“I chirurghi hanno dimenticato una lama nel suo addome durante l’intervento, per sei giorni ha avuto dolori lancinanti all’addome. Quando se ne sono accorti era troppo tardi”: 1 milione di risarcimento alla famiglia

“I chirurghi hanno dimenticato una lama nel suo addome durante l’intervento, per sei giorni ha avuto dolori lancinanti all’addome. Quando se ne sono accorti era troppo tardi”: 1 milione di risarcimento alla famiglia

Un intervento “minimamente invasivo” per un tumore si è trasformato in un incubo di sei giorni, culminato in una morte tra dolori atroci. Jeffrey Alan Fulcher, un uomo di 58 anni della South Carolina, padre di tre figli, è deceduto dopo che i chirurghi hanno dimenticato una lama da divaricatore chirurgico all’interno del suo addome […] L'articolo “I chirurghi hanno dimenticato una lama nel suo addome durante l’intervento, per sei giorni ha avuto dolori lancinanti all’addome. Quando se ne sono accorti era troppo tardi”: 1 milione di risarcimento alla famiglia proviene da Il Fatto Quotidiano .

"Totale fallimento". Esplode il Partito democratico: crisi nera per il tradimento a favore dei repubblicani

"Totale fallimento". Esplode il Partito democratico: crisi nera per il tradimento a favore dei repubblicani

Il giorno dopo l'accordo raggiunto da otto senatori democratici con i repubblicani per mettere fine allo shutdown, è esplosa la protesta del partito e della base elettorale. L'intesa ottenuta senza nulla in cambio rischia di riaprire le profonde divisioni che agitano il Partito democratico da mesi. La legge che finanzia le attività di governo deve tornare alla Camera e qui si è spostata l'attenzione. Il leader della minoranza Hakeem Jeffries ha lanciato un avvertimento: il gruppo voterà compatto no all'approvazione del testo che riapre il governo senza concedere niente all'opposizione. La legge, ha aggiunto, non affronta "in modo deciso la crisi sanitaria repubblicana e non la sosterremo". "Questo 'accordo' è una resa che tutti i democratici del Congresso dovrebbero respingere senza esitazione", ha commentato Ezra Levin, cofondatore del gruppo progressista Indivisible. "Non possiamo permetterci un partito di opposizione diviso e debole", ha aggiunto. L'intesa prevede l'approvazione di un pacchetto di leggi di spesa annuali e include una generica promessa di un voto a dicembre su un disegno di legge democratico per estendere i crediti d'imposta dell'Affordable Care Act, cioè il piano di assistenza sanitaria per permettere a milioni di americani a basso reddito di poter avere una copertura sanitaria. Ma, secondo l'agenzia Axios, quel voto richiederebbe una soglia di 60 voti, rendendo improbabile l'approvazione della misura su cui i democratici hanno puntato in queste settimane per mettere il governo alle strette. Invece gli otto senatori democratici hanno fatto saltare tutta la linea difensiva, lasciando mano libera al governo di togliere la polizza sanitaria a milioni di persone. "È una totale presa in giro. Un voto ipotetico, non una soluzione", ha dichiarato la deputata del Vermont Becca Balint. "Le persone - ha aggiunto - hanno bisogno di assistenza sanitaria, dannazione, non di vaghe promesse su un voto futuro mitizzato". "Mi sembra un pessimo accordo", ha commentato il deputato della California Jared Huffman. "Suppongo che tutti noi - ha detto il centrista Greg Landsman, deputato dell'Ohio - che abbiamo combattuto per proteggere i nostri elettori dall'aumento dei costi sanitari voteremo contro". I gruppi progressisti sono stati ancora più duri nelle critiche, sostenendo che i senatori democratici che hanno votato a favore dell'accordo hanno tratto tutte le lezioni sbagliate dai risultati elettorali di martedì, in cui il partito aveva ottenuto un trionfo. Il portavoce del gruppo progressista MoveOn, Joel Payne, ha spiegato che l'accordo "rovinerà la vita a milioni di americani che lavorano" e che "troppi democratici al Congresso non stanno ascoltando il chiaro messaggio degli elettori". Le chat interne dei deputati democratici alla Camera, secondo i retroscena raccontati dai media, si sono infuocate domenica sera, man mano che trapelavano i dettagli dell'accordo, con parlamentari progressisti e centristi furiosi. "La gente è furiosa", ha detto un deputato democratico centrista, parlando in anonimato. "È un pessimo accordo e un totale fallimento nell'usare la nostra leva politica per ottenere qualcosa di concreto". Un deputato progressista ha aggiunto che "la gente è arrabbiata". Un terzo deputato democratico ha parlato di "frustrazione quasi universale". I progressisti avevano già discusso privatamente di sostenere sfidanti alle primarie contro i loro colleghi del Senato quando la Camera alta votò per finanziare il governo a marzo. Secondo due deputati, quel discorso è tornato a circolare. E qui è finito nel mirino anche il leader di minoranza, il senatore Chuck Schumer, visto come il principale responsabile delle defezioni. "Schumer ha votato no", ha avvertito un deputato democratico di alto livello. "Ma ciò non significa che una sfida alle primarie non arrivi comunque". Adesso lo scontro si sposta alla Camera dove, però, i repubblicani hanno la maggioranza anche se solo di cinque voti, una volta che sarà insediata la deputata dell'Arizona Adelita Grijalva, da poco eletta. Servirebbe il voto contrario di alcuni repubblicani, ma è un'ipotesi molto difficile. Anche una o due defezioni non basterebbero. Nel pomeriggio i democratici parteciperanno a una riunione di gruppo, per mettere a punto una strategia e trovare il modo di uscire da un autogol che la base elettorale potrebbe non perdonare.

