Arrestato scafista somalo: ha accoltellato un minorenne che si ribellava allo stupro

Arrestato scafista somalo: ha accoltellato un minorenne che si ribellava allo stupro

Collaborazione Italia-Germania. Nella mattinata di mercoledì 30 luglio la Polizia di Stato - nello specifico investigatori del Servizio Centrale Operativo della SISCO e della Squadra Mobile di Palermo - ha eseguito, insieme alla polizia tedesca, un mandato d'arresto europeo nei confronti di un cittadino somalo 29enne. L'operazione è avvenuta nei pressi di Zweibruecken, in Germania . L'uomo, ora assicurato alla giustizia, è ritenuto responsabile di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla realizzazione di numerosi delitti contro la persona. Tra questi omicidio, tortura, sequestro di persone, insieme ad altri soggetti ancora non identificati. L'obiettivo delle condotte sarebbe stata la realizzazione del trasferimento illegale di numerosi stranieri nello Stato italiano. Le investigazioni, coordinate dalla Direzione distrettuale di Palermo, erano scaturite dalla denuncia di un cittadino somalo giunto clandestinamente a Lampedusa nel giugno del 2023, il quale rivelava il ruolo del 29enne nell’associazione, quale carceriere e torturatore all’interno di una safe house nella località libica di Bani Walid, con l’incarico di mantenere l’ordine e le direttive impartite dai trafficanti libici anche con la violenza, con percosse e torture inferte per indurre i familiari dei migranti somali a versare somme di denaro, come prezzo preteso per la liberazione e la successiva traversata in mare. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43421411]] Lo stesso indagato, poi, veniva anche indicato quale autore dell’omicidio di un minore di nazionalità somala, accoltellato alla gola poiché ribellatosi al tentativo di violenza sessuale che l’indagato intendeva filmare per indurre i familiari a versare denaro per la sua liberazione. Le dichiarazioni del denunciante hanno trovato pieno riscontro nelle testimonianze di altri migranti somali ristretti nel medesimo campo di prigionia, i quali hanno fornito ulteriori elementi probatori in relazione alle responsabilità penali dell’indagato quale autore di atroci violenze nei loro confronti.

Mamma e figlia truffano l'Inps per 20 anni

Mamma e figlia truffano l'Inps per 20 anni

Un truffa durata vent’anni. I protagonisti della vicenda sarebbero una figlia e una nipote che, per piú di 20 anni, avrebbero indebitamente percepito la pensione sociale di anzianità della donna scomparsa nel marzo 2005. I due sono stati indagati dalla Guardia di finanza per una truffa all’Inps di 400mila euro. La coppia di furbetti aveva studiato tutto nei minimi dettagli tanto che avrebbe falsificato il documento d’identità della defunta per superare i controlli antiriciclaggio. Fortunatamente una parte dell’importo è stata recuperata dall’Inps. Tutto è partito da una serie di accertamenti del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, il quale, dopo aver scoperto un meccanismo fraudolento, ha indotto la procura ad avviare un’inchiesta. Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari, ma al momento il quadro della situazione appare chiaro: i parenti della pensionata deceduta, sfruttando la mancata segnalazione del decesso e un conto corrente cointestato della donna poco prima di morire, avrebbero continuato a percepire mensilmente l’importo pensionistico spettante alla donna senza mai comunicare la sua scomparsa all’istituto di credito. Per superare i controlli antiriciclaggio sarebbe stato utilizzato un documento d’identità falsificato con una data di emissione successiva al decesso della donna. Inoltre, la relativa modulistica, coni dati identificativi e la firma della defunta, sarebbe stata sottoscritta oltre dieci anni dopo il suo decesso. L’entità del danno all’Inps, stando a quanto dicono gli investigatori, il danno arrecato all’Inps, per oltre 2 decenni, ammonterebbe a 400mila euro. Di questa cifra, l’Inps é riuscito a recuperare solo una parte. L’importo restante, in quanto illecitamente conseguito, è stata sottoposto a sequestro preventivo nei confronti dei due indagati. Ma cosa rischiano i due truffatori? Il reato in questione rientra nell’ambito dell’appropriazione indebita e della frode ai danni dell’ente previdenziale. Secondo l’articolo 646 del Codice Penale, l’appropriazione indebita, viene punita con la reclusione fino a 3 anni per chi conserva il denaro o i beni altrui con dolo specifico, vale a dire con l’intenzione di trarne un ingiusto profitto. In questo caso specifico, la frode è aggravata dalla durata pluriennale e dall’ammontare del danno economico di circa 400mila euro. Nell’ultimo periodo, l’INPS non é di certo stato immune da truffe. Nel 2024, stando a quanto riporta Money.it, sono stati rilevati danni per circa 60 milioni di euro. I principali casi riguardano la falsificazione del conto corrente ISEE: alcuni cittadini hanno intenzionalmente falsificato (in difetto) l’Isee in modo da ottenere un importo maggiore del sussidio e maggiori agevolazioni fiscali. Il tutto avrebbe arrecato un danno di circa 25 milioni di euro. Gli altri casi riguardano i bonus sull’Assegno di inclusione (Adi) e il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl). Per render i controlli piú efficaci, l’Inps ha siglato, con la Corte dei Conti, un protocollo biennale. Questo prevede lo scambio di informazioni ogni sei mesi e l’utilizzo di nuove tecnologie di monitoraggio. Inoltre, con il supporto della Guardia di Finanza e Carabinieri, verranno potenziate le verifiche su documenti, requisiti e autocertificazioni.

