Romano Prodi, la sparata: "Guerre, la destra identitaria è pericolosa"

Romano Prodi, la sparata: "Guerre, la destra identitaria è pericolosa"

"Parlare di Gaza? È un dovere morale". A dirlo è Romano Prodi , che torna sulle parole di Emmanuel Macron. Per l'ex presidente della Commissione europea e due volte presidente del Consiglio quanto fatto dal presidente francese è "quasi non dico una riparazione, ma una presa d’atto che bisogna in qualche modo decidersi se vogliamo trovare una soluzione, concordata o meno, nella tragedia che si sta consumando". Intervistato dal Giorno , Prodi non ha dubbi su quanto sta accadendo: "Non c’è solo il dramma di Gaza. La Cisgiordania ormai è ridotta a piccole enclave di palestinesi che non hanno più libertà di movimento. Il governo israeliano comanda direttamente o attraverso i coloni, approfittando della debolezza e anche della corruzione che l’Autorità Nazionale Palestinese ha avuto nel tempo. Ma stavolta indubbiamente Netanyahu vuole farla finita". Un parere non in linea con quello di Giorgia Meloni . Il premier italiano si è detto sì d'accordo con la soluzione dei due Stati, ma non in un momento del genere. Quanto basta a scatenare le reazioni della sinistra. Prodi compreso. E, in barba agli elogi internazionali alla leader di Fratelli d'Italia, il fu premier arriva a dire che "l'Italia ha perso il suo ruolo. Non può più esercitare quell’influenza per la quale ha lavorato tanti anni e che ci è sempre stata riconosciuta da tutti. Mi ricordo i colloqui che ho avuto con i vari leader in Medioriente. Abbiamo perduto un grande patrimonio, non è tutta responsabilità dell’attuale governo, ma di certo ha impresso un’accelerazione al processo". Ma l'Ue a suo dire non è da meno: "Dobbiamo ritornare a decidere. La prima cosa è fare un referendum europeo per l’abolizione dell’unanimità che ci sta paralizzando". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43197465]] La colpa? Anche di Donald Trump . "È cambiato il mondo - prosegue Prodi -. Trump ha inaugurato e ha messo il sigillo su una tendenza che già c’era: l’indebolimento delle democrazie e l’aumento dell’autoritarismo. Dialoga solo con Putin e Erdogan. E forse con Xi. Trump disprezza la democrazia e il significato profondo della democrazia. Ritiene che la democrazia non sia capace di decidere. Di conseguenza, disprezza l’Europa". Se a questo poi si aggiunge il fatto che per l'economista "la nuova destra europea è sempre più identitaria. Ed è una china pericolosa. Basti ricordare i conflitti scoppiati nei secoli scorsi". In tutto questo dove si posiziona Meloni? "Sta con Trump senza poter rompere con l’Europa. Mantiene una posizione ambigua senza poter mettere in atto una mediazione attiva. Firma un contratto di assicurazione per il suo futuro, ma rende l’Italia periferica", conclude.

Papillon, Steve McQueen tira ancora (e Rai 3 gode)

Papillon, Steve McQueen tira ancora (e Rai 3 gode)

Vi proponiamo "Tele...raccomando", la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo CHI SALE ( Papillon / Rai 3) Rai 3 ha trovato un modo originale per “cavalcare” il tema carceri. A poche ore dall’annuncio della premier che ha pianificato un investimento importante per edificare nuove strutture, dall’archivio Rai spunta l’evergreen “Papillon”, film del 1973 che racconta il tentativo di due galeotti, Papillon appunto (interpretato da Steve McQueen) e il falsario Louis Dega (Dustin Hoffman), di evadere da un carcere durissimo della Guyana francese in cui erano condannati ai lavori forzati. Per i critici di allora più che un’inchiesta sulle condizioni dei detenuti, il lungometraggio rappresentava un atto d’accusa contro il conformismo, i pregiudizi e i poteri precostituiti da cui ci si doveva “liberare” mentalmente. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43511659]] Oggi è una narrazione ancora attuale delle condizioni non sempre umane della vita carceraria. Mala sensibilità è cambiata, il tema non è più la “fuga” dalle prigioni, ma il fatto che siano efficaci dal punto di vista della rieducazione. Rai 3 supera il 5% con quasi 600mila spettatori sabato in prime time e tiene testa a Rete 4 che invece puntava su Pieraccioni. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43529804]]

Max Verstappen "ha deciso: ecco dove correrà l'anno prossimo"

Max Verstappen "ha deciso: ecco dove correrà l'anno prossimo"

Nonostante un weekend agrodolce a Spa-Francorchamps, con la vittoria nella Sprint del sabato e un quarto posto nella gara principale, Max Verstappen è tornato al centro delle voci di mercato che lo vogliono in Mercedes per la prossima stagione. Per la terza gara consecutiva l’olandese è rimasto fuori dal podio — una rarità che non si verificava dal 2019 — ma secondo Erik van Haren del De Telegraaf , voce autorevole nel paddock, c’è motivo per festeggiare in casa Red Bull . Secondo il giornalista olandese, Verstappen avrebbe ormai deciso di restare a Milton Keynes anche nel 2026, anno di debutto del nuovo regolamento tecnico. La sua permanenza rappresenterebbe un importante segnale di fiducia nel progetto Red Bull, che affronterà quella stagione con un motore costruito in casa. Il risultato di Spa — quarto posto per Max, quinto per Russell — ha inoltre rafforzato la sua posizione in classifica , allontanando ogni rischio di sorpasso in ottica pausa estiva e, con questo, la possibilità di attivare la clausola di uscita dal contratto, che scade nel 2028. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43531345]] La cosiddetta “exit clause”, collegata a risultati e posizioni in classifica, sembra dunque destinata a rimanere solo sulla carta . Ma anche al di là dei vincoli contrattuali, Verstappen appare intenzionato a restare: il nuovo management tecnico, guidato da Laurent Mekies, sembra aver convinto il campione di Hasselt a non forzare alcuna decisione. Il 2026 resta un punto di svolta : sarà allora, dopo aver valutato i nuovi equilibri tecnici, che Verstappen potrà considerare eventuali alternative, magari in Mercedes, Ferrari o Aston Martin. Ma se Red Bull dovesse presentarsi ancora con una monoposto vincente, la sua prima scelta potrebbe restare e non cambiare. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43519929]]