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Decima sconfitta in campionato per la Viola, gli uomini di Vanoli battuti al Tardini: decide un gol di Sørensen in avvio di rirpesa
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LO SCONOSCIUTO DEL GRANDE ARCO Genere: biografia eroico-artistica Regia: Stéphane Demoustier. Con Claes Bang, Sidse Babett Knuden, Xavier Dolan, Swann Arlaud, Michel Fau, Micha Lescot Il “Grande Arco” di cui parla il titolo è la Grande Arche che s’innalza nel […] L'articolo “Lo sconosciuto del Grande Arco”: la recensione di Paolo Mereghetti sembra essere il primo su iO Donna .
Ora le dichiarazioni di voto da parte dei gruppi
Aurelio De Laurentiis vuole blindare Antonio Conte con un rinnovo di due anni.
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La Viola si arrende al Tardini e fallisce nel confronto diretto con la formazione di Cuesta valido per la 17ª giornata di Serie A
Le parole del tecnico del Genoa, atteso all'appuntamento con la sua Roma
Un invito al viaggio con le fotografie di Massimo Listri. Dialoghi mediterranei nel nome del "Regno delle due Sicilie" per il Calendario Di Meo 2026
Ora che la manovra 2026 è di fatto chiusa, il governo Meloni si prepara agli ultimi provvedimenti dell'anno. A breve potrebbe arrivare sul tavolo del Cdm anche il decreto Energia in lavorazione, che prevede un bonus bollette da 55 euro per chi ha un Isee fino a 15mila euro. Continua a leggere
La rilevanza dei finanziamenti destinati ad Hamas viene evidenziata in una intercettazione del 9 agosto 2024 nella macchina in dotazione a uno degli indagati, Dawoud Ra'Ed , tra Abu Falastine e il fratello di Hannoun , Awad. Quest'ultimo ricorda che "noi (ovvero le charities che dall'estero fanno arrivare denaro ad Hamas, ndr ) ci sacrifichiamo con i soldi e il tempo...ma loro (a Gaza) con il sangue ". Abu gli risponde: "Loro senza noi vanno avanti?". E Awad controbatte "questo movimento è circolare". Questo commento, secondo gli inquirenti, spiega al massimo il rapporto diretto tra l'organizzazione centrale di Hamas e le sue articolazioni periferiche, estere. Di fatto, è il cardine dell' inchiesta Domino che questa mattina ha portato all'arresto di 9 persone, tra cui il presidente dell'Associazione Palestinesi in Italia Mohammad Hannoun , con l'accusa di aver finanziato per 8 milioni di euro l'organizzazione terroristica palestinese. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45586660]] Pericolo di fuga - Hannoun, peraltro, stava per andare definitivamente in Turchia , per trasferire lì le sue attività di finanziamento all'organizzazione terroristica. Per questo, secondo la gip Silvia Carpanini, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, sussisteva nei suoi confronti un "concreto e attualissimo pericolo di fuga ". Dalle intercettazioni, è emerso che il programma di trasferirsi fosse ormai in fase di attuazione. Inoltre, secondo la gip del Tribunale di Genova, c'era anche il pericolo di inquinamento probatorio: secondo quanto accertato dagli investigatori, Hannoun e gli altri indagati avrebbero "ripetutamente ripulito" si legge nel provvedimento, i loro dispositivi elettronici. La copertura - Le somme inviate ad Hamas, o comunque "a entità riconducibili al Movimento, ammonterebbero a oltre il 70% degli importi complessivamente versati da ABSPP (Associazione benefica solidarietà al popolo palestinese) e dalle altre associazioni riferibili agli indagati", è il calcolo che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare. In teoria, è l'ipotesi degli inquirenti, le associazioni dichiaravano che i soldi erano a sostegno della popolazione di Gaza dopo l'occupazione della Striscia seguita ai fatti del 7 ottobre 2023 , ma "questa sarebbe stata solo la destinazione dichiarata, di mera facciata , mentre, almeno parte del denaro che i donatori italiani hanno elargito aderendo alle campagne promosse da ABSPP e dalle altre associazioni gestite dagli indagati, sarebbero in realtà destinate al finanziamento di Hamas e quindi all'organizzazione terroristica". La rete internazionale - A sostegno di questa tesi vengono riportate diverse intercettazioni. "Significativa in tal senso la conversazione tra Hijazi Suleiman e la moglie del 9/1/2024, nel corso della quale l'uomo, già stretto collaboratore