Attentato Ranucci: bomba distrugge l'auto del conduttore, si segue la pista delle inchieste di Report

Attentato Ranucci: bomba distrugge l'auto del conduttore, si segue la pista delle inchieste di Report

Non si è trattato di un avvertimento qualsiasi. Ma un messaggio preciso, un salto di qualità, e pericolosità, di quella lunga catena di minacce, pressioni e intimidazioni che da anni colpiscono chi fa informazione, e inchieste giornalistiche. Sembra proprio questo il movente, dell'attentato di ieri sera, a Campo Ascolano, nella frazione del comune di Pomezia, in provincia di Roma, dove una bomba ha distrutto l'auto di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, e quella usata da sua figlia. Solo per un caso fortuito nessuno si trovava lì nel momento esatto della deflagrazione. "Pochi minuti prima mia figlia era proprio accanto alla macchina", ha raccontato Ranucci. Il giornalista si è presentato questa mattina alla Compagnia dei carabinieri Trionfale per formalizzare la denuncia. "Quanto avvenuto rappresenta un salto di qualità preoccupante", ha ripetuto il conduttore. A coordinare l'inchiesta , per le ipotesi di reato di danneggiamento aggravato e violazione della legge sulle armi, è la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con il procuratore capo Francesco Lo Voi e con il pm Carlo Villani. Gli artificieri hanno accertato che l'ordigno conteneva quasi un chilo di esplosivo. Una quantità tale da poter mietere vittime. Le indagini, di polizia e carabinieri stanno vagliando diverse piste; dagli ambienti delle tifoserie ultras violente, al racket dei chioschi balneari sul litorale romano, fino a contesti criminali più strutturati legati alla criminalità organizzata anche dell'Est Europa, ma radica ormai in Italia. Ranucci, dal canto suo, ha ricostruito per la Procura almeno quattro episodi gravi dal 2021, già denunciati. "Esiste una lista infinita di minacce, mai prese sotto gamba. Tutto è stato segnalato alle autorità. Le indagini sono ancora a carico di ignoti", ha precisato. Poche ore dopo l'attentato, i carabinieri hanno trovato nei pressi dell'abitazione del giornalista una Fiat 500X risultata rubata. L'auto è stata messa in sicurezza per le verifiche da parte degli artificieri. Il livello di protezione per Ranucci è stato elevato: da ora in poi si sposterà su un'auto blindata. "La mia scorta ha sempre fatto rapporto. Già nei mesi scorsi, proiettili erano stati lasciati fuori casa", ha raccontato. Nel pomeriggio di oggi, Ranucci è stato ascoltato a lungo anche dai pm dell'Antimafia. "Abbiamo tracciato un quadro preciso. Le piste sono quattro o cinque, ma tutte curiosamente riconducibili agli stessi contesti" - ha spiegato e, ha aggiunto : "Io non mi sento solo. Lo Stato, le istituzioni i colleghi e gli amministratori della Rai, mi sono stati tutti vicini". Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto arrivare a Ranucci la sua solidarietà, condannando con fermezza l'episodio. Stessa la linea seguita dal Governo e dalle istituzioni locali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato di un "atto intimidatorio gravissimo" e il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha disposto il massimo rafforzamento della scorta. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto ha ribadito che "nessuno deve sentirsi solo nel fare il proprio lavoro". Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha definito l'attacco "un gesto vile e inaccettabile, che colpisce la libertà d'informazione e la democrazia stessa". Solidarietà è arrivata anche dal mondo del giornalismo. L'Ordine del Lazio, con il presidente Guido D'Ubaldo, ha parlato di "un ritorno ai tempi bui della Prima Repubblica" e ha annunciato un presidio in via Teulada. "All'esplosivo risponderemo scendendo in piazza. Chi colpisce un giornalista, colpisce tutti noi". Ranucci, da anni volto della trasmissione d'inchiesta Report su Rai 3, è consapevole dei rischi. Ma non cambia passo. "Questo è un attacco gravissimo - ha detto - ma io continuerò a fare il mio lavoro. Siamo tornati a dinamiche che pensavamo superate. Dal caso di Murizio Costanzo, una bomba non era stata più fatta esplodere per far male ad un giornalista".

