Pietro Castellitto è il "falsario" del Caso Moro: "Negli Anni 70 i giovani volevano cambiare la Storia"

Pietro Castellitto è il "falsario" del Caso Moro: "Negli Anni 70 i giovani volevano cambiare la Storia"

“Non ho vissuto gli Anni Settanta. Ma attraverso i racconti del produttore Riccardo Tozzi e quelli di mio padre Sergio (Castellitto, ndr) ho avuto la sensazione che in quel periodo ci fosse un sentimento vivo e più forte di cambiare la storia. Oggi siamo tutti un po' più rassegnati. A quel tempo, i giovani avevano un futuro tutto da scrivere, e questo inevitabilmente generava un ambiente più feroce. Per quelli di oggi è già scritto. La mia generazione non ha un rapporto così diretto con la Storia”. A parlare è Pietro Castellitto alla ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma per presentare “Il Falsario”, diretto da Stefano Lodovichi e in arrivo il 23 gennaio 2026 su Netflix. Dopo aver interpretato Riccardo Schicchi in “Diva Futura”, il giovane attore è ora Toni Chichiarelli nel film ispirato alla sua vicenda. Nato nella provincia laziale, arriva a Roma tra gli Anni Settanta e Ottanta con il sogno di diventare un grande artista. Un talento che incrocia ben presto la Storia, a partire dal Caso Moro e dalla Banda della Magliana, che lo portano a diventare uno dei più grandi di tutti i falsari e ancora oggi resta uno dei personaggi più misteriosi legati al sequestro e all'assassinio del presidente della Democrazia Cristiana. “Tredici o quattordici anni fa io e lo sceneggiatore Sandro Petraglia (che ha scritto il film con la collaborazione di Lorenzo Bagnatori, ndr) individuiamo il librettino “Il falsario di Stato”. Uno spaccato noir della Roma degli Anni di piombo, scritto da Nicola Biondo e Massimo Veneziani. Io non conoscevo questo personaggio perché non è mai stato coinvolto in processi dalla magistratura”. Il nome di Chichiarelli “viene fuori con a la seconda commissione d'inchiesta sulla morte di Aldo Moro”, racconta Riccardo Tozzi, produttore e fondatore di Cattleya. Da qui la scelta di affidare la regia a Stefano Lodovichi: “Abbiamo pensato a un regista giovane che non avesse vissuto quel periodo. E che avesse un occhio più che distaccato e, al tempo stesso, una passione per la storia”. Tre anni e mezzo fa “mi hanno chiamato per provare a raccontare gli Anni Settanta con un occhio diverso. Non avendo vissuto quel periodo ho dovuto reinterpretarlo studiando e guardano i film dell'epoca, cercando di trovare qualcosa che mi affascinasse. Soprattutto nel personaggio di Toni, che è molto ambiguo e non ci sono tante documentazioni che lo raccontino”, spiega Lodovichi. “È un personaggio trasversale che opera  dietro le quinte, tocca il mondo dei fascisti, dei brigatisti, dei servizi segreti, il rapimento Moro. Ha messo il piede un po' ovunque senza mai troppo apparire”. “Questo - riflette il regista - lo rende intrigante e vicino anche alla nostra epoca. Lui è uno di quei giovani che in realtà non prende una posizione precisa nei confronti della politica. E in quel periodo non potevi non prendere una posizione netta, dovevi essere rosso o nero. Ma lui lo fa, rappresentando il disinteresse dei giovani di oggi verso quella che è la Cosa pubblica”. Le nuove generazioni “sono sempre più senza passioni ed è qualcosa che porta al non fare. Essere parte del nostro mondo non può che essere qualcosa di attivo: fare politica è questo, non per forza schierarsi con un partito o con l'altro”. Ma chi era Toni Chichiarelli? “Una figura sfuggente, c'è chi diceva che era fascista e chi comunista”, spiega Petraglia. “È venuto fuori per essere l'autore del comunicato numero 7 delle Br, quello secondo il quale il corpo di Moro si trovava nel lago della Duchessa, documento che poi si è scoperto essere falso. Questo gioco però è diventato più grande di lui”. Il film è anche l'occasione per riflettere sull'epoca odierna in cui l'immagine e la rappresentazione, anche false, assumono un peso forte: “In questo senso Toni è stato un avanguardista: ha realizzato dipinti falsi e un comunicato fake”, osserva Pietro, che aggiunge: “Oggi siamo circondati da cose fake, sui social mi capita spesso di vedere tanti  video realizzati con l'intelligenza artificiale e non ti rendi conto che non sono veri”. Per interpretare Toni, Castellitto si è servito dell'aiuto di un pittore: “Abbiamo avuto un consulente, che non solo ha realizzato tutti i dipinti del film, ma ha aiutato Pietro a studiare le tecniche in quanto figlio di un vero falsario”, racconta Tozzi.