Rapina al campo rom, clamoroso: arrestati 2 poliziotti

Rapina al campo rom, clamoroso: arrestati 2 poliziotti

Una rapina che ha dell'assurdo. A commetterla? Due poliziotti. Tutto vero. Due agenti del commissariato "Salario Parioli" di Roma, già sospesi dal servizio e ai domiciliari per un’altra inchiesta, sono finiti in carcere insieme a due complici – un cittadino marocchino e uno croato, entrambi con precedenti – con l’accusa di rapina in abitazione . Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo di Ostia con la squadra mobile di Roma, dopo un’indagine coordinata dalla procura capitolina. A incastrarli le testimonianze della famiglia aggredita, le immagini di videosorveglianza e l’analisi dei cellulari degli indagati. Stando a quanto finora ricostruito, gli arrestati si sarebbero introdotti nella casa di due coniugi all’interno del campo rom di via dei Gordiani, fingendosi carabinieri dei Parioli. In quel momento hanno presentato un distintivo delle forze dell’ordine , sostenendo di dover eseguire una perquisizione per cercare armi e droga. Una volta dentro, avrebbero bloccato i due adulti e i loro figli minori, chiudendo la porta di casa e alzando la voce contro la donna, che aveva dubitato della loro identità. Ecco allora che i finti militari avrebbero smontato i pannelli di rivestimento dell’abitazione con un trapano e portato via circa 5.000 euro in contanti , cinque orologi Rolex e un Cartier. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45459411]] Solo successivamente è stato individuato anche il presunto basista: un cittadino croato che avrebbe fornito ai complici informazioni dettagliate sulla casa e sui nascondigli utilizzati per custodire denaro e gioielli. Lo stesso uomo, già indagato nell’estate del 2023 per possesso di un’auto rubata e con targhe contraffatte, avrebbe avuto un ruolo decisivo nella pianificazione della rapina.

Vittorio Sgarbi tutto da godere: "Il mio testamento... ?"

Vittorio Sgarbi tutto da godere: "Il mio testamento... ?"

Dopo settimane di illazioni sulla sua salute, Vittorio Sgarbi rompe il silenzio. Le nozze con Sabrina Colle sono "congelate in attesa della perizia", confessa il critico: "Mia fidanzata è molto irritata , ma avevamo già deciso di rinviarle". È il contenuto di un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera , in cui Sgarbi respinge con fermezza ogni dubbio sul suo stato di salute e sulla legittimità del rapporto con la compagna. Sgarbi dice di non accogliere richieste di un amministratore di sostegno , sostenute dalla figlia: "Nessuno potrà più permettersi di sostenere illazioni calunniose né sul mio reale stato di salute né sulla liceità dei comportamenti di chi mi sta vicino". Su Sabrina, rivela che l’irritazione nasce dalle continue manipolazioni mediatiche : "Sabrina è irritata dalle continue manipolazioni della verità a mezzo stampa", ripete. Quanto al suo benessere fisico e mentale, Sgarbi assicura che la perizia in corso confermerà la sua lucidità . Pur ammettendo un periodo difficile, post ricovero per quella che lui stesso definì "una depressione" e un forte abbassamento di peso, adesso dice di sentirsi meglio e pronto a riemergere. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45541730]] Infine, non manca una battuta sul futuro: interrogato su chi inserirà nel testamento , Sgarbi replica con la sua solita ironia: "Mi perdonerete se preferisco toccarmi le parti basse davanti a questa prospettiva". Puro Sgarbi.

