Garlasco, Lovati a Porta a Porta: "Questo è un programma di intrattenimento". E Vespa si infuria

Garlasco, Lovati a Porta a Porta: "Questo è un programma di intrattenimento". E Vespa si infuria

Tensione in studio tra Bruno Vespa e Massimo Lovati, ex avvocato difensore di Andrea Sempio, durante la puntata di Porta a Porta. Dopo che l’avvocato ha definito il programma “di intrattenimento”, Vespa è esploso: “Questo non è un programma di intrattenimento! Vede qualcuno ballare o aprire pacchi?”. Lovati ha replicato: “L’avvocato ha una missione verso la verità e la dimostra anche nelle trasmissioni di intrattenimento”. Il conduttore ha chiuso secco: “Perfetto!”. Per poi andare avanti.

Mieli, Francesca Albanese e il triste ritorno delle liste nere

Mieli, Francesca Albanese e il triste ritorno delle liste nere

Il penultimo bersaglio di Francesca Albanese è Paolo Mieli. L’ex direttore del Corriere della Sera l’altro ieri è entrato nella lista dei giornalisti “sionisti” che la nostra signora di Gaza sta compilando da tempo. Il linguaggio che la Albanese utilizza tradisce una volontà inquisitoria che è una minaccia ai giornalisti non allineati alle farneticazioni degli utili idioti di Hamas: «In questi anni mi sono spesso chiesta come l’Italia fosse di colpo arrivata ad avere la stampa mainstream più sionista dell’Europa occidentale. Un’inchiesta indipendente è necessaria, per la Palestina e l’Italia. Palestina termometro universale della corruzione del nostro tempo». Le menzogne sono palesi - perché i commentatori che non hanno ceduto il cervello alla propaganda e sono vicini alle ragioni di Israele si contano sulle dita di una mano - ma attenzione alle parole, sono la spia di un progetto: «sionista», «inchiesta», «corruzione». Sono un cartello appeso al collo di Mieli e quelli che con lui condividono l’esercizio della ragione. Qualche giorno fa, il 13 ottobre, la Albanese aveva esposto così alla furia pro -Pal Incoronata Boccia, giornalista della Rai che ha le sue più che fondate idee sulle connivenze del giornalismo con la disinformatia pro -Pal: «La propaganda progenocidio va indagata e punita». Le parole dell’eroina rivelano la sagoma del Tribunale dell’Inquisizione che si va costruendo: «propaganda», «progenocidio», «indagata», «punita». Il 6 ottobre, il giorno dopo aver lasciato gli studi televisivi de La7 - perché era stato evocato il nome di Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto (un gesto che nessuno mai dimenticherà e ha innescato un tardivo ripensamento di pochi esponenti della sinistra sulla profetessa con la kefiah) - ha “battezzato” così l’editore Francesco Giubilei: «Opinionista di turno negatore del genocidio». È il dizionario dell’orrore a cui Albanese associa sempre il disprezzo assoluto per chi ha una visione diversa del mondo e guarda ai fatti senza il pre -giudizio anti -israeliano, anti -americano, anti -occidentale. Il 4 ottobre, per difendere l’indifendibile Barbara Floridia - fan della Flotilla e presidente della Commissione di Vigilanza Rai che in un video aveva manipolato un mio intervento in tv - la sibilla della Striscia si esibisce nel numero dell’editto contro il direttore di Libero, reo di andare in tv e esprimere le sue idee in un libero contraddittorio: «Colpa di chi lo invita a parlare di cose che non sa e non capisce». C’è sempre la volontà di cancellare, eliminare e trascinare il suo bersaglio in un contesto di svilimento della persona e pubblico ludibrio. La strategia di Albanese e dei suoi adepti è raffinata, sinuosa e tagliente: non solo utilizza un linguaggio intimidatorio, ma evoca i tribunali contro il nemico, è un accerchiamento che parte dai social e culmina negli esposti giudiziari, l’apertura di procedimenti che hanno l’obiettivo di reprimere, soffocare, costringere all’angolo chiunque sia fuori dalla linea, una caccia all’eresia che comincia con la «character assassination» del “deviante” e prosegue con il suo «impeachment». È l’Albanese che ha chiesto un provvedimento disciplinare dell’Ordine dei giornalisti contro Maurizio Molinari, l’ex direttore di Repubblica. È l’Albanese che il 1° ottobre annuncia trionfante che «anche in Italia si è formato il gruppo Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP). Dopo varie iniziative per ripristinare il rispetto del diritto internazionale, hanno denunciato il governo italiano nel contesto dei crimini di Israele a Gaza». Il bersaglio massimo, Giorgia Meloni, è esposto e viene portato alla sbarra come «complice» del governo israeliano. Niente e nessuno sfugge all’arte compilatoria della leader del movimento pro-Pal, così il 27 settembre si supera il limite oltre il quale tutto diventa possibile, l’Albanese si rivolge al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per «chiedere ad Israele di fermare il massacro, invece che alla Flotilla, la nostra fiaccola di umanità in movimento, di fermarsi». Il punto chiave non è l’esortazione, è la critica mossa al Capo dello Stato nel passaggio «invece che alla Flotilla», qui c’è il biasimo verso il Capo dello Stato che, non casualmente, poi è diventato un bersaglio degli slogan farneticanti delle piazze pro-Pal. La compilazione della “Black List” è una rotativa che non si ferma, il catalogo del nemico pubblico non suscita sdegno, condanna, nota del sindacato dei giornalisti, gode della complicità di esponenti di partiti, movimenti, associazioni, giuristi (Albanese è stata ospite il 1° ottobre di un convegno organizzato da Magistratura Democratica intitolato «Gaza, l’umiliazione del diritto») e naturalmente della gran parte dell’informazione che per conformismo e ignavia si allinea e aspetta alla finestra. La “lista” è lo strumento degli “Anni di Piombo”, all’elenco segue l’indagine sull’obiettivo, l’osservazione delle sue abitudini, il percorso che fa dalla casa al lavoro, un’opera di investigazione che nasce in ambienti spesso insospettabili, borghesi, intellettuali (leggere gli atti del processo agli assassini di Walter Tobagi, il giornalista del Corriere della Sera ammazzato dai terroristi rossi il 28 maggio del 1980), fino alla realizzazione del colpo, lo spegnimento della voce dissonante. È il macabro gioco del silenzio. E tutti stanno zitti.