Eni, celebra 30 anni di quotazione al New York Stock Exchange

Eni, celebra 30 anni di quotazione al New York Stock Exchange

New York, 10 nov. (askanews) - Eni ha celebrato presso la sede del New York Stock Exchange (Nyse) il trentesimo anno di quotazione negli Stati Uniti con la presenza dell'amministratore delegato, Claudio Descalzi, e del top management di Eni. In occasione dell'evento, l'Ad di Eni ha fatto il punto con la comunità finanziaria statunitense sull'avanzamento della strategia della società, che "fa leva sui propri punti di forza competitivi nel contesto di un mercato energetico in rapida evoluzione, sviluppando un portafoglio di attività consolidate, nuove ed emergenti che generano una crescita altamente competitiva e rendimenti attrattivi per gli azionisti". Sin dall'Ipo di Eni, gli investitori statunitensi sono stati parte della società: a oggi rappresentano il 25% del flottante azionario di Eni, vale a dire il Paese singolarmente con maggior peso al di fuori dell'Italia, e circa il 40% degli investitori istituzionali nella società. Eni, sottolinea la società, trae un valore significativo dal confronto con i propri investitori, e dal loro sostegno e riscontro mentre prosegue nell'esecuzione della propria strategia. "Abbiamo costruito una strategia - ha aggiunto - che dimostra di generare crescita, efficienza e creazione di valore per i nostri azionisti, e al contempo l'abbiamo adattata ai mercati energetici in evoluzione e a una visione di lungo periodo. Continuiamo a investire nel nostro business dell'esplorazione e produzione, di eccellenza a livello mondiale, sviluppando nel contempo la diversificazione del nostro mix energetico, della presenza geografica, delle rotte di approvvigionamento e degli ambiti di decarbonizzazione - attività che nel futuro garantiranno un business sostenibile. Abbiamo ancora davanti a noi obiettivi importanti da raggiungere, e il grande lavoro fatto finora ci posiziona al meglio per poterlo fare".

Report: Bakkali (Pd), 'parole Mollicone violente, conferma allergia a libertà di stampa'

Report: Bakkali (Pd), 'parole Mollicone violente, conferma allergia a libertà di stampa'