di Hannoun - scrive la gip - a proposito della destinazione del denaro raccolto dall'ABSPP dice chiaramente che esso è destinato ad Hamas". Nelle conversazioni intercettate emergono riferimenti alla Jihad e ai relativi ruoli e compiti degli indagati. Per gli inquirenti in merito alla posizione di Hannoun e alle contestazioni avanzate, "numerose e significative appaiono le conversazioni telefoniche e i contatti" tra lui e quanti rivestono analoghi ruoli in Olanda, Austria, Francia e Inghilterra . "Tali comunicazioni dimostrano l'esistenza di una estesa rete organizzata a livello internazionale di soggetti e istituzioni impegnati nella raccolta fondi, apparentemente da destinare a scopi benefici e a sostegno della popolazione e della causa palestinesi", si legge nelle carte. Gruppi che portavano avanti attività molteplici che vanno da quelle educative a quelle strettamente legate al settore militare: "infatti - concludono i magistrati - fanno parte del settore da'wa le attività di formazione di giovani per i futuri ruoli di leadership dentro Hamas, quelle svolte nel settore studentesco nel Campo militare degli studenti ( Command Training Institute ), l'educazione sullo status di martiri e prigionieri, il simposio sulla Jihad e i santi guerrieri dell'organizzazione. Tali attività sono svolte grazie al contributo delle associazioni di beneficenza di Hamas". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45589393]] Hannoun e la figlia - In una conversazione intercettata in auto tra Hannoun, la figlia e una terza persona, il presidente sollecitato sull'argomento, spiega cosa sia la ' baiyaa ' per l'Islam ed esemplifica che per entrare a fare parte di Hamas è necessario prestare un giuramento e recitare tale formula di impegno (Baiyaa) davanti a un responsabile di Hamas. "Io giuro sul Corano che io sia membro della harakat di Hamas per esempio... e per far parte della harakai Hamas per esempio vado dallo zio Isma 'il Haniyeh, che Allah abbia pietà della sua anima, gli dico io vorrei diventare uno di voi... mi dirà dovresti dare una baiyaa... cosa significa devo dare una baiyaa?!... Mi dice vai dal responsabile x... quello che è responsabile su di te. Parla con lui - dice Hannoun - e digli io vorrei diventare un membro di Hamas... Ti dirà uno due tre...cosa devi fare... e quello che devo fare per diventare un membro del movimento di Hamas... leggere il Corano, imparare i hadith (detti islamici dei profeti) e partecipare a degli incontri settimanali... sono delle condizioni...nel senso quando c'è un percorso culturale, politico, sociale ed economico...c'è una quota mensile di 5 euro al mese per esempio.... e una volta raggiunte le condizioni...allora li dicono vieni. Tu adesso sei diventato per esempio... affidabile... ma prima di esserlo dovresti fare la baiyaa... Cos'è la baivaa?! Vai da Mhamed Hannoun... il responsabile di Hamas per esempio...e gli dai la baiyaa...la baiyaa che io affinché diventi membro di voi... e... cosa volete da me... che rispetti le condizioni... l'incontro settimanale per esempio dove devo essere presente... e do una quota mensile... per esempio domani si organizzano delle elezioni o cosa del genere tu dovresti scegliere tizio. Allora lo dovrei scegliere pure io e... organizziamo una manifestazione anche tu dovresti partecipare... qualsiasi cosa". Secondo il giudice dell'ordinanza "è significativo che in tale discorso egli menzioni per il suo ingresso in Hamas la presentazione a Isma'll Haniyeh , che alla data della conversazione era già morto da circa sei mesi e che definisca sé stesso, pur sempre a titolo di esempio 'il responsabile di Hamas' presso cui l'aspirante associato dovrebbe fare la sua baiyaa. Tali commenti sembrano invero indicativi dell'appartenenza di Hannoun al Movimento ma, al di là dell'esistenza o meno di una investitura formale , di cui non si ha prova certa e che non pare comunque requisito necessario per l'appartenenza a un'associazione criminale, come ripetutamente affermato dalla giurisprudenza di legittimità". Nel telefonino - Nella cartella di backup delle immagini contenute nel telefono cellulare di Hannoun, peraltro, sono state trovate " numerose immagini , che denotano in modo inequivoco quanto meno la condivisione dell'ideologia di Hamas e del suo modus operandi".
