Il grande ritorno delle chain necklace, per indossare un tocco glam rock a tutte le età

Il grande ritorno delle chain necklace, per indossare un tocco glam rock a tutte le età

L’estetica della stagione fredda 2025 si ridefinisce attraverso i gioielli statement. Uno, in particolare, si impone per la potenza visiva e l’estrema versatilità: la collana a catena chic e femminile, ma anche grintosa. Un autentico evergreen del portagioie contemporaneo, capace […] L'articolo Collana a catena: il ritorno audace e sofisticato del gioiello bold nell’Inverno 2025 sembra essere il primo su iO Donna .

Brignone: non so se tornerò come prima, ma la mia sfida è questa

Brignone: non so se tornerò come prima, ma la mia sfida è questa

Milano, 18 ott. (askanews) - Federica Brignone, che oggi all'Apreski Milano Mountain Show ha ricevuto il premio "Atleta dell'Anno" della Fisi, racconta la parte più impegnativa del suo percorso: la riabilitazione. Ogni giorno cinque, sette ore di lavoro tra fisioterapia e preparazione, con il dolore ancora presente. Non si aspetta di tornare esattamente com'era, ma non vuole rinunciare alla sfida. Dopo l'infortunio, durante il gigante femminile dei Campionati Italiani di sci alpino 2025, con una frattura scomposta di tibia e perone, rimettere gli sci sarà già una vittoria. Ma ci vorrà "un bel po' di tempo". "La mia passione per lo sci, la mia voglia di di affrontare una sfida tosta come quella di quest'anno, una sfida praticamente impossibile e il fatto di poter tornare sui sci dopo così poco tempo dopo un infortunio del genere, ma anche solo di tornare a fare l'atleta dopo un infortunio del genere, è una sfida che non volevo rifiutarmi di accogliere e di fare. Non credo che riuscirò a tornare esattamente come prima, anzi sicuramente no. Io lavoro dalle 5 alle 7 ore al giorno per curarmi, quindi ovviamente sto lavorando duramente, altrimenti avrei una gamba di una misura e un'altra di un'altra. Però non sono ancora alla fase solo preparazione atletica, sto facendo ancora riabilitazione e il male ce l'ho tutti i giorni" dice la campionessa azzurra. "Sto cercando di di recuperare la mobilità. È chiaro che non è ancora finita. Probabilmente dovrò lavorarci ancora per un bel po' di tempo. Anche dovessi riuscire a sciare comunque ci dovrò ancora lavorare perché non è finita".

'Back to life', Gsk sostiene il docufilm di Giovanni Allevi presentato alla Festa del Cinema di Roma

'Back to life', Gsk sostiene il docufilm di Giovanni Allevi presentato alla Festa del Cinema di Roma

