Farmaci: pneumologo Papi, ‘in Bpco con terapie personalizzate -21% riacutizzazioni'

Farmaci: pneumologo Papi, ‘in Bpco con terapie personalizzate -21% riacutizzazioni'

Roma, 19 ott. (Adnkronos Salute) - La comprensione dei meccanismi infiammatori sta cambiando l'approccio terapeutico della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). “Finora, avendo poche opzioni per personalizzare la terapia, abbiamo trattato la Bpco come un tutt'uno. Negli ultimi anni invece si è assistito allo sviluppo di farmaci biologici che hanno target specifici, che vanno quindi su caratteristiche specifiche della malattia e ci che consentono di avere terapie più mirate per pazienti che presentano determinate caratteristiche”. In particolare, “oggi abbiamo un'opzione per pazienti che hanno un'infiammazione di tipo T2, caratterizzata dagli eosinofili del sangue, un marcatore tra l'altro molto semplice da individuare” che permette di “ridurre le riacutizzazioni e i ricoveri o accessi al Pronto Soccorso”. Così Alberto Papi, direttore della Clinica pneumologica dell'Università di Ferrara commenta gli ultimi dei dati dello studio Matinee presentati recentemente al congresso della European Respiratory Society (Ers) che si è svolto ad Amsterdam, che hanno riguardato l'impiego di mepolizumab, anticorpo monoclonale che blocca gli eosinofili, quindi la cellula coinvolta in questo tipo di infiammazione. “Il risultato principale è la riduzione delle riacutizzazioni moderate e severe, cioè quelle trattate a domicilio e quelle ospedalizzate, comprese quelle con accesso al pronto soccorso - spiega Papi - In una popolazione di pazienti con Bpco che ha avuto frequenti riacutizzazioni in passato, già in in triplice terapia e che presenta eosinofili nel sangue superiori a 300 - illustra - si è osservata una riduzione del 21% delle riacutizzazioni moderate e severe e una riduzione delle ospedalizzazioni e di accesso al pronto soccorso. Tutto questo, in aggiunta al massimo della terapia inalatoria, quindi in pazienti particolarmente severi già in triplice terapia”. Oltre agli endpoint clinici, aggiunge, “c'è anche un beneficio sulla qualità di vita di questi pazienti. Le riacutizzazioni di per sé, infatti, impattano sulla qualità di vita: i pazienti che ne hanno di più frequenti sono quelli che presentano una qualità di vita più bassa”. Ridurre le riacutizzazioni, “in particolare quelle gravi, ospedaliere - chiarisce l'esperto - significa non solo diminuire il rischio di nuovi episodi, ma anche rallentare la progressione della malattia e ridurre la mortalità. Le riacutizzazioni - rimarca - rappresentano infatti il motore principale della progressione della Bpco. Ridurle - endpoint primario degli studi in questi pazienti - è quindi un obiettivo molto importante” non solo da un punto di vista clinico, ma anche di qualità della vita. L'indicazione, infatti è “per pazienti che sono già al massimo della terapia inalatoria e che, nonostante ciò, presentano ancora sintomi o riacutizzazioni - sottolinea Papi - Per questi pazienti, fino ad oggi, non avevamo altro da offrire, oltre alla triplice terapia: adesso invece abbiamo un'opzione in più”. Guardando al futuro, “ci sono due aspetti fondamentali da considerare - osserva lo pneumologo - Il primo è che, andando verso la personalizzazione delle cure, più opzioni ci sono, meglio è. Ne abbiamo ancora poche per questi pazienti con Bpco, soprattutto per quelli che non hanno un'infiammazione di tipo T2 e che, pur essendo già in triplice terapia, continuano a riacutizzarsi. Su questo ci sono molti studi in corso”. Il secondo aspetto riguarda la modalità di somministrazione. “Nel campo dell'asma, il mepolizumab ha già dato risultati positivi anche in una formulazione a lunga durata, con somministrazione 2 volte l'anno. Avere a disposizione un trattamento per la Bpco con utilizzo così dilatato nel tempo rappresenterebbe un vantaggio strategico - conclude - soprattutto perché la somministrazione riguarda pazienti non giovanissimi, per i quali la continuità terapeutica è essenziale. Nell'asma, questo tipo di formulazione è già stata testata con successo. Ci auguriamo che in futuro possa arrivare anche nella Bpco”.