Quel disturbo intestinale che nessuno racconta, ma che oggi si può curare

Quel disturbo intestinale che nessuno racconta, ma che oggi si può curare

Spesso seppellita sotto il peso dell’imbarazzo, l’incontinenza fecale è una condizione profondamente invalidante. Per abbattere il muro dello stigma, abbiamo intervistato la dottoressa Paola De Nardi, presidente della Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale (SICCR), nonché Responsabile di Unità Funzionale presso l’Unità […] L'articolo Quel disturbo intestinale che nessuno racconta, ma che oggi si può curare sembra essere il primo su iO Donna .

Meno cibo e sempre più caro: così la crisi climatica minaccia la sicurezza alimentare europea

Meno cibo e sempre più caro: così la crisi climatica minaccia la sicurezza alimentare europea

di Eva Alessi – Responsabile Sostenibilità WWF Italia Crisi climatica fa sempre più rima con crisi alimentare. Il 16 ottobre è la Giornata mondiale dell’Alimentazione. Una data importante per ricordarci come la crisi climatica stia purtroppo mettendo sempre più a rischio uno dei diritti umani fondamentali: quello al cibo. Il 2025 ha confermato il trend […] L'articolo Meno cibo e sempre più caro: così la crisi climatica minaccia la sicurezza alimentare europea proviene da Il Fatto Quotidiano .

In anteprima il video di "Meladia", il nuovo singolo dei Side74

In anteprima il video di "Meladia", il nuovo singolo dei Side74

Milano, 16 ott. (askanews) - In anteprima il video di "Meladia", il nuovo singolo dei Side74. Sin dalle prime battute il brano mette a nudo un sentimento universale: "a volte penso a che fine fanno i baci non dati e quegli amori neanche iniziati, quelle parole mai pronunciate e per paura rimaste celate". Rimpianti che, come sabbie mobili, rischiano di imprigionarci e impedirci di andare avanti. La protagonista del videoclip invece sceglie di rompere le catene del passato e vivere il presente con coraggio, anche a costo di bruciarsi. Durante una cena con un fidanzato arrogante e rabbioso, di fronte all'ennesima scenata decide di alzarsi, rifiutare l'anello e uscire dal locale. Fuori, si ferma a sorridere a qualcuno che capisce davvero chi è, che è "diverso dagli altri che pensano solo a cosa vorrebbero farti", mentre al tavolo rimangono solo rabbia e frustrazione. "Meladia" è un invito a non lasciare che la paura o il rimorso guidino le nostre scelte. "Non ho più voglia di scappare, ciò che non vivi poi scompare e le domande sono il conto da pagare", canta la band, ricordando che la vita premia chi osa. Ci vuole coraggio per colmare le distanze, per rischiare tutto pur di sentirsi vivi: "anche se siamo un po' lontani prenderei mille aeroplani per dare una speranza a me e a te". Il titolo non è un refuso: solo ascoltando si potrà capire il suo vero significato. Con un pop-rock fresco, moderno e dal tono dolce-amaro, i Side74 raccontano la necessità di tuffarsi nelle emozioni senza paura, perché restare fermi significa restare prigionieri dei "se" e dei "ma". "Meladia" è una canzone che invita a scegliere di vivere, sempre e comunque. I Side74 nascono nel 2012 come band punk-rock formata da quattro elementi - voce, basso, chitarra e batteria. Nel 2024 la band torna in studio per registrare "Meladia", brano selezionato per il contest Una Voce per San Marino con l'obiettivo di approdare all'Eurovision. Dal 2025 i Side74 collaborano con Sorry Mom!.

Meloni si piega alla Libia, il governo non rinuncia ai tagliagole come Almasri: niente sospensione del memorandum

Meloni si piega alla Libia, il governo non rinuncia ai tagliagole come Almasri: niente sospensione del memorandum

Proseguire la strategia di cooperazione con Tripoli per il contrasto all’immigrazione irregolare e al traffico di esseri umani, confermando la validità del Memorandum Italia-Libia come “cornice di collaborazione bilaterale improntata al rispetto dei diritti umani”. La Camera dei deputati ha approvato ieri la mozione di maggioranza (153 voti favorevoli, 112 contrari e 9 astensioni), a […]