“Sono fedele ai valori, c’erano alcune cose nel contratto che non potevo accettare”: Ferrero svela altri dettagli sulla rottura con Alcaraz

“Sono fedele ai valori, c’erano alcune cose nel contratto che non potevo accettare”: Ferrero svela altri dettagli sulla rottura con Alcaraz

Tutto ruota attorno al contratto. Ormai è chiaro come dietro il divorzio tra Carlos Alcaraz e Juan Carlos Ferrero ci siano state soprattutto cifre e clausole. E ora l‘ex coach del numero 1 al mondo svela ulteriore dettagli sulla separazione: “Mi hanno inviato il nuovo contratto, non ero d’accordo con alcune cose, gliel’ho fatto sapere […] L'articolo “Sono fedele ai valori, c’erano alcune cose nel contratto che non potevo accettare”: Ferrero svela altri dettagli sulla rottura con Alcaraz proviene da Il Fatto Quotidiano .

Addio a Brigitte Bardot. Da sex symbol ad ad attivista per i diritti degli animali

Addio a Brigitte Bardot. Da sex symbol ad ad attivista per i diritti degli animali

Brigitte Bardot, l'attrice e cantante francese divenuta sex symbol, è morta all'età di 91 anni. Raggiunse la fama nel 1956 con il film "E Dio creò la donna", scritto e diretto dall'allora marito Roger Vadim. All'inizio degli Anni '70 annunciò il suo ritiro dalle scene e divenne sempre più attiva politicamente e un sostegno dei diritti degli animali. Nata nel 1934 a Parigi, la Bardot crebbe in una famiglia benestante e cattolica, eccelleva come ballerina tanto da essere ammessa a studiare danza classica, ottenendo un posto al prestigioso Conservatorio di Parigi. Contemporaneamente trovò lavoro come modella, apparendo sulla copertina di Elle nel 1950, a soli 15 anni. Grazie al lavoro come mannequin, le vennero offerti ruoli cinematografici; a un'audizione incontrò Vadim, che avrebbe sposato nel 1952, dopo aver compiuto 18 anni. La Bardot fu scelta per ruoli minori, con crescente importanza; interpretò l'interesse amoroso di Dirk Bogarde in "Doctor at Sea". Ma fu "E Dio creò la donna" di Vadim, in cui la Bardot interpretava un'adolescente disinibita di Saint-Tropez, a consolidarne l'immagine e a trasformarla in un'icona internazionale. Il film fu un enorme successo in Francia e all'estero, catapultando la Bardot tra le attrici più promettenti del cinema francese. Oltre che per il pubblico cinematografico, la Bardot divenne rapidamente fonte di ispirazione per intellettuali e artisti ; non ultimi i giovani John Lennon e Paul McCartney, che chiesero alle loro allora fidanzate di tingersi i capelli di biondo per imitarla. L'editorialista Raymond Cartier scrisse un lungo articolo su "le cas Bardot", il caso Bardot, su Paris-Match nel 1958, mentre Simone de Beauvoir pubblicò il famoso saggio "Brigitte Bardot e la sindrome di Lolita" nel 1959, inquadrando l'attrice come la donna più emancipata di Francia. Nel 1969 la Bardot fu scelta come prima modella nella vita reale per Marianne, il simbolo della Repubblica francese.Nei primi Anni '60, apparve in una serie di opere di alto profilo, tra cui il film drammatico candidato all'Oscar "La verità" di Henri-Georges Clouzot, "Un affare molto privato" di Louis Malle (con Marcello Mastroianni) e "Il disprezzo" di Jean-Luc Godard. Accettò diverse offerte da Hollywood: tra queste, "Viva Maria!", una commedia in costume ambientata in Messico con Jeanne Moreau, e "Shalako", un western con Sean Connery. Bardot ebbe anche una carriera musicale parallela, che incluse la registrazione della versione originale di "Je T'Aime ... Moi Non Plus" di Serge Gainsbourg, che Gainsbourg aveva scritto per lei durante una relazione extraconiugale. Temendo lo scandalo dopo che il marito Gunter Sachs lo scoprì, Brigitte chiese a Gainsbourg di non pubblicarla; lui la registrò di nuovo con Jane Birkin, riscuotendo un enorme successo commerciale. Nonostante il successo. Bardot trovava la pressione della celebrità sempre più fastidiosa, tanto che nel 1996 dichiarò: "La follia che mi circondava mi è sempre sembrata irreale. Non sono mai stata veramente preparata alla vita di una star". Si ritirò dalla recitazione nel 1973. Aveva 39 anni. Aveva appena girato il romanzo storico "L'edificante e gioiosa storia di Colinot". Si dedicò alla protezione degli animali, unendosi alle proteste contro la caccia alle foche nel 1977 e aprendo, nel 1986, la Fondazione Brigitte Bardot. Successivamente Bardot inviò lettere di protesta ai leader mondiali su questioni come lo sterminio dei cani in Romania, l'uccisione dei delfini nelle Isole Faroe e il massacro dei gatti in Australia. Espresse regolarmente anche opinioni esplicite sulla macellazione religiosa degli animali. Nel 2003, nel libro "Un grido nel silenzio", abbracciò la politica di destra e prese di mira l'islamizzazione della società francese, avvicinandosi al Front National di Marine Le Pen. Brigitte aveva una lunga storia di sostegno al partito: "Riguardo alla terrificante ondata di immigrazione, ne condivido pienamente le opinioni". Nel 2006, in una lettera all'allora ministro degli Interni Nicolas Sarkozy, affermava che la popolazione musulmana francese stava "distruggendo il nostro Paese imponendo le sue azioni". Si sposò quattro volte: con Vadim dal il 1952 e il 1957, con Jacques Charrier dal il 1959 e il 1962 (con il quale ebbe un figlio, Nicholas, nel 1960), con Sachs (1966-1969) e con l'ex consigliere di Le Pen Bernard d'Ormale, nel 1992. Intraprese anche una serie di relazioni di alto profilo, tra cui con Jean-Louis Trintignant e Gainsbourg. Per il mondo  resterà BB: bastava una sigla per per capire di chi si parlava. Il brasiliano Miguel Gustavo le dedicò la canzone "Brigitte Bardot", divenuto un tormentone alle feste di Capodanno. E proprio poco prima di Capodanno BB ha voluto andarsene.

