La valle dei dinosauri nel parco dello Stelvio: "Migliaia di esemplari"

La valle dei dinosauri nel parco dello Stelvio: "Migliaia di esemplari"

Una scoperta sensazionale nel cuore delle Alpi lombarde destinata a ridefinire la conoscenza sui dinosauri in Italia, che tra l’altro porta in primo piano l’area valtellinese a ridosso dei Giochi olimpici invernali. All’interno del Parco Nazionale dello Stelvio è stato individuato un vastissimo complesso di orme fossili risalenti a circa 210 milioni di anni fa. Si tratta di migliaia di impronte, incise nella dolomia e oggi visibili su pareti rocciose quasi verticali, che disegnano piste lunghe centinaia di metri e che mostrano un livello di conservazione altissimo, con dettagli di dita e artigli ancora leggibili. Il ritrovamento ha fatto il giro del mondo e sta occupando le prime pagine delle riviste dedicate alla scienza. A confermare l’eccezionalità della notizia sono stati la stessa Regione Lombardia e Cristiano Dal Sasso, noto divulgatore e importante paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano. Secondo le sue prime interpretazioni scientifiche, diffuse sul web, le orme apparterrebbero a erbivori vissuti durante il Triassico Superiore, con ogni probabilità dei prosauropodi, ovvero gli antenati dei famosi animali dotati di un collo allungato e dalla testa piccola, vissuti durante il Giurassico. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43591218]] Di corporatura robusta possedevano artigli appuntiti sia sulle zampe anteriori che posteriori, mentre alcune di queste creature potevano superare i dieci metri di lunghezza. Il rinvenimento delle orme ha permesso agli studiosi di stabilire che erano in grado di formare dei branchi numerosi, con cui migravano attraversando i continenti, quando questi ultimi erano ancora uniti formando la Pangea. Gli scheletri di diversi esemplari sono stati rintracciati sia in alcuni cantoni svizzeri che in lande tedesche. All’epoca in cui erano in vita tali animali, l’area alpina non era formata da montagne ma da vasti territori costieri ed era affacciata sulle calde acque della Tetide, un oceano ora scomparso che presentava un ambiente tropicale. Le camminate parallele dei dinosauri risultano prove evidenti di gruppi in movimento sincronizzato e appaiono anche tracce di comportamenti più complessi, come una serie di animali radunati in cerchio, verosimilmente in segno di difesa. Il ritrovamento di queste impronte su superfici perfettamente verticali è invece il risultato dei movimenti tettonici che hanno portato gli antichi sedimenti di queste spiagge a divenire le Alpi. «Le numerose impronte sono una prova diretta della vita sociale dei dinosauri», spiega Cristiano Dal Sasso, sottolineando che il sito rappresenta «la più vasta valle dei dinosauri mai individuata sulle Alpi e una delle maggiori sull’intero pianeta». La segnalazione iniziale si deve al fotografo naturalista Elio Della Ferrara che, durante un’escursione in Val di Fraele (Sondrio) per osservare la fauna alpina, ha notato le prime impronte affioranti, alcune delle quali fino a quaranta centimetri di diametro. Il sito, difficilmente raggiungibile a piedi, richiederà l’uso di droni e tecniche di telerilevamento per essere analizzato in modo sistematico dagli esperti, visto anche il numero elevato di impronte impossibili da vedere restando sui sentieri. «Ci troviamo di fronte a un patrimonio scientifico straordinario, che solleciterà decenni di approfonditi studi», spiegano, in una nota congiunta, i paleontologi coinvolti nelle prime valutazioni e gli amministratori locali, certi che questa scoperta potrà incentivare pure una forma di visite alquanto particolari, cioè quelle legate alla ricerca e studio dei fossili. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43423491]] D’altronde non è la prima volta che in Italia viene fatta una scoperta di tale importanza. Il primo dinosauro rinvenuto nel nostro territorio fu Scipionyx samniticus, noto col soprannome giornalistico di “Ciro”. Trovato nel 1980 a Pietraroja (Benevento) dal veronese Giovanni Todesco, è uno dei dinosauri più piccoli al mondo ma la sua importanza scientifica è enorme. Nel 1998 fu riconosciuto a livello internazionale come uno dei fossili più importanti nella storia della paleontologia, conquistando la copertina di Nature per il suo eccezionale stato di conservazione. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43360267]]