Attentato Ranucci: bomba distrugge l'auto del conduttore, si segue la pista delle inchieste di Report

Attentato Ranucci: bomba distrugge l'auto del conduttore, si segue la pista delle inchieste di Report

Non si è trattato di un avvertimento qualsiasi. Ma un messaggio preciso, un salto di qualità, e pericolosità, di quella lunga catena di minacce, pressioni e intimidazioni che da anni colpiscono chi fa informazione, e inchieste giornalistiche. Sembra proprio questo il movente, dell'attentato di ieri sera, a Campo Ascolano, nella frazione del comune di Pomezia, in provincia di Roma, dove una bomba ha distrutto l'auto di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, e quella usata da sua figlia. Solo per un caso fortuito nessuno si trovava lì nel momento esatto della deflagrazione. "Pochi minuti prima mia figlia era proprio accanto alla macchina", ha raccontato Ranucci. Il giornalista si è presentato questa mattina alla Compagnia dei carabinieri Trionfale per formalizzare la denuncia. "Quanto avvenuto rappresenta un salto di qualità preoccupante", ha ripetuto il conduttore. A coordinare l'inchiesta , per le ipotesi di reato di danneggiamento aggravato e violazione della legge sulle armi, è la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con il procuratore capo Francesco Lo Voi e con il pm Carlo Villani. Gli artificieri hanno accertato che l'ordigno conteneva quasi un chilo di esplosivo. Una quantità tale da poter mietere vittime. Le indagini, di polizia e carabinieri stanno vagliando diverse piste; dagli ambienti delle tifoserie ultras violente, al racket dei chioschi balneari sul litorale romano, fino a contesti criminali più strutturati legati alla criminalità organizzata anche dell'Est Europa, ma radica ormai in Italia. Ranucci, dal canto suo, ha ricostruito per la Procura almeno quattro episodi gravi dal 2021, già denunciati. "Esiste una lista infinita di minacce, mai prese sotto gamba. Tutto è stato segnalato alle autorità. Le indagini sono ancora a carico di ignoti", ha precisato. Poche ore dopo l'attentato, i carabinieri hanno trovato nei pressi dell'abitazione del giornalista una Fiat 500X risultata rubata. L'auto è stata messa in sicurezza per le verifiche da parte degli artificieri. Il livello di protezione per Ranucci è stato elevato: da ora in poi si sposterà su un'auto blindata. "La mia scorta ha sempre fatto rapporto. Già nei mesi scorsi, proiettili erano stati lasciati fuori casa", ha raccontato. Nel pomeriggio di oggi, Ranucci è stato ascoltato a lungo anche dai pm dell'Antimafia. "Abbiamo tracciato un quadro preciso. Le piste sono quattro o cinque, ma tutte curiosamente riconducibili agli stessi contesti" - ha spiegato e, ha aggiunto : "Io non mi sento solo. Lo Stato, le istituzioni i colleghi e gli amministratori della Rai, mi sono stati tutti vicini". Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto arrivare a Ranucci la sua solidarietà, condannando con fermezza l'episodio. Stessa la linea seguita dal Governo e dalle istituzioni locali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato di un "atto intimidatorio gravissimo" e il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha disposto il massimo rafforzamento della scorta. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto ha ribadito che "nessuno deve sentirsi solo nel fare il proprio lavoro". Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha definito l'attacco "un gesto vile e inaccettabile, che colpisce la libertà d'informazione e la democrazia stessa". Solidarietà è arrivata anche dal mondo del giornalismo. L'Ordine del Lazio, con il presidente Guido D'Ubaldo, ha parlato di "un ritorno ai tempi bui della Prima Repubblica" e ha annunciato un presidio in via Teulada. "All'esplosivo risponderemo scendendo in piazza. Chi colpisce un giornalista, colpisce tutti noi". Ranucci, da anni volto della trasmissione d'inchiesta Report su Rai 3, è consapevole dei rischi. Ma non cambia passo. "Questo è un attacco gravissimo - ha detto - ma io continuerò a fare il mio lavoro. Siamo tornati a dinamiche che pensavamo superate. Dal caso di Murizio Costanzo, una bomba non era stata più fatta esplodere per far male ad un giornalista".

