Non bastano i guai interni al M5S, vicina al fallimento l'atelier della compagna di Conte

Non bastano i guai interni al M5S, vicina al fallimento l'atelier della compagna di Conte

Non bastano le grane interne al Movimento. Il capo dei pentastellati deve confrontarsi con un nuovo problema, ovvero i guai finanziari per la famiglia della compagna Olivia. A casa per l'ex premier non va meglio che nel consiglio nazionale del M5s. Finito l'effetto dei suoi vecchi decreti Covid c'è da ripianare il fiume di perdite del gruppo Paladino. Il marchio delle "Sorelle Fontana"; simbolo del made in Italy negli Anni Cinquanta, poi acquistato nel 1992 dal suocero di Conte, è in crisi. A rivelarlo un'inchiesta pubblica sul quotidiano Open. Dal 2020 ad oggi, la società che ha vestito i grandi del pianeta ha registrato il segno meno. Rosso di 166.913 nel 2020, altro rosso di 328.567 euro nel 2021, e poi ancora 114.709 di perdita nel 2022, altro rosso di 232.070 euro nel 2023 e ora questa ultima perdita di 148.850 euro. "In tutti e cinque gli anni il patrimonio netto della società - spiega la testata diretta da Bechis - è stato negativo, ogni anno di più. In questa situazione una società a norma di codice civile deve convocare, senza indugio, l'assemblea dei soci chiedendo loro di mettere mano al portafoglio e ricostituire il capitale. Quest'obbligo è stato derogato però proprio da una norma di legge che porta la firma di Conte quando era presidente del Consiglio: l'articolo 6 del decreto-legge 23 del 2020. Eravamo in periodo Covid e tutta l'Italia era stata chiusa da Conte: ovvio che le imprese si trovassero in difficoltà, per cui è stato concesso loro di non portare i libri in tribunale dando 5 anni di tempo per coprire quelle perdite. La norma è stata poi prorogata sia per l'anno 2021 che per il 2022. E la sua efficacia è venuta meno a partire dal bilancio 2023".

Cucchi, è morto a 77 anni il papà Giovanni

Cucchi, è morto a 77 anni il papà Giovanni

È morto all'età di 77 anni Giovanni Cucchi. Il padre di Stefano e di Ilaria era malato da tempo. A confermare la notizia del decesso l'avvocato Fabio Anselmo , da anni compagno della senatrice. "Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise anche quando le voci che le hanno pronunciate si spengono. Da oggi purtroppo Giovanni Cucchi, padre di Stefano, non c'è più. Molti, troppi, hanno scritto e detto che a Giovanni non fregava nulla di suo figlio, che lo avesse abbandonato, che Stefano fosse solo. Lo hanno fatto per anni, per giustificare l'ingiustificabile, per infangare una famiglia già distrutta dal dolore", prosegue in un post il legale. "Eppure - prosegue Anselmo - quella verità costruita a tavolino è crollata davanti a un'aula di tribunale, quando Giovanni ha letto la lettera che Stefano gli aveva scritto due anni prima di morire. Era il 26 agosto 2006. Stefano scriveva da un treno per Tarquinia, dove stava andando a festeggiare il compleanno del padre: 'Caro papà, ti sto scrivendo sul treno, quel treno che tante volte ho preso per la disperazione e non mi portava mai a destinazione. Beh, adesso questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita'. E ancora: 'Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, come neanche immaginavo mesi fa. Tu che sei così grande, un costante punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me, forse l'unico. Un padre che amo, che ha sofferto, e che io ora non voglio più che stia male. Capisci? La vita comincia ora. La nostra'". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:41733700]] E ancora: "Giovanni, mentre leggeva davanti alla Corte quelle righe, tremava. La voce si spezzava, ma non si fermava. In quell'aula si è sentito il silenzio pesante di chi, per anni, ha accusato quella famiglia di menefreghismo, di vergogna, di ipocrisia . Quelle parole, semplici, umane, limpide, hanno distrutto anni di odio, menzogne e depistaggi. A chi ha scritto che Giovanni 'non c'era', a chi ha detto che 'se lo meritava', a chi ancora oggi commenta senza sapere: leggete questa lettera. È la voce di un figlio che amava suo padre. Di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci. Giovanni - conclude - con la tua voce hai dato voce a tuo figlio. Grazie per la tua forza".