Farmaci: pneumologo Papi, ‘in Bpco con terapie personalizzate -21% riacutizzazioni'

Farmaci: pneumologo Papi, ‘in Bpco con terapie personalizzate -21% riacutizzazioni'

Roma, 19 ott. (Adnkronos Salute) - La comprensione dei meccanismi infiammatori sta cambiando l'approccio terapeutico della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). “Finora, avendo poche opzioni per personalizzare la terapia, abbiamo trattato la Bpco come un tutt'uno. Negli ultimi anni invece si è assistito allo sviluppo di farmaci biologici che hanno target specifici, che vanno quindi su caratteristiche specifiche della malattia e ci che consentono di avere terapie più mirate per pazienti che presentano determinate caratteristiche”. In particolare, “oggi abbiamo un'opzione per pazienti che hanno un'infiammazione di tipo T2, caratterizzata dagli eosinofili del sangue, un marcatore tra l'altro molto semplice da individuare” che permette di “ridurre le riacutizzazioni e i ricoveri o accessi al Pronto Soccorso”. Così Alberto Papi, direttore della Clinica pneumologica dell'Università di Ferrara commenta gli ultimi dei dati dello studio Matinee presentati recentemente al congresso della European Respiratory Society (Ers) che si è svolto ad Amsterdam, che hanno riguardato l'impiego di mepolizumab, anticorpo monoclonale che blocca gli eosinofili, quindi la cellula coinvolta in questo tipo di infiammazione. “Il risultato principale è la riduzione delle riacutizzazioni moderate e severe, cioè quelle trattate a domicilio e quelle ospedalizzate, comprese quelle con accesso al pronto soccorso - spiega Papi - In una popolazione di pazienti con Bpco che ha avuto frequenti riacutizzazioni in passato, già in in triplice terapia e che presenta eosinofili nel sangue superiori a 300 - illustra - si è osservata una riduzione del 21% delle riacutizzazioni moderate e severe e una riduzione delle ospedalizzazioni e di accesso al pronto soccorso. Tutto questo, in aggiunta al massimo della terapia inalatoria, quindi in pazienti particolarmente severi già in triplice terapia”. Oltre agli endpoint clinici, aggiunge, “c'è anche un beneficio sulla qualità di vita di questi pazienti. Le riacutizzazioni di per sé, infatti, impattano sulla qualità di vita: i pazienti che ne hanno di più frequenti sono quelli che presentano una qualità di vita più bassa”. Ridurre le riacutizzazioni, “in particolare quelle gravi, ospedaliere - chiarisce l'esperto - significa non solo diminuire il rischio di nuovi episodi, ma anche rallentare la progressione della malattia e ridurre la mortalità. Le riacutizzazioni - rimarca - rappresentano infatti il motore principale della progressione della Bpco. Ridurle - endpoint primario degli studi in questi pazienti - è quindi un obiettivo molto importante” non solo da un punto di vista clinico, ma anche di qualità della vita. L'indicazione, infatti è “per pazienti che sono già al massimo della terapia inalatoria e che, nonostante ciò, presentano ancora sintomi o riacutizzazioni - sottolinea Papi - Per questi pazienti, fino ad oggi, non avevamo altro da offrire, oltre alla triplice terapia: adesso invece abbiamo un'opzione in più”. Guardando al futuro, “ci sono due aspetti fondamentali da considerare - osserva lo pneumologo - Il primo è che, andando verso la personalizzazione delle cure, più opzioni ci sono, meglio è. Ne abbiamo ancora poche per questi pazienti con Bpco, soprattutto per quelli che non hanno un'infiammazione di tipo T2 e che, pur essendo già in triplice terapia, continuano a riacutizzarsi. Su questo ci sono molti studi in corso”. Il secondo aspetto riguarda la modalità di somministrazione. “Nel campo dell'asma, il mepolizumab ha già dato risultati positivi anche in una formulazione a lunga durata, con somministrazione 2 volte l'anno. Avere a disposizione un trattamento per la Bpco con utilizzo così dilatato nel tempo rappresenterebbe un vantaggio strategico - conclude - soprattutto perché la somministrazione riguarda pazienti non giovanissimi, per i quali la continuità terapeutica è essenziale. Nell'asma, questo tipo di formulazione è già stata testata con successo. Ci auguriamo che in futuro possa arrivare anche nella Bpco”.

