La Francia espelle la studentessa di Gaza accolta a Lille: "Faceva propaganda per Hamas"

La Francia espelle la studentessa di Gaza accolta a Lille: "Faceva propaganda per Hamas"

Brusco dietro front di Parigi: il governo francese espellerà Nour Atallah , studentessa palestinese che era stata accolta dalla Striscia di Gaza a Sciences Po a Lille per aver condiviso un post antisemita sul suo account social e che, secondo il ministero degli Interni di Parigi, faceva " propaganda per Hamas ". Inoltre la Francia ha deciso di sospendere tutte le iniziative di accoglienza di palestinesi da Gaza fino a quando non verrà conclusa l'indagine. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot . "eve lasciare il Paese. Non può restare in Francia", ha detto il ministero senza identificare la studentessa, né dire se tornerà nella Striscia di Gaza. La Francia ha evacuato centinaia di persone da Gaza dopo gli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 . Martedì Barrot aveva dichiarato che la Francia stava "dedicando molte energie" per far uscire dall'enclave i giornalisti dell'agenzia di stampa francese Afp . La Sciences Po Lille non ha specificato quali post condivisi dalla studentessa palestinese siano stati giudicati antisemiti, ma ha affermato che il contenuto era "in aperta contraddizione " con i suoi valori. L'università ha spiegato di aver annullato l'iscrizione della studentessa dopo aver consultato diverse agenzie governative, tra cui il ministero dell'Istruzione superiore e della ricerca. La procura di Lille intanto ha aperto un'inchiesta per apologia del terrorismo e un'altra inchiesta è attualmente in corso per individuare le falle che hanno indotto a scegliere quel profilo. L'ammissione della studentessa a Sciences Po Lille rientrava nel quadro di un programma governativo francese creato lo scorso anno per gli studenti di Gaza. Secondo fonti diplomatiche, i borsisti vengono "selezionati su criteri di eccellenza accademica , oggetto di verifiche di sicurezza dai servizi competenti già prima del loro arrivo in Francia".

Paesi sicuri, le toghe Ue: decide il giudice. L'ira di Meloni: sconfinamento nella politica

Paesi sicuri, le toghe Ue: decide il giudice. L'ira di Meloni: sconfinamento nella politica

La sentenza della Corte di Giustizia europea, che ha bocciato il decreto sui cosiddetti Paesi sicuri per i rimpatri dei migranti che arrivano irregolarmente in Italia, "sorprende" il governo, che replica con una nota durissima, accusando i giudici europei di sconfinamento dei propri poteri e assicurando che la battaglia contro l'immigrazione irregolare andrà avanti. Di tenore diametralmente opposto le reazioni del centrosinistra, che indica nella premier Giorgia Meloni l'unica responsabile del fallimento delle politiche migratorie e, soprattutto, colpevole di aver buttato soldi pubblici per la realizzazione dei centri per i migranti in Albania. Nel dibattito interviene anche l'Anm, rivendicando la giustezza dell'operato dei giudici italiani, e quindi viene dimostrato che le loro decisioni avverse ai trasferimenti nei Cpr albanesi non erano dettate dal voler remare contro l'esecutivo. Per la Corte Ue, la designazione di un Paese terzo come "Paese di origine sicuro" deve poter essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo. Pronunciandosi sul ricorso contro la procedura di frontiera nei Cpr in Albania, i giudici di Lussemburgo spiegano che uno Stato membro non può includere un Paese nell'elenco dei Paesi di origine sicuri qualora non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione. Una sentenza che suscita la netta reazione di Palazzo Chigi, lasciando trapelare l'irritazione della presidente del Consiglio, che condivide e rilancia sui suoi canali social la nota ufficiale: "Sorprende la decisione della Corte di Giustizia Ue in merito ai Paesi sicuri di provenienza dei migranti illegali. Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche", si legge nel comunicato. Non solo: per Palazzo Chigi "la Corte di Giustizia Ue decide" così "di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari". E anziché esultare, anche le opposizioni dovrebbero preoccuparsi, perché in questo modo, è la tesi del governo, si riducono "ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei governi e dei Parlamenti nell'indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio". La nota si conclude con la rassicurazione che l'esecutivo "non smetterà di ricercare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei cittadini". Non è da meno il vicepremier Matteo Salvini, che parla di sentenza "politica, scandalosa, vergognosa, imbarazzante", perché così si "cancella la sovranità nazionale con uno schiaffo". FdI segue la linea meloniana e attacca: i giudici europei "delegano le politiche migratorie al potere giudiziario. È un'assurdità antidemocratica che rischia di bloccare il sistema di rimpatri di tutta l'Unione Europea", afferma la responsabile immigrazione del partito Sara Kelany. E il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli si spinge a intravedere nella sentenza una decisione "sovversiva". Meno tranchant il commento di Forza Italia, anche in questo caso affidato al responsabile immigrazione: "Desta più di una perplessità la decisione della Corte di Giustizia Ue", sostiene Alessandro Battilocchio. E il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri assicura: "Esamineremo attentamente la sentenza, ma se impedisse agli Stati di agire nelle sedi politiche competenti continueremo la battaglia contro un uso politico improprio della giustizia". Infine, per il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi si tratta di una "preoccupante invasione di campo". E mentre la premier Meloni, a Istanbul, incontra Erdogan e il primo ministro del governo di Unità Nazionale libico Dabaiba per "il rafforzamento della cooperazione per rispondere alle sfide comuni, a partire da quella della gestione dei flussi migratori", le opposizioni puntano il dito contro l'esecutivo, bollando l'intera operazione Albania come un "fallimento totale". Per il segretario di Più Europa Riccardo Magi "è la Caporetto di Giorgia Meloni e dovrebbe mettere fine al progetto di una Guantanamo italiana". Meloni e il governo "si prendano la responsabilità di non aver letto le leggi italiane ed europee e di aver fatto una scelta illegale con centri inumani in Albania che calpestano i diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo e per cui hanno sperperato più di 800 milioni degli italiani che potevamo invece usare per assumere medici e infermieri", incalza la segretaria Pd Elly Schlein. Caustico il leader M5S Giuseppe Conte, che invita la presidente del Consiglio a "smetterla con le pagliacciate e i falsi vittimismi". Per Nicola Fratoianni di AVS la "propaganda del governo viene sconfitta senza appello". Il leader di IV Matteo Renzi esprime un auspicio: "Spero che adesso Meloni finalmente si fermi. Anche perché i prossimi giudici che si occuperanno del caso saranno i giudici della Corte dei Conti. E lì, come noto, i politici rispondono personalmente". Si discosta dal coro il leader di Azione Carlo Calenda, secondo il quale ora "c'è un rischio concreto che nessun Paese venga considerato sicuro nell'interpretazione dei giudici", il che potrebbe causare un "aumento a dismisura" degli arrivi "che non possiamo permetterci". Dunque, conclude, "a questo punto è necessario un regolamento europeo sui Paesi sicuri che limiti la discrezionalità e garantisca rimpatri rapidi ed efficaci".