Il tariffario della morte: quanto costa commissionare un omicidio

Il tariffario della morte: quanto costa commissionare un omicidio

C’è chi apre una partita Iva e chi, più pragmaticamente, apre le scatole craniche altrui. A Roma funziona così: violenza su ordinazione, prezzi chiari, consegna rapida, massima discrezione (o quasi). L’inchiesta della Procura di Velletri, firmata dai carabinieri della compagnia di Frascati, racconta una criminalità comune che non improvvisa più. Si organizza. Si struttura. E soprattutto fattura. Il catalogo è essenziale, appena due voci, ma ugualmente attraente per alcuni clienti. Mario I. fa il commerciale. Spiega, rassicura, incassa. Il listino è breve ma definitivo: 15mila euro per un pestaggio, 30mila per chiudere la pratica in modo irreversibile con una bella croce al camposanto. Nessuna clausola, nessun ripensamento, cash sull’unghia. Un padre disperato, convinto di vendicare la figlia molestata da un cittadino albanese che ne conosceva le debolezze dovute ad alcol e droga, sceglie l’opzione base. Meglio evitare l’ergastolo, caso mai le cose precipitassero. Anticipo da 4mila euro, saldo a lavoro finito. L’aggressione viene eseguita a Pavona, dopo aver attirato la vittima in una trappola. Colpi secchi, nessuna lama, nessuna pistola. Il servizio è concluso. L’offesa è stata lavata col sangue. O almeno così sembra. Perché è qui che l’agenzia cambia missione. I picchiatori si improvvisano psicologi e scoprono che il cliente, volendo, potrebbe rendere più della vittima. E decidono di monetizzare di nuovo le debolezze dell’uomo. Parte la seconda fase, quella dell’estorsione. Il bersaglio non è più l’albanese, ma chi ha pagato per colpirlo e restituire l’onore alla sua “bambina”. Il teatro è un ristorante di Valle Martella, sempre in zona Castelli. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45459410]] Qui lavora la ragazza, ignara di quel che le sta accadendo alle spalle. Qui entra in scena Leonardo B., 40 anni, ex pugile professionista, soprannominato “Er Meraviglia”, già noto come “Bruno lo zingaro”. Uno che sul ring alzava le braccia al cielo per esultare e che, nella vita reale, le usa per fare male. Aveva annunciato il suo riscatto, era tornato ad allenarsi a Tor Bella Monaca, sognava il titolo italiano. Intanto però arrotondava con spedizioni punitive. Nel locale, Leonardo appoggia una mano sulla spalla della ragazza. Un gesto minimo, calibrato. Malizioso. Basta quello. Il padre osserva e reagisce, il fidanzato pure. Scatta la colluttazione col pugile. Ed è l’occasione perfetta. L’offesa è servita, la provocazione ha funzionato. Ora si può presentare il nuovo conto. La cifra lievita: 37mila euro per chiudere “bonariamente” la questione. Dentro c’è tutto. L’affronto subito, i danni morali, quelli materiali. Perfino l’incidente stradale di Mario I., che, dopo la scazzottata tra padre e boxeur, corre a casa per recuperare una pistola, detenuta illegalmente, e nel tragitto si schianta. Anche il sinistro diventa una voce di spesa. Cominciano le consegne di contanti. Diecimila euro passano di mano tra gli autogrill del Raccordo anulare, quello di Vermicino, e le stazioni della metro C, soprattutto Pantano. Luoghi anonimi, rapidi, senza testimoni fissi. Le telefonate si moltiplicano. Le minacce pure. Al fidanzato promettono la gambizzazione se non la smette di fare resistenza. In un’occasione gli puntano una pistola in faccia. A quel punto il padre capisce di essere entrato in un gioco senza uscita. E fa l’unica cosa che può rompere il meccanismo: va in Procura. Racconta tutto ai magistrati. I pagamenti, i luoghi, i nomi, le frasi in codice usate al telefono per scambiarsi le informazioni. I carabinieri incrociano le sue parole con intercettazioni, celle telefoniche, tracciati. Il quadro si chiude, il papà della ragazza tira un sospiro di sollievo. Scattano gli arresti. In carcere finiscono Leonardo B., Mario I. e Rocco A. Ai domiciliari Ivan S. Sequestrati cellulari, contanti, armi. L’«agenzia dei mazzieri» chiude. Il tariffario sparisce dal mercato. Ora gli investigatori cercano altri clienti, altre vittime, altri contratti non scritti. Perché il sospetto è che questo non fosse un episodio isolato, ma un modello offerto sul mercato. Violenza a chiamata, pagamento anticipato, estorsione finale. Un ciclo perfetto. Il problema è che, come sempre, quando compri illegalità, il reso non è mai previsto. E il conto arriva sempre dopo. Ed è pure salato. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45469623]]