Roma, 18 ott. (Adnkronos Salute) - "Un'azienda è fatta di persone, che non sono solo il loro lavoro, ma tutto ciò che le rende uniche: passioni, paure, sogni, fragilità. A volte anche una malattia oncologica". Così Fabio Landazabal, presidente e amministratore delegato di Gsk Italia spiega, in una nota, il motivo per cui la farmaceutica ha deciso di sostenere il progetto del docufilm 'Allevi Back to Life' del musicista Giovanni Allevi, che racconta il percorso di malattia e la rinascita dell'artista colpito da una patologia oncologica. La pellicola, per la regia Simone Valentini, presentata oggi, nella sezione ‘Special Screening', alla Festa del Cinema di Roma, sarà nelle sale cinematografiche il 17, 18 e 19 novembre prossimi. “In Gsk abbiamo costruito un ambiente che accoglie e sostiene chi attraversa momenti difficili - aggiunge Landazabal - Lo facciamo con progetti concreti, ma anche con il senso di appartenenza, l'amicizia e la cura reciproca. La speranza è un filo che non deve mai spezzarsi, e noi abbiamo il privilegio e la responsabilità di alimentarla, anche attraverso storie come questa”. Del resto, “il percorso di malattia di un paziente che riceve una diagnosi oncologica - afferma Barbara Grassi, vice president, direttore medico scientifico di Gsk Italia - ha un impatto enorme sulla persona e sui suoi affetti. A partire dalla diagnosi, che è un momento sconvolgente che segna un prima e un dopo. Un giorno non hai niente, quello dopo, tutto. Da quel momento diventano importanti gli attimi e le persone: i medici in primo luogo, ma anche la famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro. Perché, per fortuna, il cancro non è più una sentenza senza appello - osserva - Per molte neoplasie la sopravvivenza è aumentata, ha raggiunto anni, e per alcune di queste - il tumore al seno, quello all'endometrio, il mieloma, per fare qualche esempio - gli oncologi e gli ematologi oggi si spingono dove mai erano arrivati: a parlare di guarigione. Il film non parla di guarigione ma ne è la grammatica, è un percorso che dimostra che si può fare: che al traguardo non mancano molti chilometri”. “Per noi - sottolinea Landazabal - sostenere questo progetto significa credere nel potere dei linguaggi che emozionano, parlano al cuore prima che alla mente. Il cinema ha la straordinaria capacità di raccontare la ricerca, la prevenzione, la forza della medicina in modo universale. È un ponte tra la scienza e le persone. La storia di Giovanni Allevi è una testimonianza di rinascita: la cura è fatta di farmaci, ma anche di parole, di abbracci, di coraggio condiviso”. Un'azienda farmaceutica “studia, fa ricerca e produce soluzioni terapeutiche dove c'è un bisogno per migliorare gli outcome di salute - evidenzia Grassi - Lo fa in maniera etica, responsabile con persone che vi lavorano con grande passione, impegno e determinazione". "Quello che mi conforta e mi rende orgogliosa di far parte di questa storia è la scelta di occuparci di mettere a punto soluzioni terapeutiche per tumori rari, quelli che oggi sono privi di risposta o non ne hanno ancora una adeguata. Ogni neoplasia - precisa Grassi - sono centinaia di volti che aspettano di tornare a sorridere. Negli ultimi anni ci siamo riusciti nel tumore dell'endometrio e nel mieloma e questa è la più grande soddisfazione professionale che si possa avere. Il sostegno al film prescinde la nostra attività. L'abbiamo sposato senza sapere nemmeno il contenuto, se non a grandi linee. Ci siamo solo assicurati che non si parlasse di alcun tipo di farmaco, perché in questa storia la cosa fondamentale è un'altra: la consapevolezza - conclude - che c'è un futuro, c'è una vita che ritorna e che non è mai finita, finchè non è finita”.

Il passo indietro del principe Andrea : "la cosa giusta" per i londinesi

Il passo indietro del principe Andrea : "la cosa giusta" per i londinesi

Londra, 18 ott. (askanews) - Giusto così, dice la gente per le strade di Londra. La casa reale di Windsor si è imposta: l'ultimo scandalo è stato fatale al principe Andrea, convocato dal fratello re Carlo III, che gli ha comunicato la necessità di rinunciare al titolo di Duca di York assegnatogli dalla madre, nonché di rinunciare a due onorificenze, quella di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Vittoriano e quella antica e prestigiosissima di Cavaliere Reale del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera. Gli resta solo il titolo di principe che non può essergli revocato, essendo figlio della regina Elisabetta. Il 21 ottobre esce in libreria "Nobody's Girl", il libro con le memorie postume di Virginia Giuffre. Negli estratti pubblicati dal Guardian, la principale accusatrice nel caso del criminale sessuale Jeffrey Epstein, morta suicida lo scorso aprile, racconta i tre rapporti che avrebbe avuto con il principe quando aveva solo 17 anni. Lui, più che quarantenne, avrebbe indovinato la sua età aggiungendo di avere una figlia poco più giovane. Giuffre narra del giro di ragazze di Epstein, molte minorenni, sfruttate sessualmente a beneficio proprio e di amici vip e potenti. La frequentazione del principe Andrea con Epstein (non era il solo; fra gli altri, Donald Trump) aveva già spinto Elisabetta II cinque anni fa a imporgli di lasciare la vita pubblica e gli impegni reali ufficiali. "Dopo aver discusso con il re e con la mia famiglia abbiamo concluso che le accuse continue nei miei confronti distolgono l'attenzione dal lavoro di Sua Maestà e della famiglia reale" recita il comunicato firmato da Andrea. Tecnicamente, manterrà il ducato che può essere revocato solo con un atto del Parlamento, ma non ne farà uso. "E' il minimo" dice Juliette, "la famiglia reale ha talmente tanta influenza, non si può associare a queste cose. E' la decisione giusta". "La famiglia reale gode di alta considerazione nel Regno" dice Kat Sunnucks, interior designer. "Con tutto quello che è successo, mi sembra la cosa giusta e penso che tutti abbiano preso la notizia bene". "Non è una bella storia per la famiglia reale. Adesso direi che lo hanno espulso, per loro la cosa migliore" dice Tracey Champion.