Farmaci: pneumologo Papi, ‘in Bpco con terapie personalizzate -21% riacutizzazioni'

Farmaci: pneumologo Papi, ‘in Bpco con terapie personalizzate -21% riacutizzazioni'

Roma, 19 ott. (Adnkronos Salute) - La comprensione dei meccanismi infiammatori sta cambiando l'approccio terapeutico della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). “Finora, avendo poche opzioni per personalizzare la terapia, abbiamo trattato la Bpco come un tutt'uno. Negli ultimi anni invece si è assistito allo sviluppo di farmaci biologici che hanno target specifici, che vanno quindi su caratteristiche specifiche della malattia e ci che consentono di avere terapie più mirate per pazienti che presentano determinate caratteristiche”. In particolare, “oggi abbiamo un'opzione per pazienti che hanno un'infiammazione di tipo T2, caratterizzata dagli eosinofili del sangue, un marcatore tra l'altro molto semplice da individuare” che permette di “ridurre le riacutizzazioni e i ricoveri o accessi al Pronto Soccorso”. Così Alberto Papi, direttore della Clinica pneumologica dell'Università di Ferrara commenta gli ultimi dei dati dello studio Matinee presentati recentemente al congresso della European Respiratory Society (Ers) che si è svolto ad Amsterdam, che hanno riguardato l'impiego di mepolizumab, anticorpo monoclonale che blocca gli eosinofili, quindi la cellula coinvolta in questo tipo di infiammazione. “Il risultato principale è la riduzione delle riacutizzazioni moderate e severe, cioè quelle trattate a domicilio e quelle ospedalizzate, comprese quelle con accesso al pronto soccorso - spiega Papi - In una popolazione di pazienti con Bpco che ha avuto frequenti riacutizzazioni in passato, già in in triplice terapia e che presenta eosinofili nel sangue superiori a 300 - illustra - si è osservata una riduzione del 21% delle riacutizzazioni moderate e severe e una riduzione delle ospedalizzazioni e di accesso al pronto soccorso. Tutto questo, in aggiunta al massimo della terapia inalatoria, quindi in pazienti particolarmente severi già in triplice terapia”. Oltre agli endpoint clinici, aggiunge, “c'è anche un beneficio sulla qualità di vita di questi pazienti. Le riacutizzazioni di per sé, infatti, impattano sulla qualità di vita: i pazienti che ne hanno di più frequenti sono quelli che presentano una qualità di vita più bassa”. Ridurre le riacutizzazioni, “in particolare quelle gravi, ospedaliere - chiarisce l'esperto - significa non solo diminuire il rischio di nuovi episodi, ma anche rallentare la progressione della malattia e ridurre la mortalità. Le riacutizzazioni - rimarca - rappresentano infatti il motore principale della progressione della Bpco. Ridurle - endpoint primario degli studi in questi pazienti - è quindi un obiettivo molto importante” non solo da un punto di vista clinico, ma anche di qualità della vita. L'indicazione, infatti è “per pazienti che sono già al massimo della terapia inalatoria e che, nonostante ciò, presentano ancora sintomi o riacutizzazioni - sottolinea Papi - Per questi pazienti, fino ad oggi, non avevamo altro da offrire, oltre alla triplice terapia: adesso invece abbiamo un'opzione in più”. Guardando al futuro, “ci sono due aspetti fondamentali da considerare - osserva lo pneumologo - Il primo è che, andando verso la personalizzazione delle cure, più opzioni ci sono, meglio è. Ne abbiamo ancora poche per questi pazienti con Bpco, soprattutto per quelli che non hanno un'infiammazione di tipo T2 e che, pur essendo già in triplice terapia, continuano a riacutizzarsi. Su questo ci sono molti studi in corso”. Il secondo aspetto riguarda la modalità di somministrazione. “Nel campo dell'asma, il mepolizumab ha già dato risultati positivi anche in una formulazione a lunga durata, con somministrazione 2 volte l'anno. Avere a disposizione un trattamento per la Bpco con utilizzo così dilatato nel tempo rappresenterebbe un vantaggio strategico - conclude - soprattutto perché la somministrazione riguarda pazienti non giovanissimi, per i quali la continuità terapeutica è essenziale. Nell'asma, questo tipo di formulazione è già stata testata con successo. Ci auguriamo che in futuro possa arrivare anche nella Bpco”.

