Salvini cartoon Disney alle prese con il Ponte
La fidanzata del leader leghista posta un video creato con la IA
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La chiamano la «Mamdani tax», per dargli un tono chic. O, più prosaicamente, «patrimoniale». La sinistra insiste, Elly Schlein e Nicola Fratoianni la citano a piè sospinto. Giuseppe Conte se ne tiene lontano, ma non perde occasione per puntare il dito sulla finanziaria, accusando il governo di togliere ai poveri per dare ai ricchi. Anche Roberto Fico, il candidato del campo largo in Campania, è salito sul carro: «Dobbiamo partire da un assunto di base, che di fatto è il principio solidaristico che vige nella nostra Costituzione, ovvero la proporzionalità delle imposte. Quindi chi ha di più deve dare a chi ha di meno per far crescere tutto il Paese. La patrimoniale? Parliamo di un tema che ha lo stesso principio della redistribuzione della ricchezza tra le regioni del Paese. Le regioni che hanno di meno devono crescere e la ricchezza deve essere distribuita. Parlerei sempre di distribuzione della ricchezza ai fini di una crescita maggiore di tutto il Paese e di tutte le persone». Una crociata pauperistica portata avanti proprio nei giorni in cui Fratelli d'Italia gli chiede lumi sulla barca, o meglio sul «gozzo» (così l'ha definito lo staff del M5S), ormeggiato nel porto militare di Nisida a Napoli a quanto pare senza autorizzazione (è stata presentata un'interrogazione al ministro della Difesa Crosetto proprio per appurare se tale circostanza sia vera o meno). Ciò che sorprende, in casa centrodestra, è il fatto che dopo tre finanziarie in cui il governo si è concentrato sulle fasce più deboli della popolazione, stavolta il centrosinistra si sia scagliato contro una manovra che mira ad aiutare il ceto medio. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, non ci sta, e puntualizza: «Siamo stati massacrati per aver cercato di aiutare non i ricchi, ma chi guadagna cifre ragionevoli. Poi bisogna capire cosa si intende per ricco, se ricco è colui che guadagna 45.000 euro lordi all'anno, cioè poco più di 2.000 euro netti al mese, Istat, Banca d'Italia e Ufficio parlamentare di bilancio (i tre istituti che hanno criticato la Manovra, ndr) hanno una concezione della vita un po'... Noi siamo intervenuti quest'anno sul ceto medio perché i ceti più svantaggiati sono stati negli anni scorsi attenzionati, quindi noi abbiamo messo circa 18 miliardi l'anno scorso e li abbiamo rimessi quest'anno per redditi inferiori a 35.000 euro. Quest'anno - prosegue il titolare di Via XX Settembre - abbiamo fatto uno sforzo ulteriore e abbiamo coperto anche la fascia di redditi fino a 50.000 euro. Considerando l'orizzonte pluriennale a me sembra una logica assolutamente sensata». Occorre ricordare che tutta questa polemica nasce dal fatto che l'aliquota Irpef verrà abbassata dal 35 al 33% nella fascia di reddito dai 28 ai 50mila euro lordi (2.400 euro netti mensili circa). Ma in realtà il più grande sconto Irpef con beneficio anche sui redditi alti non è quello di questa legge di bilancio, ma quello attuato nel dicembre 2021 quando a Palazzo Chigi c'era Mario Draghi. Allora le aliquote ritoccate furono tre: cancellata quella del 41%, la seconda del 38% abbassata di 3 punti, la terza del 27% fatta scendere di 2 punti. Il beneficio fu quasi il doppio di quello a cui si arriva oggi: 765 euro (l'attuale infatti è di circa 440 euro. Eppure quella volta, quando Pd e M5S sostenevano un governo di unità nazionale (FdI era l'unico partito all'opposizione) non si azzardarono a gridare allo scandalo. Oggi il contesto è cambiato. Fico&Co insistono sulla narrazione di un governo che premiai ricchi anziché pensare ai poveri. Schlein insiste: «La destra come al solito aiuta chi è già più ricco e dimentica chi fa fatica e rimane ai margini», dice al Congresso nazionale dei Giovani democratici. Giuseppe Conte utilizza la stessa retorica con qualche sottile correzione: «È il governo delle tasse, mette gli ultimi contro i penultimi». E Avs di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli promettono: «Porteremo la patrimoniale al tavolo degli alleati dopo le Regionali». Una proposta che sanno bene essere destinata a un binario morto. Giorgia Meloni lo ha chiarito nei giorni scorsi: «Con noi al governo non ci sarà mai alcuna patrimoniale».
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