Beppe Sala-choc: dove vuole far tornare il Leoncavallo

Beppe Sala-choc: dove vuole far tornare il Leoncavallo

C’è un filo rosso che lega le dichiarazioni natalizie del sindaco Giuseppe Sala : la sensazione che, mentre Milano è attraversata da problemi concreti e sempre più percepiti - sicurezza, baby gang, trasporto pubblico, carceri al collasso- , il primo cittadino sia preoccupato di tutt’altro. Del futuro del Leoncavallo , per cui il Comune ha già preparato un bando ad hoc (per l’area di via San Dionigi, sono 3 le manifestazioni di interesse arrivate, ndr) e ora intende far da intermediario con i Cabassi per favorirne un ritorno in via Watteau. E del futuro politico del centrosinistra e la costruzione della sua successione a Palazzo Marino. Non è un caso che, a margine del brindisi di Natale con la stampa, Sala abbia scelto di spendere parole tutt’altro che neutre sulla possibile candidatura di Anna Scavuzzo . Altro che semplice legittimazione istituzionale: il sindaco di fatto valorizza la sua vice, la indica come figura naturale per il dopo-Sala e ne accompagna pubblicamente l’ingresso nel dibattito politico. «Ha fatto il vicesindaco per undici anni», «ha preso una delega difficile come l’Urbanistica», «dire ‘ci sono’ significa dire ‘ci sono per le primarie’»: un riconoscimento politico esplicito, che va ben oltre la cortesia istituzionale. Sala si spinge anche a delineare il perimetro del percorso: primarie non soltanto del Partito Democratico, ma di coalizione. E si dice pronto a «dare una mano» nel processo, salvo fare un passo indietro qualora la sua presenza dovesse «creare imbarazzo». Il confronto con il centrodestra viene invece liquidato con una battuta: «Nel centrosinistra qualcuno si fa avanti, nel centrodestra no». Una constatazione che fotografa lo stato delle cose dal punto di vista di Sala, ma che rischia di apparire distante dal clima che si respira fuori da Palazzo Marino, dove le preoccupazioni quotidiane dei cittadini restano ben presenti. Perché mentre il sindaco accompagna politicamente la sua vice – con buona pace di altri possibili aspiranti candidati come Pierfrancesco Majorino – torna con forza il tema della sicurezza. Da assessore ad interim (ruolo assunto “non per scelta”) il sindaco parla di una «scarsa efficacia del sistema penale e sanzionatorio», soprattutto per i reati predatori e di strada. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45470934]] Cita carceri sovraffollate, assenza di misure alternative, denunce a piede libero che spesso portano alla reiterazione dei reati. Osservazioni fondate, ma che vengono presentate come se Milano avesse un ruolo marginale nella gestione del problema. Il sindaco insiste molto sul tema del disagio giovanile, ma aggiunge anche un elemento che fa discutere: perché «molti autori dei reati non sono milanesi», dato che arrivano da Monza, da Bergamo, dall’hinterland. Milano finisce così per subire fenomeni che nascono altrove. Un’analisi che può essere letta come una constatazione oggettiva, ma che rischia di essere percepita come una parziale deresponsabilizzazione. Il passaggio successivo è quasi naturale: il bersaglio diventa il governo. Sala lamenta che «Milano non è esattamente nel cuore dell’esecutivo», denuncia il taglio di 15 milioni di euro sulla M4, accusa la manovra economica di penalizzare il trasporto pubblico e segnala che il fondo per gli straordinari della polizia locale durante le Olimpiadi non sarebbe accessibile al Comune. Anche qui, il messaggio è lineare: senza un adeguato supporto da Roma, l’azione dell’amministrazione cittadina risulta limitata. Da una parte Sala afferma che «non bastano più divise per strada» e che la sicurezza non può essere ridotta alla sola repressione; dall’altra riconosce che il sistema attuale non riesce a punire, recuperare o trattenere chi delinque. Nel mezzo, però, resta difficile individuare una strategia comunale definita. Intanto Milano resta una città in cui la percezione dell’insicurezza cresce e dove lo stesso sindaco ammette che «così non va bene». Il paradosso sta proprio qui. Sala ribadisce di non voler fare polemica, ma costruisce una narrazione che tende a collocare le responsabilità sempre altrove: allo Stato, al governo, al sistema giudiziario. Lui, nel frattempo, guarda avanti, prepara il terreno per Scavuzzo e apre ufficialmente il cantiere delle primarie. E alla fine il sospetto è che il messaggio politico più forte di queste dichiarazioni natalizie non sia tanto la denuncia di ciò che non funziona, quanto il tentativo di fissare un’eredità politica. E appunto salvare il Leoncavallo. E consentirne un ritorno in via Watteau in funzione di un valore non ben percepito dalla città. Se valore si possono chiamare 20 anni di abusivismo, tasse non pagate e una tari non versata che ammonta a un milione di euro. Oltre ai festini vari del raccolto e alle serate a base di birra senza rilasciare uno scontrino.