Nella maxi inchiesta su Hannoun spunta anche Shahin

Nella maxi inchiesta su Hannoun spunta anche Shahin

L'imam Shahin, considerato un pericolo per la sicurezza nazionale e rilasciato dopo la richiesta di espulsione del ministero dell'Interno (che farà ricorso in Cassazione) torna al centro della scena ed è, in parte, anche legato al caso del filo Hamas Mohammad Hannoun. Infatti, Elsalay, uno dei 9 arrestati nella maxi operazione contro la cupola di Hamas in Italia, parlando con Shahin e riferendosi a El Shobky, gli contesta di avergli parlato di come l'associazione invia il denaro. Ali El Shobky è il referente piemontese di Abspp, colui che ha incontrato l'ex capo di Hamas Haniyeh, come si evince dalla conversazione in cui dice “Si, anche quando siamo andati a farci le foto con il dottor Ismail Haniveh…”. A intervenire sul caso è l'onorevole di FdI Augusta Montaruli che ha intenzione di presentare un esposto alla Procura di Torino su Mohamad Shahin: “Deve essere espulso e per questo presenterò un esposto alla a procura sulla moschea Omar e il suo Imam Shahin, già destinatario di un provvedimento di espulsione del Viminale. Le motivazioni dell'ordinanza della corte d'appello con cui l'imam è tornato in libertà già presentavano lacune non avendo profili di novità e risultando totalmente carenti circa le aderenze con la fratellanza mussulmana: ora sono totalmente superata alla luce di ulteriori elementi. L'intercettazione nell'ambito dell'inchiesta di Genova che vede coinvolto, anche se non indagato, l'imam della moschea di Via Saluzzo getta infatti ombre inquietanti che rafforzano le motivazioni dell'espulsione di vanno chiarite sul profilo penale, dando contezza dei rapporti del soggetto apprezzabili alla luce di elementi di pericolosità per la nostra sicurezza nazionale. Il ruolo di guida della moschea e le attività da quest'ultima intrattenute sono oggetto degli elementi che sottopongo all'attenzione dell'autorità giudiziaria nell'esposto affinché verifichi in maniera più approfondita i contatti con tutti i soggetti indagati ed in particolare con Hannoun, principale soggetto sottoposto alla misura cautelare per la rete di finanziamenti ed il sostegno ad Hamas. Ciò che è certo è che a seguito di questa inchiesta chi invocava attività di beneficenza a sostegno della liberazione di Shahin non potrà più farlo ed anzi deve delle spiegazioni: ora vogliamo i nomi di coloro che hanno effettuato i bonifici nell'ambito dell'inchiesta di Genova nonché un chiarimento del ruolo della moschea guidata dal sedicente Imam Shahin nella rete di finanziamenti che partivano dall'Italia”.