Askatasuna, l'aula regalata dall'Università: l'ultimo caso a Torino

Askatasuna, l'aula regalata dall'Università: l'ultimo caso a Torino

C’è un’aula al Campus Einaudi di Torino, dove hanno sede le facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, che si chiama “Break” ed è autogestita da oltre due anni. Qui spadroneggia il Cua, ovvero Collettivo universitario autonomo, braccio giovanile e finto-studentesco di Askatasuna. No Tav, pro-Pal, odiatori seriali delle forze dell’ordine. Si radunano ogni lunedì per prepararsi alle future battaglie: solo politica, cortei e scontri; corsi ed esami interessano ben poco. Il Cua nemmeno presenta nemmeno una propria lista alle elezioni universitarie, preferendo appoggiarsi a Studenti Indipendenti, ovvero l’estrema sinistra. Bene, anzi male, malissimo: quell’aula non l’hanno occupata con la forza ma gli è stata concessa dall’Università di Torino. Era il 17 aprile del 2023, quando il rettore si era arreso ai violenti. «Nonostante le resistenze da parte dell’istituzione universitaria, siamo riusciti a ottenere uno spazio a disposizione della comunità studentesca. È evidente che la nostra determinazione sia riuscita ad avere un riscontro positivo e che lottare insieme paga», esultarono allora gli antagonisti travestiti da studenti. «È solo l’inizio. Ci vediamo a Capodanno!», minacciano oggi rilanciando fieri i video della guerriglia urbana di sabato in corso Regina Margherita. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45545181]] LA CRONISTORIA Ma riavvolgiamo il nastro. L’8 ottobre del 2021, la Digos del capoluogo piemontese aveva notificato 15 obblighi di firma ad altrettanti militanti del Collettivo e di Aska: tutti giovani tra i 19 e 31 anni, accusati di minaccia a incaricato di pubblico servizio, violenza privata, danneggiamento, invasione di terreni ed edifici e violazione di sigilli aggravati; altri sette furono denunciati. Non solo: il loro covo, ovvero l’aula occupata “Break” fu perquisito e sequestrato. Il motivo? Il 13 e il 14 febbraio del 2020 una quarantina di quei “bravi ragazzi” aveva accerchiato i reparti mobili di polizia intervenuti al Campus per permettere un volantinaggio sulle Foibe organizzato dal Fuan (Fronte universitario d’azione nazionale), aggredito due guardie giurate a calci e danneggiato lo spazio assegnato agli studenti di destra. Per quelle violenze, la Digos aveva denunciato 33 militanti di Askatasuna e del Cua, sempre loro, eseguendo 21 misure cautelari (tra luglio e ottobre 2020) e sequestrando anche la storica aula C1 occupata. Che nel maggio del 2021 fu più volte riconquistata, addirittura togliendo i sigilli messi dalla polizia, fino al 24 dello stesso mese, quando i barricaderi presero la “Break” (poi sgomberata, come detto sopra, a ottobre). Tra i 16 militanti condannati (nel dicembre del 2023) a otto mesi per quei blitz primaverili figurava anche il nome della pasionaria Sara Munari, l’«irrimedibile» secondo la Procura di Torino, una delle nuove guide di Aska. La tregua durò meno di due anni. Con la scusa della «cronica assenza di spazi destinati alle esigenze studentesche all’interno del Campus Einaudi», ad aprile 2023 il Cua si era impossessato nuovamente della C1, nel mentre riconvertita dall’ateneo in aula informatica. Era un modo per forzare la mano. Ne scaturì infatti una trattativa tra i vertici universitari e il Collettivo, vinta da quest’ultimo con la concessione della famosa “Break”. «L’università ha ceduto al ricatto e informalmente gli ha assegnato quest’aula, che è enorme e che potrebbe essere utilizzata da tutti gli studenti e invece ora è Ovviamente, c’erano pure quelli del Cua durante l’assalto alla Stampa del 28 novembre dicembre per chiedere la liberazione dell’imam pro Hamas. E c’erano sempre loro, il giorno dell’Immacolata, in Val Susa per festeggiare a suon di bombe carta e sassaiole il ventennale della liberazione del cantiere di Venaus. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45547248]] Sabato scorso, erano di nuovo in prima linea, a prendersi la testa del corteo contro lo sgombero di Askatasuna. «Una giornata da non dimenticare», hanno detto. Eccitati dai cassonetti in fiamme e dagli undici celerini spediti in ospedale dopo gli scontri. Ci saranno anche a Capodanno, il 17 e il 31 gennaio: le prossime date annunciate in odor di guerriglia. Ma quando saranno cacciati dall’aula “Break”? «Spazi che dovrebbero essere a disposizione degli studenti per la didattica e il confronto libero vengono invece sottratti e trasformati in vere e proprie basi operative. Dopo lo sgombero di corso Regina Margherita è necessario restituire questi spazi agli studenti, affinché tornino a essere luoghi di studio, confronto e libertà, non zone franche dominate dalla violenza», attacca Raffaele Marascio, capogruppo di Fdi nella Circoscrizione 4 di Torino. Intanto, i commercianti riuniti sotto il cappello di Epat (Esercizi pubblici associati Torino e provincia) e Fiepet (Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici) hanno inviato una lettera a prefetto, sindaco e governatore per chiedere «sussidi per i locali penalizzati dalla vicenda Askatasuna». La tensione che aleggia nel quartiere ha prodotto locali vuoti, disdette per paura e chiusure forzate. E all’orizzonte non si vede nulla di buono. Askatasuna fa danni nonostante i sigilli.