Ai funerali dei carabinieri uccisi anche i colleghi sopravvissuti all'esplosione

Ai funerali dei carabinieri uccisi anche i colleghi sopravvissuti all'esplosione

"La maggior parte di noi ha ustioni di terzo grado, fratture, ma siamo vivi, possiamo raccontarlo… questione di mezzo metro… C’è chi si è salvato e siamo qui a piangerli". Parla così Andrea Carestiato, carabiniere sopravvissuto all'esplosione di martedì notte nel Veronese. Il volto fasciato per ustioni multiple. Immagine simbolo di una tragedia folle e difficile da accettare. A piangere con lui sono davvero in tanti. "Era un fratello, mi dispiace tantissimo, era solare e disponibile Valerio". "Davide era il migliore di noi, era un fratello". Il lungo abbraccio, il dolore che non si può nascondere. L'applauso che sembra non finire mai all'arrivo dei feretri. Lacrime agli occhi e senso di impotenza nel giorno dell'ultimo saluto ai tre carabinieri che non ce l'hanno fatta.

Anche il Fondo Monetario Internazionale apprezza il lavoro dell'Italia sui conti

Anche il Fondo Monetario Internazionale apprezza il lavoro dell'Italia sui conti

'Italia ha un doppio punto di forza, la stabilità finanziaria e quella politica. Sulla crescita si fa ancora indubbiamente fatica, ma non è facile nella congiuntura che si è delineata a livello comunitario e internazionale. Alfred Kamer, direttore del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale ha affermato: “abbiamo notato la sovra-performance notevole dell'Italia sul deficit lo scorso anno, secondo i dati anche quest'anno sarà migliore delle attese, è fantastico”. Parole, quindi, ultra lusinghiere per il percorso compiuto dal governo italiano nel contenimento dei conti. Quanto al rapporto deficit-Pil, Kammer spiega: “secondo le autorità italiane sarà del 3%, una volta aggiornate le nostre stime ci rifletteremo”. Il tema sul tavolo resta la crescita: “non è molto alta”, riconosce Kammer, ciò “rende più difficile far calare i livelli di debito. Speriamo che continuino a lavorare per farli scendere, facendo leva su produttività, crescita e risanamento dei conti”. Un riconoscimento viene anche da Le Monde, che ha pubblicato un'analisi intitolata “l'Italia è sempre nella logica della scelta del rigore del 2011”, in cui si sottolinea che “continua il risanamento delle finanze pubbliche italiane ed è anche più rapido del previsto”. Anche qui, si evidenzia il raggiungimento dell'obiettivo nel rapporto deficit-pil. “Le ultime previsioni -scrive il quotidiano francese- lasciano sperare che il deficit venga riportato attorno al 3% del Pil, aprendo la porta a una prossima uscita dalla procedura per deficit eccessivo avviata dall'Unione Europea”. Il quotidiano francese si premura di sottolineare che l'era del controllo dei conti iniziò nel 2011, con il governo Monti il quale, si legge, “inviò a Bruxelles e ai mercati un messaggio semplice, destinato a ristabilire la fiducia: ormai il paese rispetterà gli impegni”. Sarà qualche nostalgia, pro domo propria, degli scontri di allora, quando la Francia guidata da Nicolas Sarkozy fu tra gli animatori di quella manovra a tenaglia che portò alla caduta del governo Berlusconi. Ma in realtà la messa in sicurezza dei fondamentali della nostra economia  era iniziata già con l'Esecutivo guidato dal fondatore di Forza Italia. Lo riconobbero, a suo tempo, sia l'allora governatore di Banca d'Italia Mario Draghi nelle sue considerazioni finali del 2011, sia la cancelliera Angela Merkel e lo stesso Mario Monti. Ristabilita questa piccola verità storica, ecco la terza sottolineatura odierna, che riguarda sempre il paragone con Parigi, ma stavolta sui tempi attuali. Il Welt tedesco fa notare che la situazione economica italiana è “più stabile” dei cugini d'oltralpe. E per stabilità si intende sia quella finanziaria che quella politica. Si torna ancora sulla questione deficit- Pil, evidenziando che mentre il nostro Paese potrebbe centrare il parametro del 3%, la Francia soffre di un disavanzo che si aggira al 6%. Il quotidiano tedesco mette il dito nella piaga delle scosse che la politica parigina sta subendo, con governi che cadono l'uno dopo l'altro e si reggono per una manciata di voti (l'avvio dell'Esecutivo Lecornu, il secondo in poche settimane, è stato al cardiopalma). Queste considerazioni, dal FMI al Welt, possono costituire una sorta di breviario della rivalsa contro la sinistra. A inizio mandato del governo di centrodestra preventivavano una fase di instabilità e sconquasso dei conti per l'Italia. Dopo tre anni e mezzo, a essere franata è soltanto l'opposizione.