Andrea Sempio, la madre rischia di creargli altri guai: clamoroso, cosa sta succedendo

Andrea Sempio, la madre rischia di creargli altri guai: clamoroso, cosa sta succedendo

Si è presentata a sorpresa davanti alle telecamere di “Morning News”, stanca delle continue trasmissioni su Garlasco, delle insinuazioni su suo figlio Andrea Sempio e di quelle che lei chiama «bugie» dell’informazione. Daniela Ferrari, la madre dell’attuale indagato per l’omicidio (in concorso) di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007, ha ribadito con fermezza - in diretta su Canale 5- l’estraneità del 37enne e, agguerrita e decisa, ha provato a mettere, anzi rimettere, in chiaro quanto ripetuto già in passato: «Mio figlio non è andato ad ammazzare Chiara Poggi». Ma, senza accorgersene, ha rischiato di procurargli altri guai gettando ombre sul rapporto tra lui e la vittima. Daniela Ferrari ieri stava guardando la televisione e, improvvisamente, ha deciso di non stare più zitta. «Sono uscita di mia iniziativa di casa e sono venuta qua davanti perché sono stufa di sentire tante cose non vere, specialmente senza che vengano fatte verifiche», ha precisato la donna sottolineando che «dopo 151 giorni di fango addosso, con mio figlio che tutti i minuti è in televisione, siamo veramente stanchi. È solo indagato e lo danno già per certo assassino». L’incubo, per tutta la sua famiglia, si è ripresentato lo scorso 27 febbraio, quando Sempio ha scoperto di essere nuovamente sotto indagine (la sua posizione in passato era già stata archiviata) e «da allora la nostra vita non va avanti, non possiamo fare un programma. Ai domiciliari adesso ci siamo noi, perché ogni volta che esci sai che potresti trovarti lì un giornalista. Questa cosa è pesante. L’unica forza che abbiamo è che mio figlio è innocente. È l’unica cosa che ci tiene in piedi. E speriamo che questa storia finisca il più presto possibile, perché ci stiamo rimettendo tutti in salute». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43561193]] Questa nuova indagine spiega la donna - ha stravolto la vita di Andrea, che è tornato a vivere con i genitori («Il padrone di casa gli ha detto che aveva messo in vendita la casa e che aveva due mesi per lasciarla») e che rischia anche professionalmente perché «ora sta facendo le ferie e vedremo andando avanti se riuscirà a conservare il posto di lavoro. Me lo auguro, perché è dura da sopportare che una persona, da innocente, perda la casa e rischi di perdere il posto di lavoro senza aver fatto niente». Non solo. «Né io né mio marito stiamo cercando di fare un alibi per mio figlio, noi abbiamo sempre detto la verità. Quel giorno (il 13 agosto 2007 ndr) sono uscita di casa verso le 8 perché dovevo andare a Gambolò a fare dei telecomandi in un negozio, che era chiuso. Sono tornata a casa alle 10 meno 10. Mio figlio che era in casa ha preso le chiavi della macchina ed è andato a Vigevano». Già, e qui c’è tutta vicenda del tagliando (senza numero di targa) presentato un anno dopo come alibi. «Lo scontrino l’ha trovato mio marito e, come abbiamo già detto, ho deciso di tenerlo io perché negli anni ’86-’87 ho lavorato in un carcere di massima sicurezza come vigilatrice penitenziaria e le detenute, quando ti parlavano dei loro guai giudiziari, dicevano di pararsi il fondo schiena qualunque cosa succeda. Ammazzano un’amica di mio figlio a Garlasco, io trovo uno scontrino che dice che mio figlio, che ha 19 anni e che frequenta quella casa, si trova a Vigevano. La cosa più ovvia che mi è venuta in mente, magari anche sbagliando, è stata quella di conservare lo scontrino: l’ho preso io, l’ho messo in una busta di plastica e l’ho messo in un cassetto». Tutto bene, a parte la frase «Ammazzano un’amica di mio figlio». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43559847]] Ma come, Sempio ha sempre detto di non aver avuto rapporti né contatti con Chiara, ma solo di essere amico del fratello, e lei definisce Chiara sua amica? Certo, forse è solo una frase uscita male e sfuggita per l’emozione delle telecamere, ma sicuramente rischia di provocare altre polemiche. Altri dubbi. Anche perché non è la prima volta che la donna si è resa protagonista di uscite “pericolose”. Come quando, prima che l’ultima indagine diventasse pubblica, aveva contattato la redazione de “Le Iene” per difendere il figlio dai sospetti, ma si era fatta sfuggire racconti (un litigio tra Chiara Poggi e la cugina Stefania Cappa; l’ipotesi che l’avvocato Tizzoni avesse passato dei documenti) e dichiarazioni («In paese in pochi credono davvero che Alberto sia l’assassino») che avevano aggiunto ulteriori ombre. O come quando, interrogata dai carabinieri di Milano, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ma quando le hanno parlato dello scontrino facendole il nome e il cognome di un vecchio amico (e ipotizzando che l’avesse visto proprio il 13 agosto a Vigevano, e quindi lo scontrino fosse suo) lei si è agitata al punto da sentirsi male.