Milano, impennata di stupri: ecco quanti sono commessi da stranieri

Milano, impennata di stupri: ecco quanti sono commessi da stranieri

Nella caserma dei Carabinieri della compagnia di Legnano , in provincia di Milano, ieri mattina è stata inaugurata la “Stanza tutta per sé”, progetto realizzato con la preziosa collaborazione del club Soroptimist Busto Arsizio -Ticino Olona. L’iniziativa rientra nel progetto, che si ispira al celebre saggio di Virginia Woolf, promosso da Soroptimist in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, volto a creare su tutto il territorio nazionale ambienti protetti all’interno delle Caserme per l’ascolto di donne e minori vittime di violenza. Di quella stanza, tanto a Milano quanto in Italia, ce n’è davvero bisogno. Perché al di là del fattore contingente legato alla cronaca, i carabinieri del Nucleo operativo di Porta Monforte hanno arrestato un 18enne sudamericano per violenza sessuale aggravata (l’uomo pedinava le ragazze in metropolitana e fin dentro il portone di casa, all’interno del quale consumava la violenza), ci sono i dati del fenomeno a far crescere l’urgenza. Fermarsi all’epifenomeno dell’ecuadoriano sarebbe un grave errore. Soprattutto nei confronti delle donne, visto che non tutte hanno il coraggio di denunciare, in particolare quelle straniere. Secondo l’indice della criminalità, pubblicato il 3 novembre scorso dal Sole 24 Ore relativo alle denunce di reato registrate nel 2024 ogni 100mila abitanti, Milano è terza, in Italia, per violenze sessuali: 21,1 denunce ogni 100mila abitanti. MAGGIOR INCIDENZA Attenzione, però. In Italia, secondo i dati più aggiornati dell’ Istat (risalenti al 2022), sono state denunciate o arrestate 5.775 persone con l’accusa di violenza sessuale, categoria in cui sono fatti rientrare diversi reati, dalle molestie allo stupro. Tra loro, 3.340 erano italiane, 2.435 straniere. Se è vero che la maggioranza è composta da cittadini italiani - il 57,8 per cento contro il 42,2 per cento degli stranieri - bisogna tener conto che gli stranieri sono l’8,9 per cento della popolazione italiana, quindi sono molte le denunce a loro carico. I reati per i quali l’incidenza straniera è più alta di quella italiana sono le rapine (52,3%) con picchi per le rapine in pubblica via (60,1%), furti con strappo (61%) e i furti con destrezza (69%). Per quanto riguarda le violenze sessuali il 43% vengono commesse da stranieri, stando al Sole 24 ore. Ma non c’è solo questo. Secondo i dati diffusi a novembre dal Tribunale meneghino, aggiornati al 30 settembre 2025, la cosiddetta “violenza di genere” è in aumento e la fascia d’età compresa trai 18 e i 41 anni rappresenta il 62% dei condannati, in crescita rispetto al 58% dell’anno precedente. In totale, sono state 751 le persone condannate nell’ultimo anno, con una netta prevalenza di uomini (89%) e cittadini italiani (61%). Il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia , ha definito questi numeri «preoccupanti», sottolineando come «sei giovani uomini adulti sono autori di questi reati significa che quella cultura patriarcale che