
Ucraina - Attacco russo con droni su Kiev, sette morti anche un bambino ucciso con sua madre
Colpito un edificio residenziale. Zelensky: 'Persone sotto le macerie'
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Il terzino: "L'italiano non è un problema, ma il siciliano è molto difficile" Articolo Palermo, Lund: “Devo migliorare nella tattica difensiva” su Live Sicilia .
Alexander Isak rejouera-t-il avec Newcastle ? Alors qu’il a trouvé un accord avec Liverpool, l’attaquant suédois semble déterminé à rejoindre les Reds durant ce mercato estival, au grand dam des (…)
Stai a vedere che per avere la solidarietà delle femministe bisogna essere antisemiti. Cosa che dopo il pogrom del 7 ottobre 2023 non ha fatto, il movimento “Non una di meno” ha organizzato per oggi una manifestazione in Piazza Capranica a Roma, nel pomeriggio. Si parlerà di «grammatica di un genocidio», qualunque cosa voglia dire. Per intenderci, le tizie di “Non una di meno” sono quelle che quando sfilano a Milano in occasione dell’8 marzo imbrattano la statua di Indro Montanelli e dicono che non si tratta «di vandalismo: è riscatto». Come Judith Butler, l’intellettuale ebrea californiana, madre della teoria del gender, che ha abbandonato la faticosa e sottile carriera da filosofa per una più pugnace strada politica, così “Non una di meno” sostiene la causa pro-Pal e nel frattempo manifesta contro tutto il resto, un andirivieni da giramento di testa tra il Medio Oriente e le sale parto nostrane. Protesteranno contro il governo Meloni, per esempio, «eletto dalla lobby anti-scelta paladina della vita dal suo concepimento», si legge nell’invito al sit-in, e contro «l’arroganza dei ricchi padroni del mondo». Come Butler, appunto, che auspica un’alleanza tra tutte le minoranze del mondo (movimento pro-Pal, trans, queer, antifascisti, neri, senzatetto, migranti, vittime del cambiamento climatico, donne) per edificare «una democrazia radicale ispirata agli ideali del socialismo» contro il capitalismo neoliberista. Male femministe, soprattutto quelle odierne, le eredi del movimento #MeToo e della Seconda e Terza Ondata del femminismo occidentale, che saranno in piazza a dire – colpo di reni di realpolitik – di riconvertire «il piano di Riarmo Europeo in welfare», si guardano i piedi, e altrettanto i fanno commentatori attenti soltanto a non spiacere. E così le une e gli altri si sono dimenticati, ma sarà stata svagatezza, di non aver detto niente 664 giorni fa, quando le israeliane vennero aggredite, spogliate, costrette alla nudità, legate agli alberi, molestate, violentate, minacciate di matrimonio forzato dai terroristi di Hamas. Dopo le violenze sessuali usate in modo sistematico come arma durante il pogrom, non avevano compilato manifesti su «corpi sacrificabili» e sulla «disumanizzazione» in atto, non avevano detto «rompiamo l’indifferenza», ciò che oggi scrivono parlando di Gaza. Anzi, diverse femministe accademiche, respingendo le denunce di Gerusalemme sul ricorso alla violenza sessuale contro gli ostaggi, hanno abbracciato Hamas, insieme con tutto il bagaglio patriarcale reazionario dell’Islam radicale, quello dell’Iran (dove ammazzano le donne per non aver indossato il velo correttamente), dell’Afghanistan (dove gli uomini trattano sul prezzo delle spose), del Pakistan (i cui effetti della micidiale commistione fra culto e tradizione li abbiamo in casa, vedi il destino di Saman Abbas). La riluttanza patologica di credere nell’irriducibilità della tradizione patriarcale musulmana sta il fallimento intellettuale ed etico del femminismo. Nonostante il rapporto dell’Onu del marzo 2024, che ha verificato il ricorso alla «violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre»; nonostante la Corte penale internazionale, che ha rilevato gli abusi contro gli ostaggi; nonostante “A Quest for Justice”, lo studio appena pubblicato sugli stupri perpetrati da Hamas in modo sistematico. Nonostante i demoni nel 7 ottobre, in Occidente, quando si tratta di ebrei, piuttosto che dalla parte delle donne è meglio stare dalla parte della Jihad.
L'annuncio dell'Inps Articolo Bonus nuovi nati, novità per la presentazione delle domande su Live Sicilia .
Previsto entro un paio di settimane il picco del virus West Nile che al momento ha fatto nove morti in Italia. L’allerta resta alta, i contagi sono considerati in crescita. Almeno diecimila, la maggior parte dei quali asintomatici. Secondo quanto scrive l’ANSA, citando autorità sanitarie, il picco dei casi dovrebbe verificarsi in un paio di […]
Volodymyr Zelensky ha chiesto al mondo di spingere per un “cambio di regime” in Russia HELSINKI, 31 LUG – “Credo che la Russia possa essere spinta a fermare questa guerra”, ma “se il mondo non punta a cambiare il regime in Russia, anche dopo la fine della guerra Mosca continuerà a cercare di destabilizzare i...
