Massimo Lovati, la frase che fa infuriare Bruno Vespa

Massimo Lovati, la frase che fa infuriare Bruno Vespa

«Cosa fa un avvocato in una trasmissione d’intrattenimento? Me lo dica lei». No, non l’ha presa bene Bruno Vespa. E ne ha tutto il diritto, perché Massimo Lovati ne ha combinata un’altra delle sue. L’ormai ex avvocato difensore di Andrea Sempio, pochi giorni fa ufficialmente sollevato dal suo incarico, si sta trasformando in uomo da cabaret. Aria serafica, sguardo languido, lingua pronta. E pure una buona dose di fantasia, spesso applicata alle situazioni francamente più incresciose. Senza più l’obbligo di mantenere un certo contegno (obbligo, va detto, sempre più trascurato nelle ultime settimane), il principe del Foro di Pavia si concede sapide ospitate negli studi televisivi in cui sembra addirittura più a suo agio che nelle aule di tribunale. Lunedì sera, prima del patatrac, è stato ospite di Massimo Giletti a Lo stato delle cose, su Rai 3. Quindi ecco Porta a porta, su Rai 1. In collegamento, Lovati ha subito fomentato i presenti: «Non siamo in un’aula di tribunale, ma siamo in un programma, come tutti gli altri, di intrattenimento». Quest’ultima parola, ben scandita, ha fatto letteralmente infuriare il padrone di casa e non solo lui. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44579611]] “No”, “No no”, ripetono gli altri ospiti in studio. Quindi prende la parola Vespa: «Il nostro è di informazione. Corona magari fa anche altro», lo stuzzica riferendosi polemicamente a Fabrizio Corona, che con Lovati ha realizzato una discussa intervista per Falsissimo, su Youtube, un lungo faccia a faccia che ha contribuito a far deflagrare la situazione. «Informazione ma anche intrattenimento», insiste Lovati. «No, io faccio il giornalista da 45 anni e non faccio intrattenimento su una ragazza morta», protesta Andrea Biavardi, direttore del settimanale Oggi, riportando tutti al punto nodale della vicenda, l’omicidio di Chiara Poggi. «Questo non è un programma di intrattenimento! Vede qualcuno ballare? Vede qualcuno giocare? Vede qualcuno appeso ai lampadari? O qualcuno che apre i pacchi? Quella è un’altra cosa, rispettabilissima, ma è un’altra cosa», aggiunge quindi Vespa. «Ognuno la pensa come vuole», tiene duro Lovati. «Ma cosa vuole dire, che siccome è una trasmissione di intrattenimento ognuno può dire quello che vuole? Anche rivestendo panni professionali? Un avvocato può trasformarsi in che cosa?». «Quello che dice un avvocato è vero, ha una missione verso la verità», taglia corto il legale senza cedere di un millimetro. E preparandosi a un nuovo, imminente show a reti unificate. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44582685]]

Milan, Mexes-choc: "Ibrahimovic mi ha traumatizzato. Si tremava..."

Milan, Mexes-choc: "Ibrahimovic mi ha traumatizzato. Si tremava..."

Philippe Mexes oggi vive lontano dai riflettori del calcio, ma i ricordi della sua carriera restano vivi, soprattutto quelli legati ai grandi campioni con cui ha condiviso lo spogliatoio. Tra questi, Zlatan Ibrahimovic occupa un posto speciale, e non solo per la sua classe. “ Lui mi ha traumatizzato ”, ha raccontato l’ex difensore francese nel podcast Kampo, parlando dell’anno vissuto insieme al Milan nella stagione 2011-2012. Mexes, che ha incrociato Ibra anche da avversario, non ha dubbi nel definirlo tra i più forti mai affrontati: “Ha la mentalità da vincente, da killer , è sicuro di sé. È tosto”. Eppure, quel carisma e quella leadership che lo hanno reso unico in campo avevano anche un effetto collaterale: “Ti traumatizza! Ha traumatizzato tanta gente , davvero”. Non per cattiveria, precisa Mexes, ma per una competitività estrema: “Non direi egoista — spiega — È un vincente, uno che trascina la squadra verso l’alto. Ma mette addosso una pressione enorme ”. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44552252]] Il francese ha ricordato anche alcuni episodi che mostrano quanto fosse duro il carattere dello svedese: “Se non gli dai la palla ti manda a quel paese. L’ho visto farlo con tanti giocatori, anche giovani come El Shaarawy. A lui serve il pallone perfetto , il passaggio perfetto. Questo mette molta responsabilità su chi deve servirlo”. Mexes ha spiegato che per molti giovani, trovarsi accanto a Ibrahimovic era quasi intimidatorio: “El Shaarawy aveva 17 anni, tremava. Non era abituato a sentirsi addosso uno che ti dice: ‘Me la dai bene o sono guai’”. E conclude: “Con lui ogni allenamento era una battaglia. Voleva vincere sempre. Non avevi un secondo per respirare o distrarti ”. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44590978]]