apparteneva alle generazioni precedenti viene trasmessa». A completare il quadro le denunce per il reato di maltrattamenti in famiglia: a Milano sono aumentate di oltre il 30% nel giro di tre anni. I procedimenti sono più di 3mila. I fascicoli che riguardano le denunce per violenze sessuali, tra cui quelle commesse ai danni di minori, sono 1.204, erano 1.298 a giugno 2024 e 1.140 tra 2022 e 2023. Sono 14 i casi (in lieve aumento) di riduzione a schiavitù, in particolare legati alla tratta della prostituzione. I fascicoli che riguardano le denunce per violenze sessuali, tra cui quelle commesse ai danni di minori, sono 1.204, erano 1.298 a giugno 2024 e 1.140 tra 2022 e 2023. Sono 14 i casi (in lieve aumento) di riduzione a schiavitù, in particolare legati alla tratta della prostituzione. SEGNALI PESSIMI Secondo il Censis (Rapporto 2025), Milano ha registrato 691 denunce di violenze sessuali nel 2024, un dato significativo che rappresenta circa il 10% del totale nazionale e indica un forte aumento (+67,3%) rispetto al 2019, sebbene il dato complessivo del 2025 (primo semestre) mostri una tendenza alla diminuzione. Questo rende la violenza sessuale un tema di grande rilevanza sociale, evidenziando un’allarmante recrudescenza del fenomeno. E qui è necessario introdurre un altro elemento di riflessione. A Milano, esistono numerosi centri antiviolenza che offrono supporto a donne vittime di abusi, come Cadmi, CeAS "Mai da Sole", Cerchi d’Acqua, Fondazione Somaschi, e il centro del Policlinico (SvsEd), che offrono ascolto, sostegno psicologico, assistenza legale, accoglienza in case rifugio e mediazione, integrati nella Rete Antiviolenza del Comune. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45415186]] Questi centri sono punti di riferimento fondamentali, collegati anche al numero nazionale 1522, per chi cerca aiuto contro la violenza domestica, sessuale, psicologica o economica. I dati (aggiornati 2024/2025) mostrano un aumento delle donne accolte (oltre 23.800 nel 2024), prevalentemente donne italiane, spesso senza reddito, che subiscono violenza dal partner/ex-partner. I dati di Milano, nel loro complesso, se letti con particolare attenzione, parlano di un’emersione delle denunce, quindi c’è un sistema di supporto per le donne che funziona, anche se da solo non basta. Ma fanno eccezione quelle straniere, che denunciano davvero poco. Secondo gli addetti ai lavori, forze dell’ordine e magistrati, ciò dipende dal fatto che subiscono una doppia violenza. eLa prima è dettata dalla non conoscenza della lingua italiana la seconda dall’evidente rapporto di sudditanza imposto loro dagli uomini, soprattutto islamici. In quei contesti la violenza contro le donne non è un eccezione, come lo è per noi, ma si avvicina alla regola. Basta ricordarsi dei casi di cronaca avvenuti in piazza Duomo durante gli ultimi capodanno, con l’area antistante la basilica diventati il teatro della Taharrush gamea , un’espressione, in lingua araba, che significa letteralmente «molestia collettiva». Anche contro questa violenza contro le donne è necessario combattere...