M5s, linea-Travaglio: i nomi dei grillini che vogliono far fuori Schlein

M5s, linea-Travaglio: i nomi dei grillini che vogliono far fuori Schlein

Vi proponiamo l'articolo di Pietro Senaldi su Libero di giovedì 31 luglio. Giuseppe Conte, sempre nella mattinata di giovedì, ha "assolto" Matteo Ricci: il M5s non ritira il sostegno, "non ci sono ragioni per chiedere un passo indietro", ha spiegato l'ex premier, riservandosi però di assumere posizioni differenti in base allo sviluppo dell'indagine. Quella che perde anche se vince, nell’enigma marchigiano, è Elly Schlein . Se la candidatura di Matteo Ricci salta, o se comunque l’ex sindaco di Pesaro dovesse perdere le Regionali di fine settembre, la segretaria dem, che ha deviato dalla sua linea giustizialista per difenderlo, ne sarebbe ritenuta responsabile. Se la candidatura tiene, ma Giuseppe Conte ritenesse di seguire comunque i consigli di Marco Travaglio e uscire causa inchieste dal campo largo almeno ad Ancona, per la Nazarena sarebbe perfino una sconfitta peggiore. Ma se, per caso, Ricci vincesse, per di più con l’aiuto di M5S, che l’aspirante governatore ha introdotto nella sua giunta in Comune fin dal 2019, dopo averli sconfitti, primo esperimento in Italia di un’alleanza giallorossa, allora la Nazarena sentirebbe suonare addirittura le campane a morto. L’europarlamentare dem infatti, estremamente vicino a Goffredo Bettini , il grande ideologo del Pd poco riformista e molto di sinistra, non ha mai fatto mistero di ritenere il suo ritorno in provincia, ancorché da presidente della Marche, solo come una tappa necessaria della sua scalata al partito. Il tempo darà il suo responso. Al momento il partito fa necessariamente quadrato intorno al candidato indagato e attende le parole di Elly, attesa oggi a San Benedetto del Tronto per presentare il suo libro e domani a Urbania, vicino a Pesaro, per aprire la festa del Pd, proprio con Ricci. La sua più grande tifosa è l’ex parlamentare Alessia Morani , prima dei non eletti alle scorse Europee, più perché interessata a che Matteo le liberi il seggio a Bruxelles che per particolare simpatia nei suoi confronti. Il pallino però non ce l’hanno in mano i dem, bensì i magistrati pesaresi e i grillini. Martedì il leader di M5S Giuseppe Conte, intervistato da Alessandro De Angelis ad Asiago, aveva ordinato a Ricci di parlare ai pm, se avesse voluto contare ancora sul suo appoggi. Ieri Giuseppi ha riunito i rappresentanti marchigiani di M5S, guidati dal coordinatore regionale, il parlamentare Giorgio Fede , che erano stati incaricati di sondare il territorio per capire cosa ne pensasse la base. È andata così: più si scende di importanza, più i grillini sono schierati sulla linea di Marco Travaglio: viva le manette e scarichiamo Ricci. È un dirigente locale, essendo l’unica consigliera regionale rimasta, Marta Ruggeri , però anche lei, che tiene la bocca cucita, spera che M5S strappi. Non per ragioni ideali bensì perché in qeusto modo il Movimento la candiderebbe alla presidenza e lei sarebbe sicura di conservare la poltrona. