Trovando le parole che creano ponti

Trovando le parole che creano ponti

Il 2025 segna una tappa speciale nella vita dell’Editrice Ave. Ha festeggiato, infatti, i suoi novant’anni di attività il 17 ottobre a Palazzo Rospigliosi, a Roma, in un evento pubblico che, dopo i saluti iniziali del presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, Giuseppe Notarstefano, ha visto una tavola rotonda moderata dalla giornalista Giuseppina Paterniti, a cui […] The post Trovando le parole che creano ponti appeared first on Azione Cattolica Italiana .

L'intervista a Pasquino: “Querele e minacce, basta con le intimidazioni. Landini? Deve solo scusarsi”

L'intervista a Pasquino: “Querele e minacce, basta con le intimidazioni. Landini? Deve solo scusarsi”

«Quella politica che non sa argomentare, ricorre prima alla querela e poi, come è successo con Sigfrido Ranucci, alla minaccia. Vale per Report come per il Tempo». A dirlo Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica dell'Università di Bologna. Come commenta quanto è accaduto davanti all'abitazione del conduttore di Rai 3? «Ranucci fa un programma di investigazione che scontenta tanti. Trova magagne in molte cose. Non mi sorprende, dunque, che qualcuno si senta legittimato ad attaccarlo, anche in maniera fisica. Ovviamente ciò non può e non deve essere giustificato». Perché siamo arrivati a tanto? «Dovremmo tornare indietro e scoprire che le bombe già sono state messe da vari personaggi. Non c'è nulla, dunque, di sorprendente. Straordinaria, invece, è la diffusione o peggio l'accettazione di questo modo di trattare l'avversario». Come fermare un modus operandi pericoloso? «Bisogna innanzitutto ridurre lo spazio per i violenti». Potrebbe essere un primo segnale finirla con la logica delle querele facili? «La querela è un modo per intimidire gli avversari. Non dovrebbe essere mai utilizzata, tranne in casi rarissimi. Le affermazioni politiche vanno battute con altre affermazioni politiche». Anche il nostro giornale, talvolta, è stato vittima di intimidazioni solo per aver cercato di far luce su vicende opache... «I vostri articoli danno fastidio. Quando scrivete sapete che andare a toccare la suscettibilità-onorabilità di qualcuno e, dunque, anche se non ciò non dovrebbe mai accadere, siete esposti. La verità non esiste. Ma chi prova a sentire tutte le campane dovrebbe essere premiato e non considerato un bersaglio». Sembra di essere tornati quasi ai mai dimenticati Anni di Piombo? «Non esageriamo. Situazioni simili sono ordinarietà in Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti. Basti pensare all'odio rivolto verso la Casa Bianca». Frasi come quella di Maurizio Landini, che dà della cortigiana alla premier, finiscono con l'alimentare l'odio? «Landini dovrebbe solo scusarsi. Non basta ammettere l'errore». Anche l'eurodeputata Ilaria Salis, negli ultimi giorni, si è caratterizzata per uscite non certamente tese al dialogo... «Non entro nel merito nella vicenda, ma il vero problema è quando si esagera o meglio si abusa di affermazioni azzardate. Preferivo, ad esempio, il sindacato che si esprimeva sui temi a quello che utilizza parole poco eloquenti negli studi televisivi. Se Landini pensava che la premier fosse troppo servile nei confronti di Trump, doveva argomentare e non utilizzare epiteti. Per dire io non la penso come Ranucci o come il Tempo, occorre farlo con delle tesi, non minacciando o peggio ricorrendo alle vie legali. Certe materie si possono risolvere solo attraverso un dibattito aperto e plurale». Perché tutta questa difficoltà a confrontarsi? «Molti di coloro che oggi sono in politica sono abbastanza approssimativi, superficiali o peggio ignoranti. Pensano che un'iperbole, un superlativo o un'accusa fuori luogo sia l'unico modo per ritagliarsi spazio sui giornali».