3I/ATLAS ora ha strane code multiple, Avi Loeb: “Possibili getti dei motori di un’astronave”

3I/ATLAS ora ha strane code multiple, Avi Loeb: “Possibili getti dei motori di un’astronave”

Poco prima dell'alba di sabato 8 novembre i "cacciatori di comete" hanno scattato ed elaborato alcune immagini dell'oggetto interstellare 3I/ATLAS, tornato visibile dalla Terra. Gli scatti mostrano diverse e code puntare in più direzioni, una struttura strana e complessa. Secondo il professor Avi Loeb potrebbe essere la prova dei getti rilasciati dai propulsori di un'astronave aliena in manovra. Continua a leggere

Cina, Follini: "D'Alema non si traveste, sua tenacia merita rispetto"

Cina, Follini: "D'Alema non si traveste, sua tenacia merita rispetto"

Roma, 9 nov. (Adnkronos) - "Conosco Massimo D'Alema dal lontano 1975. Nel frattempo è passato mezzo secolo. All'epoca lui era il segretario della Fgci, l'organizzazione giovanile del Pci. Due anni dopo io sarei stato eletto segretario del Movimento Giovanile della Dc. In tutti questi anni ci è capitato un'infinità di volte di incrociarci. Più spesso in contrasto. Qualche volta in sintonia. Sempre con rispetto e con una certa curiosità. Un intreccio di politica e di vita che ognuno di noi ha svolto nei modi più diversi. Fino a perdere la consuetudine che oggi magari si affida alle cose che diciamo e che scriviamo. Ma che in qualche modo prosegue un confronto e perfino -a modo nostro- una sorta di amicizia a distanza. D'Alema è la tenacia, io sono la rinuncia. Lui adora la polemica, io faccio più fatica nel conflitto. Lui è stato comunista, e per certi versi lo è rimasto. Io mi considero democristiano anche a distanza di anni dalla fine della Dc. Insomma, se anche per qualche tempo le nostre storie politiche si sono intrecciate, sono molto più le differenze a parlare di noi. Differenze di cui credo siamo orgogliosi, tutti e due. Quando l'ho visto in quel di Pechino, nei giorni scorsi, mi sono trovato, letteralmente, all'altro capo del mondo. E quando ho letto due sue dense interviste, a Fabio Martini e ad Aldo Cazzullo, ho provato il brivido antico della distanza politica che ci separa. Una distanza a cui credo che siamo affezionati tutti e due. Occidentali, certo. Ma con un'idea di Occidente assai diversa. D'altra parte la storia non è mai acqua che passa sulla pancia delle anatre, come diceva Keynes. Essa fa parte del futuro quanto e più di tutti i progetti che coviamo nel nostro animo cercando di avvicinarci a quel traguardo che resta sempre così lontano dalle nostre immaginazioni. E però, da avversario antico, mi viene da dire: la politica è così, e proprio questo è il bello. E' la tenacia con cui si resta legati a se stessi, alle proprie convinzioni. E' la capacità di affermare un punto di vista che suona impopolare e risulta quasi sempre assai meno conveniente della facile resa al conformismo. E' il carattere di chi resta se stesso anche quando sarebbe prudente mimetizzarsi. E' quel tanto di coerenza che unisce il come eravamo e quello che nel frattempo siamo diventati. Figure di altre stagioni, che appaiono desuete. Credo anche a noi stessi -almeno qualche volta. Così oggi mi viene di criticarlo in nome di una geopolitica che ci divide. E anche di una storia così lungamente diversa. Ma poi mi dico che è proprio la rivendicazione che ognuno di noi fa della propria storia a dar conto di un mondo e di una generazione. La nostra è stata forse l'ultima generazione che è cresciuta dentro un sistema politico che ancora faceva scuola. Dove ci insegnavano a tenere il punto, a non inseguire le mode più di tanto, a collegare idealmente il passato di cui eravamo eredi e il futuro che ci illudevamo di padroneggiare. Siamo stati figli di partito -sia pure di partiti che non esistono più. Il tempo che è passato -tanto, forse troppo- non ci consente grandi illusioni. Il mondo è un altro, e altri ne sono i protagonisti. Ma se c'è un dovere a cui la nostra generazione è tenuta è proprio quello di evitare travestimenti. Per discutibili che siano le storie che abbiamo alle spalle, per discutibilissimi che siamo noi, ciascuno di noi, per quanti errori si siano commessi e per quanti dissensi anche aspri ci portiamo dietro, noi siamo quella storia lì. Lo siamo testardamente, mi viene da dire. Lo siamo portandoci dietro un retaggio che è forse la parte più importante di noi. La tenacia con cui D'Alema resta tale merita rispetto. Non si traveste, non compiace. E' ostico, ostinato. E autentico. Non è cosa da poco. Anche per quanti, come me, si trovano agli antipodi di molti dei suoi pensieri di ieri e di oggi". (di Marco Follini)