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43565675]] In realtà quasi tutti i grillini marchigiani sarebbero per una corsa solitaria, convinti che varrebbe qualche punto percentuale in più. Unica eccezione, i pentastellati della provincia di Pesaro, che l’ex sindaco ha cooptato. Non solo l’assessore alle Attività Economiche, Francesca Frenquellucci , ma anche qualche aspirante consigliere comunale non eletto, ma comunque beneficiato dall’amministrazione con un paio di incarichi e relative fatture. Dopo aver sentito il territorio, precisazione di cortesia più che di sostanza, deciderà Giuseppe Conte. La sensazione è che alla fine non romperà, salvo non emergano risvolti non difendibili in base ai principi della nuova etica grillina, molto più tollerante rispetto a quella del Movimento degli esordi perché «adesso siamo cresciuti», come opportunisticamente precisa l’ex premier, non riferendosi ai numeri nelle urne. Ma anche perché l’avvocato del popolo avrebbe già fissato il prezzo dell’appoggio: vicepresidente della Regione e/o assessore alla Sanità, il più importante. Da segnalare la preoccupazione del centrodestra. A Pesaro di questa inchiesta in pochi hanno capito davvero qualcosa, e nelle Marche ancora meno. La paura di chi sostiene il presidente Francesco Acquaroli è che, se la magistratura dovesse archiviare Ricci, questo si rivenderebbe l’inchiesta come un complotto della destra ai suoi danni, e magari qualcuno ci crederebbe pure. Comunque, certo non si può non notare che se questo giro di Regionali devono essere un test della tenuta dell’alleanza giallorossa, i segnali non sono incoraggianti. Nelle Marche ci hanno messo lo zampino i magistrati, ma altrove i guai sono tutti interni alla supposta alleanza. In Toscana i coordinamenti locali di M5S, in cinque province su dieci, si sono schierati contro il sostegno al governatore uscente, l’ex renziano Eugenio Giani , che neppure Elly vorrebbe ma che ormai è costretta a sostenere. In Campania, la segretaria non tocca palla e il gioco lo decideranno il presidente non confermato Vincenzo De Luca e Giuseppe Conte, che hanno siglato un patto di ferro. In Puglia il candidato di tutti, Antonio Decaro, fa i capricci perché non vuole Michele Emiliano in lista e nel mentre che la segretaria dem non decide, il leader di M5S fa un endorsement a favore dell’ex sindaco di Bari. Va tutto bene solo in Veneto, dove per il campo largo la sconfitta è l’ipotesi di gran lunga più accreditata.