L’esigenza di operare a saldo zero obbliga a cedere prima di muoversi in entrata. In uscita anche Mazzocchi, Marianucci e Ambrosino
Panico ieri intorno all'ora di pranzo su un autobus dell'Atac. Avrebbe mostrato ai passeggeri un coltello e in seguito una pistola, rivelatasi fortunatamente una replica di una Glock senza tappo rosso
AGI - Si è costituita nel giorno di Santo Stefano ai carabinieri una ragazza di 21 anni, confessando di essere alla guida dell'auto che, all'alba di Natale, aveva travolto sulle strisce pedonali e ucciso un uomo di 75 anni a Leinì, nel Torinese. Caludio Fogliano è morto sul colpo, mentre tornava a casa a piedi dopo la messa nella zona intorno a via Montegrappa. La ragazza, che è di Volpiano , si è presentata in caserma, come raccontano diversi giornali, insieme alla madre. Quella sera era alla guida della Fiat Grande Punto proprio della madre e stava accompagnando a una festa il fratello di 20 anni e una amica di 18 anni . L'auto, abbandonata dai tre subito dopo l'incidente, grigia, è stata trovata in una zona periferica del paese con segni evidenti dell'impatto con l'anziano, e posta sotto sequestro. La ventunenne deve rispondere di omicidio stradale aggravato dalla fuga, e tutti e tre i ragazzi di omissione di soccorso. Disposti anche i test per evidenziare l'eventuale consumo di alcol o droga da parte della ragazza, anche se l'esito potrebbe essere alterato dal lungo periodo di tempo intercorso tra l'incidente e il prelievo dei campioni necessari all'esame.
Talento immenso e controverso, in Serie A è stato una meteora da 30 miliardi di lire
Il ragazzo è incensurato. Raggiunto da due fendenti in via Bisignano dopo essere stato avvicinato da sconosciuti in scooter
L’autoritarismo non è invincibile, ma nemmeno destinato a crollare spontaneamente
Rischia una denuncia per violenza privata un chirurgo dell'Umberto I, che ha sottoposto una paziente testimone di Geova a una trasfusione d'urgenza, salvandola. Continua a leggere
Al Policlinico Umberto I il medico ha consultato prima il pm di turno e, consapevole delle possibili conseguenze, ha scelto di effettuare l'emotrasfusione durante l'intervento. L'operazione è andata a buon fine
Aveva iniziato con la pallanuoto, poi passò al basket e ne cambiò la storia: educava, sperimentava, guardava al futuro. E vinceva
Norbert Elias il grande sociologo tedesco scomparso nel 1990 a novantatré anni, aveva visto scorrere dinanzi a sé il mai terminato secolo novecentesco. Nato in Polonia e vissuto nella Germania sconvolta dal nazismo e dalla divisione post -bellica, assistette alla caduta del comunismo negli ultimi attimi della sua lunga vita. Una vita in cui la violenza era sparsa in tutta la sua ferocia. Ma, ciò nonostante, scrisse uno dei libri forse più affascinanti per comprendere come la società altro non fosse che un costrutto fondato sulla lenta, ma secolarmente inesorabile marcia verso le “buone maniere”. Era il “processo di civilizzazione”: quella lenta, costante pressione che la società, per poter funzionare, esercitava, sino a pochi decenni or sono, per far prevalere l’ordine della discussione e della coesistenza di punti di vista e di interessi diversi - con non poche crisi e momenti temporanei di ritorno all’indietro. Questo per consentire il dispiegarsi delle relazioni sociali in forme previste e condivise dalla maggioranza dei componenti delle società, secondo un “sentito interiore” diffuso che faceva prevalere l’ordine rispetto al disordine, alla violenza e al cattivo gusto. Si, anche il buon gusto, secondo criteri diversi, certamente, ma rispettosi l’uno dell’altro, era importante, perché la bellezza delle buone maniere è un elemento di stabilizzazione della società. Le “buone maniere” sono norme non scritte, ma cogenti che consentono l’affermarsi e il confrontarsi delle opinioni e dei costumi, pur nella loro diversità. Una sorta di “costituzione” non scritta, insomma, che abbassava i gradi di disordine e permetteva la convivenza. Oggi è esattamente tale processo di “civilizzazione” che pare essersi interrotto da qualche decennio. Una discussione tra idee diverse è divenuta impossibile senza suscitare reazioni ben lontane dalle “buone maniere”: la violenza, non solo verbale, è sempre più diffusa e i contrasti sono amplificati e mai sopiti. Pensarla diversamente significa provocare la rottura di relazioni sociali e amicali che dovrebbero, invece, non solo essere stabili e non soffrire della diversità, ma arricchirsi nel e del confronto. Invece, antiche amicizie si sgretolano, persone che si erano frequentate come fratelli divengono come un moderno Caino contro un ancor più moderno Abele. E a questo si è via via accompagnato il “risentimento” sociale, invece che la protesta pacifica. Il “non riconoscimento” nella diversità, invece che l’omologazione, supera ogni limite e sfocia nell’odio sociale, cosa ben diversa dalla lotta sociale. È ormai un fenomeno di massa che si è diffuso come una malattia virale in un Occidente che, più che “secolarizzato”, è sprofondato nel nichilismo della morte della trascendenza. Non solo Dio è morto, ma è stato sostituito dagli idoli mondani di ideologie generalmente scientiste e transumaniste e quindi non può che perseguirsi l’omologazione di massa per non cadere nell’angoscia distruttiva della solitudine, se si mantiene la fede nelle “buone maniere”. Non a caso le manifestazioni di massa su temi tipicamente antagonistici, come quelli provocati dal fondamentalismo islamico terroristico, assumono un carattere sempre più violento e rendono impossibile ogni discussione. L’assenza della conoscenza della storia è un fattore costitutivo del processo di de-civilizzazione che si diffonde sempre più. La sottrazione della pace e dell’ordine sociale, rischia di divenire così un costume diffuso molecolarmente. Le “buone maniere” non solo sono scomparse, ma divengono veri e propri stili di vita di gruppi e di comunità l’un contro l’altra armate. Stili di vita sempre più fondati sull’individualismo e sul disprezzo di beni sociali come la sicurezza personale e i rapporti armonici tra generazioni. Illudersi di frenare il processo di decivilizzazione senza una buona educazione diffusa, è forse l’errore politico culturale più pericoloso. Civilizziamoci, insomma, riprendiamo il costume delle buone maniere...
(Adnkronos) - Trasferta per i bianconeri nella 17esima giornata di Serie A