Di per sé sarebbe una normalissima, banalissima, ordinarissima causa di lavoro: epperò si fonda sulla lettura, da parte dell’azienda, delle chat interne dei suoi dipendenti e, allora, nell’era del digitale, del sempre connesso e delle piattaforme da remoto, cambia tutto. In quattro parole: sì, si può fare (l’ha appena deciso la corte di Cassazione), quei messaggi inviati tra un riunione-al-terzo-piano o questa-pratica-la-segui-tu? possono essere visti, spulciati, catalogati e impiegati per eventuali provvedimenti disciplinari. In un discorso un po’ più articolato: il caso è quello di un manager delle risorse umane di Amazon che, a Torino , deve decidere se offrire un contratto a un corriere. All’inizio sembra vada tutto per il meglio, il manager propende per l’assunzione, è quasi fatta. Poi, improvvisamente, cambia idea. Colpa di Chime, la chat aziendale di cui si serve: colpa, più nello specifico, di qualche commento scambiato con un collega di un altro ufficio che non è della stessa idea. Finisce che il corriere non viene messo tra il personale a disposizione, ma finisce anche che è proprio lui a sollevare dei dubbi sostenendo di aver subìto un trattamento ingiusto. Dopotutto la scelta di scartarlo non è stata né trasparente né lineare. È qui che la questione diventa (giuridicamente e non solo) interessante. Il manager viene licenziato nel luglio del 2020 perché alcuni rappresentanti di Amazon fanno quello che farebbe chiunque col sospetto che siano in circolazione messaggi “poco chiari” scritti a riguardo: acquisisce la chat interna, la passa al setaccio, trova i contenuti “incriminati”, capisce che un comportamento non corretto c’è stato per davvero e propende per la conseguenza lavorativamente più drastica perché d’accordo ogni cosa ma ci sono due articoli del codice civile (il numero 2.104 sul dovere di diligenza e il numero 2.105 su quello di fedeltà) che mica son sciocchezze. Di fronte al manager che, a sua volta, non molla (fa causa ad Amazon per licenziamento da ingiusta causa, ma sia il tribunale che l’appello rigettano il suo ricordo), è la Cassazione che risponde alla domanda di fondo. Quella che regge l’intero impianto, quella che si scardina addirittura dal faldone di specie, quella che un “precedente” può pure esserlo: è legittimo o no che un’azienda sbirci nelle chat interne dei suoi dipendenti anche in vista di un’azione disciplinare? Risposta: sì, eccome, e per un ragionamento abbastanza semplice: una chat aziendale è uno strumento di lavoro e, come tale, lo è e resta anche fuori orario da scrivania e anche se viene momentaneamente sfruttata per conversazioni “private”. Quindi qualsiasi informazione contenga può essere impiegata «a tutti i fini» (dice la Cassazione), compresi quelli disciplinari e quelli di “controllo difensivo” che servono al datore di lavoro a «evitare comportamenti illeciti ascrivibili ai singoli dipendenti» e i quali sono legittimi se esiste il «fondato sospetto» proprio di questi comportamenti illeciti. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45207449]] Chiarito ciò la domanda da un milione di dollari è un’altra: cos’è una chat aziendale? Se mando su whatsapp qualche messaggino che sbertuccia il capo nel gruppo “ufficio 1b” rischio che lui lo possa leggere? Non è proprio così: una chat aziendale non è un generico gruppo su un canale di messaggistica immediata che può anche comprendere tutti i dipendenti di una determinata azienda ma che ha un’altra funzione. Una chat aziendale è uno strumento di comunicazione interna nato e condiviso tra chi lo utilizza con lo scopo di facilitare le attività di lavoro, di collaborare tra impiegati magari fisicamente distante, di implementare videoconferenze o rendere più facile la lettura delle e-mail. Esistono programmi appositi che fanno questo, software specializzati e calibrati per essere tra i più efficienti possibili. È ancora la Cassazione, con la sentenza numero 5.936 dello scorso marzo, a stabilire che semplici messaggi scambiati su whatsapp in chat “private”, anche se condivise solo coi colleghi, non possono essere usati come prova nelle cause di licenziamento perché per la legge sono da considerarsi spazi non lavorativi. Fiù, non si sarebbe salvato nessuno.
Allenamento a Courmayeur per la campionessa che scende tra i pali e si prepara per arrivare pronta ai Giochi di Milano-Cortina 2026, di cui è anche portabandiera