 100 miliardi di dollari, in Europa del settore tecnologico con almeno la stessa cifra sono 5, tutte tedesche. Improvvisamente l’ex governatore della Bce e premier italiano, Mario Draghi, s’è risvegliato dal torpore e ha lanciato l’allarme sull ’Innovation Tecnology , facendo sobbalzare sulla sedia i 28 capi di stato, tra cui i 5 più importanti, senza peraltro arrivare a nulla. Ora, ogni minuto di ritardo negli investimenti, mentre gli altri galoppano - leggasi Cina, Stati Uniti, India - è una pietra miliare per essere emarginati dalle scelte per il nuovo orientamento mondiale, che ha e avrà nella tecnologia il suo primo protagonista decisore.