I concerti sfumati a Caserta e Salerno, e la rabbia di Mosca

I concerti sfumati a Caserta e Salerno, e la rabbia di Mosca

La Regione Campania ha tentato fino all’ultimo di far esibire il direttore d’orchestra vicino al Cremlino, aggirando proteste e polemiche. Ma dietro la vicenda si cela una battaglia istituzionale più ampia, che ruota attorno al controllo del Teatro San Carlo e all’influenza della Russia in Italia L'articolo I concerti sfumati a Caserta e Salerno, e la rabbia di Mosca proviene da Linkiesta.it .

La mappa dell'Occidente che odia l'Occidente

La mappa dell'Occidente che odia l'Occidente

La “chiamata” delle sinistre al boicottaggio dei prodotti israeliani e di quelli americani è esemplare per tracciare la mappa dell’Occidente che odia l’Occidente, svelare la cattiva coscienza delle presunte classi colte che agitano l’arma dell’irrazionale e accendono la fabbrica del caos. L’antiamericanismo e l’antisemitismo sono sempre più le facce della stessa medaglia, alcuni studiosi (per esempio, il francese Andrè Glucksmann) li definiscono come «Twin Brothers», fratelli gemelli. Netanyahu e Donald Trump, gli ebrei e gli americani, Israele e gli Stati Uniti d’America sono il capro espiatorio ideale per chi cerca “la colpa” altrove. L’escalation degli appelli è davanti a chiunque abbia l’onestà di guardare i fatti: di fronte ai dazi, la sinistra propone non una decisione politica razionale, ma l’insurrezione popolare al supermercato; per Israele si chiede l’isolamento internazionale e lo stop all’acquisto dei beni prodotti e venduti dagli ebrei (anche di farmaci fondamentali per curare il cancro). Nel caso dell’America si tenta di far coincidere una guerra ideologica con una rappresaglia alla cassa dei consumatori; mentre per Israele - esaurite le opzioni militari dopo la sconfitta sul campo dell’Iran e dei suoi alleati - si gioca la carta dell’implosione della sua economia per effetto dell’isolamento commerciale. Il nuovo antisemitismo si salda a un nuovo antiamericanismo, si scambiano le figurine del loro album dei nemici, mescolano le carte, gli slogan e si ritrovano puntuali sullo stesso terreno dell’odio. Basta e avanza osservare una delle tante piazze della sinistra che in questi ultimi anni hanno calcato la scena politica: i manifestanti pro Pal e i nemici di Trump vanno mano nella mano; le accuse a Netanyahu tracimano su ogni governo considerato “collaborazionista”; la «Palestina libera dal fiume al mare» si accoppia con la faccia di Trump che evoca quella di Hitler; il sangue fa parte della scenografia allestita per le telecamere; le liste di proscrizione (ci siamo anche noi di Libero) degli intellettuali, dei politici e dei giornalisti non allineati, sono le stesse per entrambi i fronti, si passa dunque da una schermata all’altra di questo macabro videogame, prima sei un «agente sionista» e subito dopo un «servo della Casa Bianca». Linguaggio, simboli, bandiere (e obiettivi) sono gli stessi e il boicottaggio commerciale - l’ultima arma di distrazione di massa - fa parte di questo copione dell’orrore. Una lettura dei social media rivela la parentela profonda: l’esultanza quando le belve di Hamas massacrarono gli ebrei il 7 ottobre del 2023; la gioia nel vedere i missili iraniani sul cielo di Israele; la delusione declinata in odio quando Trump decise di intervenire sui siti nucleari di Teheran; il «se la sono cercata» che affiora ogni volta che gli ebrei (come raccontiamo in cronaca) vengono minacciati o picchiati; l’allarme climatico che si coniuga con le foto di Greta Thunberg con la kefiah; l’accostamento della svastica con la stella di David. La propaganda è penetrante, disseminata sui social media, efficace, trova terreno fertile nell’ignoranza, nel vuoto cosmico della conoscenza storica: secondo un sondaggio di YouTrend, per «il 47% degli italiani il comportamento di Israele con i palestinesi è simile a quello che aveva la Germania nazista e il 39% non reputa antisemita questo paragone». La congiunzione viene da lontano, fu Max Horkheimer nel 1988 a vedere lontano: «Il malessere generale causato dal declino culturale cerca un capro espiatorio e, per i motivi sopra citati, lo trova negli americani e, all’interno degli stessi americani, ancora una volta negli ebrei che presumibilmente governano l’America». Messi insieme i pezzi, il quadro si fa più chiaro e, nella confusione delle leadership del Vecchio Continente, in colpevole assenza della voce degli intellettuali (che in realtà sono in buona parte complici di questa manipolazione della storia) trova terreno fertile proprio dove l’antisemitismo durante la Seconda guerra mondiale ha costruito la macchina dello sterminio. È questo fusionismo dell’odio il virus che sta corrodendo l’Occidente, invocano il boicottaggio del mondo libero e non sanno di offrire la testa al carnefice.

Concedersi un momento di piacere non dovrebbe mai diventare fonte di disagio. Eppure in estate capita spesso di fare i conti con sensi di colpa legati all'alimentazione. I consigli della psicoterapeuta per uscire dalla logica del giudizio e recuperare - anche in vacanza - un rapporto più sereno con il cibo

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Pranzi in riva al mare, cene improvvisate tra amici, gelati serali. L’estate, si sa, è il momento in cui i ritmi rallentano e ci si concede finalmente qualcosa in più. Anche a tavola. Eppure proprio nei mesi che dovrebbero essere […] L'articolo Estate e sensi di colpa a tavola: come ritrovare il piacere del cibo senza stress sembra essere il primo su iO Donna .