Attentato Ranucci: bomba distrugge l'auto del conduttore, si segue la pista delle inchieste di Report

Attentato Ranucci: bomba distrugge l'auto del conduttore, si segue la pista delle inchieste di Report

Non si è trattato di un avvertimento qualsiasi. Ma un messaggio preciso, un salto di qualità, e pericolosità, di quella lunga catena di minacce, pressioni e intimidazioni che da anni colpiscono chi fa informazione, e inchieste giornalistiche. Sembra proprio questo il movente, dell'attentato di ieri sera, a Campo Ascolano, nella frazione del comune di Pomezia, in provincia di Roma, dove una bomba ha distrutto l'auto di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, e quella usata da sua figlia. Solo per un caso fortuito nessuno si trovava lì nel momento esatto della deflagrazione. "Pochi minuti prima mia figlia era proprio accanto alla macchina", ha raccontato Ranucci. Il giornalista si è presentato questa mattina alla Compagnia dei carabinieri Trionfale per formalizzare la denuncia. "Quanto avvenuto rappresenta un salto di qualità preoccupante", ha ripetuto il conduttore. A coordinare l'inchiesta , per le ipotesi di reato di danneggiamento aggravato e violazione della legge sulle armi, è la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con il procuratore capo Francesco Lo Voi e con il pm Carlo Villani. Gli artificieri hanno accertato che l'ordigno conteneva quasi un chilo di esplosivo. Una quantità tale da poter mietere vittime. Le indagini, di polizia e carabinieri stanno vagliando diverse piste; dagli ambienti delle tifoserie ultras violente, al racket dei chioschi balneari sul litorale romano, fino a contesti criminali più strutturati legati alla criminalità organizzata anche dell'Est Europa, ma radica ormai in Italia. Ranucci, dal canto suo, ha ricostruito per la Procura almeno quattro episodi gravi dal 2021, già denunciati. "Esiste una lista infinita di minacce, mai prese sotto gamba. Tutto è stato segnalato alle autorità. Le indagini sono ancora a carico di ignoti", ha precisato. Poche ore dopo l'attentato, i carabinieri hanno trovato nei pressi dell'abitazione del giornalista una Fiat 500X risultata rubata. L'auto è stata messa in sicurezza per le verifiche da parte degli artificieri. Il livello di protezione per Ranucci è stato elevato: da ora in poi si sposterà su un'auto blindata. "La mia scorta ha sempre fatto rapporto. Già nei mesi scorsi, proiettili erano stati lasciati fuori casa", ha raccontato. Nel pomeriggio di oggi, Ranucci è stato ascoltato a lungo anche dai pm dell'Antimafia. "Abbiamo tracciato un quadro preciso. Le piste sono quattro o cinque, ma tutte curiosamente riconducibili agli stessi contesti" - ha spiegato e, ha aggiunto : "Io non mi sento solo. Lo Stato, le istituzioni i colleghi e gli amministratori della Rai, mi sono stati tutti vicini". Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto arrivare a Ranucci la sua solidarietà, condannando con fermezza l'episodio. Stessa la linea seguita dal Governo e dalle istituzioni locali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato di un "atto intimidatorio gravissimo" e il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha disposto il massimo rafforzamento della scorta. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto ha ribadito che "nessuno deve sentirsi solo nel fare il proprio lavoro". Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha definito l'attacco "un gesto vile e inaccettabile, che colpisce la libertà d'informazione e la democrazia stessa". Solidarietà è arrivata anche dal mondo del giornalismo. L'Ordine del Lazio, con il presidente Guido D'Ubaldo, ha parlato di "un ritorno ai tempi bui della Prima Repubblica" e ha annunciato un presidio in via Teulada. "All'esplosivo risponderemo scendendo in piazza. Chi colpisce un giornalista, colpisce tutti noi". Ranucci, da anni volto della trasmissione d'inchiesta Report su Rai 3, è consapevole dei rischi. Ma non cambia passo. "Questo è un attacco gravissimo - ha detto - ma io continuerò a fare il mio lavoro. Siamo tornati a dinamiche che pensavamo superate. Dal caso di Murizio Costanzo, una bomba non era stata più fatta esplodere per far male ad un giornalista".