Meloni sul Muro di Berlino: "La caduta fu una nuova alba e una conquista di libertà"

Meloni sul Muro di Berlino: "La caduta fu una nuova alba e una conquista di libertà"

"Il 9 novembre 1989, giorno della caduta del Muro di Berlino, non rappresenta solo l'abbattimento di un muro che per anni aveva diviso la Germania in due sotto la morsa del comunismo, segnando profondamente l'Europa e il mondo intero, ma racconta anche il momento in cui migliaia di persone, unite e legate dallo stesso desiderio, avevano dato inizio a una nuova alba e a un nuovo giorno con la riconquista della libertà, della speranza e della democrazia. Per ricordare tutto questo, la Repubblica Italiana ha scelto di dedicare il 9 novembre al "Giorno della Libertà", istituito con la Legge del 15 aprile 2005, n.61. Il 9 novembre ricordiamo chi ha sofferto, chi ha sperato, chi ha avuto il coraggio di credere che il mondo potesse cambiare. E rinnoviamo, insieme, quella stessa speranza e voglia di libertà". Lo scrive sui social la premier Giorgia Meloni.

Beppe Vessicchio, come è morto: i sintomi della polmonite interstiziale

Beppe Vessicchio, come è morto: i sintomi della polmonite interstiziale

È scomparso ieri, 8 novembre, all’età di 69 anni il maestro Beppe Vessicchio , indimenticabile direttore d’orchestra e presenza iconica del Festival di Sanremo. Il musicista si è spento presso l’ospedale San Camillo di Roma , dove era ricoverato in rianimazione.Secondo il bollettino medico, la causa del decesso è stata una “polmonite interstiziale precipitata rapidamente”, che ha reso vani tutti i tentativi di cura. Nonostante l’impegno dei sanitari, la malattia ha avuto un decorso fulminante. La polmonite interstiziale (o pneumopatia interstiziale) è un gruppo di patologie che colpiscono l’interstizio polmonare, ovvero il tessuto di sostegno degli alveoli, i microscopici sacchi dove avviene lo scambio gassoso. L’infiammazione di questa zona riduce drasticamente la capacità dei polmoni di ossigenare il sangue, provocando sintomi come dispnea intensa (sensazione di fame d’aria), tosse secca persistente, febbre e affaticamento estremo. Tra le forme più diffuse vi sono la polmonite interstiziale comune e la fibrosi polmonare idiopatica. Le cause possono essere molteplici: infezioni virali (come quelle da COVID-19 o influenza), esposizione prolungata a polveri, sostanze chimiche o muffe, reazioni avverse a farmaci, oppure malattie autoimmuni del tessuto connettivo (artrite reumatoide, lupus, sclerodermia).Il trattamento dipende dall’eziologia e dalla gravità: si ricorre a corticosteroidi per controllare l’infiammazione, antibiotici in caso di sovrainfezione batterica , immunosoppressori o antifibrotici nelle forme croniche. Nei casi più critici è indispensabile l’ossigenoterapia ad alti flussi o addirittura la ventilazione meccanica. La prevenzione si basa principalmente sull’evitare l’inalazione di agenti irritanti e sul monitoraggio precoce in presenza di fattori di rischio.Con la morte di Beppe Vessicchio, l’Italia perde uno dei suoi musicisti più amati e riconoscibili, il “maestro con la barba” che per decenni ha accompagnato sul palco di Sanremo generazioni di cantanti, diventando un vero e proprio simbolo di allegria e professionalità. I funerali saranno celebrati in forma privata.