Da Strehler e Visconti, da Bertolucci a Ronconi
Roma, 31 lug. (Adnkronos) - Lutto nel mondo televisivo. È morta nella notte tra mercoledì e giovedì, al Policlinico Umberto I di Roma, Marina Donato, la produttrice televisiva vedova di Corrado Mantoni: aveva 76 anni. A quanto apprende l'Adnkronos, Donato si sarebbe sentita male ieri sera in un ristorante romano, dove si sarebbe accasciata per un sospetto arresto cardiaco. Trasportata in ospedale, i tentativi di rianimarla si sono rivelati inutili. Donato, che era stata sposata con Corrado dal 1996 fino alla sua morte nel 1999 dopo 23 anni di convivenza, aveva continuato la sua attività di produttrice televisiva. Quest'anno era stata impegnata nella nuova edizione de 'La Corrida', condotta da Amadeus sul Nove. Volto noto dietro le quinte della televisione italiana, Marina Donato è stara una figura influente nel panorama dell'intrattenimento televisivo. Produttrice, curatrice e autrice di programmi popolari come 'La Corrida', 'Forum', 'Il pranzo è servito' e 'La prova del cuoco', ha segnato intere generazioni di telespettatori con il suo lavoro instancabile e discreto. Nata a Roma il 4 luglio 1949, si era avvicinata al mondo dello spettacolo a soli 24 anni, iniziando a collaborare con Corrado, allora già affermato conduttore, di 25 anni più grande di lei. Quella che cominciò come una collaborazione professionale si trasformò in una lunga storia d'amore che durò tutta la vita. Per i due una cerimonia riservata e lontana dai riflettori, esattamente come piaceva a Corrado. Nel corso della sua carriera, Marina Donato ha ricoperto ruoli fondamentali nella produzione di programmi che hanno fatto la storia della tv italiana, da Mediaset alla Rai. La sua società di produzione, Corìma, da lei fondata nel 2005 con Massimiliano Lancellotti, ha firmato trasmissioni di grande successo fino a tempi recentissimi, incluso il ritorno de 'La Corrida' con Amadeus sul canale Nove nel 2024. Nel 1982 iniziò su Canale 5 la carriera televisiva come produttore esecutivo del programma 'Il pranzo è servito' condotto da Corrado, realizzando oltre 2.000 puntate fino al 1992, e successivamente de 'La cena è servita' (1992-1993). Nel 1983-84 è produttore esecutivo di 'Ciao Gente' (Canale 5, 38 puntate) e nel 1985, insieme a Iole Fiori, di 'Buona Domenica' con Corrado e Maurizio Costanzo sempre su Canale 5. Nel 1986 cura 'Il buon paese' su Canale 5, varietà in 45 puntate con Claudio Lippi, mentre nel 1987 inizia come produttore esecutivo la serie delle 10 edizioni de 'La Corrida' su Canale 5, diventando poi anche coautore. Sulla rete ammiraglia Mediaset lavora anche a 'Sì o no?' (1993-94), ed è coautore di 'Tira & Molla' con Paolo Bonolis (1996-1998) e de "Il gatto e la volpe" (1997). Nel 2000-01 è produttore esecutivo per Aran Endemol de 'La prova del cuoco' su Rai1. Dal 2002 è curatrice e coautrice della nuova edizione de 'La Corrida' con Gerry Scotti. Nel 2005 fonda la società di produzione Corìma, attiva dal 2007, con sede a Roma, che coproduce 'La Corrida' e, dal 2008, anche 'Forum' per Rti. Dal 2008, insieme ai soci Massimiliano Lancellotti e Stefano Bartolini, acquisisce i diritti del programma 'Portobello', lo storico show di Enzo Tortora, ripreso dalla Rai nel 2018 con Antonella Clerici. Tra il 2018 e il 2020, Corìma coproduce con Magnolia tre edizioni de 'La Corrida' condotte da Carlo Conti. Nel 2021 Corìma coproduce con la Rai il ritorno de 'Il pranzo è servito' con Flavio Insinna. In una delle sue ultime interviste, rilasciata al 'Corriere della Sera', Marina Donato aveva ricordato con emozione il suo rapporto con Corrado e una scommessa fatta poco prima della morte del marito: "Temeva che nessuno si sarebbe più ricordato di lui. Io gli dissi che non era vero. Ho vinto io quella scommessa, e so che lui dall'aldilà lo ha visto". Dopo Corrado, Marina Donato era stata legata all'ex magistrato Italo Ormanni, morto a Roma il 20 aprile 2024 all'età di 88 anni. (di Paolo Martini)
Da Piazza Castello di Aci Castello l’intervista del vicecaporedattore del Fattoquotidiano.it Giuseppe Pipitone a due dei più autorevoli magistrati antimafia, il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita e il sostituto procuratore della Procura nazionale antimafia Nino Di Matteo. Un dialogo su giustizia, legalità e contrasto alla criminalità organizzata organizzato da ANTIMAFIADuemila che ha curato il […] L'articolo Mafia e antimafia, tra riforme e passi indietro: Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita dialogano con Giuseppe Pipitone proviene da Il Fatto Quotidiano .
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La giovane, fuori sede, è stata sfrattata senza preavviso. Il video del litigio con la proprietaria è diventato virale. Udu: "Episodio inaccettabile, non è un caso isolato"
Un esposto contro i calciatori e lo staff della nazionale israeliana di calcio che il 14 ottobre giocheranno contro l’Italia per le qualificazioni ai Mondiali del 2026 è stato presentato da un avvocato alla Procura della Repubblica di Udine. “Dobbiamo fermare il genocidio in corso a Gaza e quindi, da uomo di legge, invito le […] L'articolo Esposto contro la nazionale israeliana che sfiderà l’Italia a Udine: “Si indaghi sulle loro responsabilità nel genocidio a Gaza” proviene da Il Fatto Quotidiano .
Colletto e design non cambiano. L’Union Saint-Gilloise indosserà la stessa divisa di casa della scorsa stagione. Scaramanzia per un successo in Pro League che mancava da 90 anni? No, si tratta di una scelta ecosostenibile voluta per la prima squadra e il settore giovanile. L’iniziativa, che fa parte del progetto Union Inspires, ha come scopo […] L'articolo Dopo lo scudetto indosseranno le stesse maglie della scorsa stagione. Scaramanzia? No, è una scelta per l’ambiente e contro gli sprechi proviene da Il Fatto Quotidiano .