Roma, 10 nov (Adnkronos) - "Nel suo intervento alla Camera, durante il dibattito sulla mozione sulla libertà di informazione, Mollicone ha trasformato la discussione in un attacco frontale contro Report e contro tutto il giornalismo d'inchiesta, definendolo “militante” e “di parte”. Un linguaggio violento e un atteggiamento che la dicono lunga sull'idea che il governo ha del ruolo della stampa libera". Lo ha detto la deputata del Pd Ouidad Bakkali, componente commissione di Vigilanza Rai, a margine della discussione sulla libertà di stampa alla Camera. "E non è un caso che a intervenire sia stato proprio il presidente della Commissione Cultura della Camera — lo stesso che, in più occasioni, ha mostrato fastidio di fronte alle domande scomode dei giornalisti. È la prova evidente di una linea politica: silenziare chi indaga, delegittimare chi racconta -ha aggiunto-. Mollicone arriva perfino a giustificare l'invasione politica della Rai e i ritardi nella nomina della sua governance. Mai era accaduto che il servizio pubblico restasse così a lungo senza un presidente di garanzia, mentre la Commissione di Vigilanza Rai resta bloccata dai veti della maggioranza". "La libertà di stampa non è un fastidio da sopportare: è la misura della democrazia di un Paese. E oggi, purtroppo, il governo e la sua maggioranza sta dimostrando di non tollerarla", ha detto ancora Bakkali.

**Report: Mollicone, 'si parla di Ghiglia ma non di conflitto interessi Scorza'**

**Report: Mollicone, 'si parla di Ghiglia ma non di conflitto interessi Scorza'**

Roma, 10 nov. (Adnkronos) - "Sul Garante della privacy si parla di Ghiglia, ma nessuno parla di Scorza che oggi su 'Repubblica' candidamente ammette il suo conflitto di interessi, perchè, guarda caso, lavorava in uno studio di avvocati che molto spesso è oggetto di tutela del Garante della privacy. Ora dichiara di volersi dimettere per il caso Meta, ma non ci dice che lui stesso ha fatto l'avvocato di Meta". Lo ha affermato Federico Mollicone, deputato di Fratelli d'Italia e presidente della commissione Cultura della Camera, durante la discussione in Aula della mozione sulla libertà di stampa presentata dal Movimento 5 stelle.

Report: Mollicone, 'violazione palese della Costituzione e della legge'

Report: Mollicone, 'violazione palese della Costituzione e della legge'

Roma, 10 nov. (Adnkronos) - "Il valore del giornalismo di inchiesta non è mai stato messo in discussione e mai lo sarà. A Ranucci, a cui è andata e va la nostra solidarietà umana per l'attentato subito, rispondiamo però che la solidarietà non può poi deludere questa missione di giornalismo-verità. 'Report' viola comunque le comunicazioni di un parlamentare che come sappiamo sono tutelate dalla Costituzione. Per questo esprimiamo la nostra solidarietà al premier Meloni e al sottosegretario Fazzolari diffamato da un componente del Movimento 5 stelle in commissione Antimafia. Da sempre siamo in prima linea per difendere e tutelare il giornalismo di inchiesta, quello vero, ma in questo caso ci troviamo di fronte ad una violazione palese della Costituzione e delle leggi". Lo ha affermato Federico Mollicone, deputato di Fratelli d'Italia e presidente della commissione Cultura della Camera, durante la discussione in Aula della mozione sulla libertà di stampa presentata dal Movimento 5 stelle. "Presenteremo anche un'interrogazione parlamentare. Quello di 'Report' e anche di altre testate che si oppongono a questo Governo e a questa maggioranza -ha proseguito- non è giornalismo di inchiesta o perlomeno non lo è sempre: nella stragrande maggioranza delle volte, come quella di ieri, è giornalismo militante che ha provocato infiniti danni, anche economici alla Rai. Un giornalismo a tesi: prima si pensa a cosa raccontare, poi a cercarne le prove per confermare ciò che si vuole raccontare e dimostrare. È praticamente un romanzo di fantasia, una fiction per le piattaforme di streaming". "La puntata di ieri è stata l'ennesimo minestrone di fatti, in gran parte legali, legittimi, mescolati con nomine fiduciarie più che legittime presentate in modo fuorviante. Questo tipo di giornalismo è interessato solo a confermare le proprie tesi, non a cercare la verità oggettiva. Un conto è il giornalismo investigativo, giudiziario e tecnico, che vede protagonista molto spesso alcuni servizi anche di 'Report', ma molto spesso, il 94 per cento delle volte, è stato contro questo Governo. Un altro è appunto il giornalismo militante, che stalkerizza e accusa in modo scorretto, fuorviante, falso, unicamente -ha concluso Mollicone- gli esponenti di maggioranza e i tecnici nominati dall'Esecutivo".