Esplosione nel Veronese,"nei video delle bodycam la donna con la molotov

Esplosione nel Veronese,"nei video delle bodycam la donna con la molotov

Maria Luisa Ramponi, la vediamo in queste immagini riprese dalle body cam delle forze dell'ordine. Era l'unica della famiglia che martedì notte si trovava all'interno del casolare a Castel D'azzano. Pochi istanti dopo l'esplosione si rialza dalle macerie. E sono stati proprio i militari dell'arma a portarla in salvo. A loro deve la vita. E' stata lei ad attivare la trappola, lanciando una molotov verso alcune bombole, in un ambiente già saturo di gas, scatenando così l’esplosione che ha fatto crollare gran parte dell'edificio, e provocando la morte di tre carabinieri. Tutto era stato pianificato da tempo per colpire chiunque avesse cercato di entrare in quella casa di Castel d’Azzano. Lo sfratto - conseguenza di un pignoramento per debiti - era già stato rinviato più volte. Strage, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di esplosivi. Sono questi i reati contestati dalla Procura di Verona a lei - ancora ricoverata in terapia intensiva, gravemente ustionata, e ai due fratelli. Dino e Franco Ramponi sono agli arresti nel carcere veronese di Montorio.

Palermo piange Paolo Taormina

Palermo piange Paolo Taormina

Un lungo applauso accoglie la salma di Paolo Taormina. Dietro la bara bianca, parenti e amici entrano nella cattedrale di una Palermo a lutto, nel giorno dell'ultimo saluto al 21enne ucciso mentre tentava di sedare una rissa. Migliaia di persone. Tante indossano magliette con il volto di Paolo, ennesima vittima di uomini che si sentono onnipotenti. È l'arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice a parlare di "disumana follia dei violenti e dei potenti". Gaetano Maranzano ha voluto uccidere Paolo. "Se avessi voluto solo ferirlo, avrei puntato alle gambe", ha detto ieri durante l'interrogatorio. Il giudice - che ha lasciato in carcere il 28enne pregiudicato dello Zen - parla di totale disprezzo per la vita umana, di indole violenta senza autocontrollo. E sottolinea i dubbi sul movente e sulla calibro 9 che aveva con sé. Non sembra essere l'arma del delitto. "Era piccola quanto le mie dita e nera", ha riferito la sorella della vittima. A Maranzano viene contestata l'aggravante dei futili motivi: Palermo è scossa, ferita. "La giustizia deve fare il suo corso", sottolinea l'arcivescovo, "ma contro la violenza non basta presidiare, mettere i quartieri a soqquadro. Occorre una politica della cura dei cittadini più fragili".